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«La prossima volta che torno a Piacenza ci vengo da premier»

«Il Pd il 4 marzo prenderà una batosta che se la ricorderà per i prossimi trent'anni, tornerò a Piacenza da premier perché cambiare questo paese si può partendo dalle cose più semplici e banali che sono anche quelle di buon senso»: il segretario della Lega Matteo Salvini in città

«Il Pd il 4 marzo prenderà una batosta che se la ricorderà per i prossimi trent'anni, tornerò a Piacenza da premier perché cambiare questo paese si può partendo dalle cose più semplici e banali che sono anche quelle di buon senso»: il segretario nazionale della Lega Matteo Salvini in città nella serata del 23 febbraio per sostenere i candidati piacentini Elena Murelli (Camera nel listino del collegio Piacenza-Parma-Reggio) e Pietro Pisani (Uninominale per il Senato nel collegio Piacenza-Parma), con loro Matteo Rancan consigliere regionale, Luca Zandonella assessore comunale, Armando Siri teorico della Flat Tax con aliquota fissa al 15%.  Solo posti in piedi e forse nemmeno quelli per la visita del leader del Carroccio nell'auditorium Sant'Ilario, circa trecento le persone che hanno voluto partecipare.

«Aboliremo la legge Fornero, una legge infame che fa lavorare i 65enni sui ponteggi e che non permette ai giovani di trovare un posto. Si tratta di un atto di giustizia dovuta, ma non solo punteremo a difendere l'ambiente adesso venduto alle multinazionali. Mandiamo a casa il Matteo sbagliato. Grazie alla forze dell'ordine che ci proteggono da quei quattro pescegatti che invece li aggrediscono senza scrupoli, massacrando un carabiniere per strada. Il Sessantotto lo abbiamo già vissuto e non ne vogliamo un altro», ha detto Pisani. 

«Cambiare questo paese si può - ha esordito Salvini -. La vostra fiducia è ben riposta. Partiremo con provvedimenti che possono sembrare banali ma che invece sono solo dettati dal buon senso e dalla convinzione che chi sbaglia deve pagare in ogni campo. Servono lavoro e sicurezza, poi lascio agli altri i discorsi sul fascismo e comunismo. Chi guarda al passato è perché non ha idee sul futuro: siamo in democrazia e ci resteremo. Non vedo l'ora di essere al governo per dimostrare che il nostro non è un paese dei balocchi. La nostra sarà una maggioranza solida e senza inciuci: vince la squadra, non il singolo». 

E sulle violenze di piazza dice: «Sono figli di papà che pretendono di decidere chi è democratico o no. Se vuoi fare un corteo dai la carta d'identità e il numero del conto corrente così se rompi e fai danni li paghi». «L'onestà e la meritocrazia devono tornare di moda, non è possibile che ai ragazzini venga sempre detto "sì", così facendo si fanno crescere persone non strutturate che pretenderanno solo diritti non sobbarcandosi anche i doveri. La Boldrini mi ha accusato di voler tornare al mondo di mia nonna, non lo sa ma mi ha fatto un complimento». 

Tempi certi per i processi, lavoro "vero" per i giovani, e poi l'agricoltura: «Il ministero sarà del Carroccio» e immigrazione controllata: «Donne e bambini che scappano dalla guerra sono ben accetti, ma sappiamo che il 90% delle persone che stiamo facendo entrare non scappano dalla guerra, ma ce la stanno portando in casa. A loro viene dato tutto e diritti che molti, troppi italiani non hanno. E poi se succede qualcosa è colpa di Salvini, non di questa disparità inaccettabile» «Dobbiamo tenere in Italia i giovani volonterosi: sono milioni quelli che non vogliono scappare ma che vogliono lavorare e studiare nel loro paese. Renzi ha devastato la scuola dove non c'è meritocrazia ma solo confusione».

«Il debito scende solo se la gente torna a lavorare - ha rimarcato il segretario nazionale - non si può avere ciò se si alzano continuamente le tasse perché così facendo i ricchi se ne sono andati ad investire altrove e in Italia sono rimasti i "poveri" a piangere. E sullo spopolamento delle montagne: «La sinistra prende atto di quanto sta accadendo e pensa di ridare vita ai territori riempiendoli di immigrati». Presente anche una delegazione del sindacato Sulpl della polizia locale: «E' giusto che siate equiparati alle forze dell'ordine, così non siete né carne né pesce, ad oggi non è più possibile questo immobilismo». «Non sto promettendo cose impossibili, ma cose normali: c'è un terribile bisogno di normalità, crescere le nuove generazioni con radici ben salde. Chi non andrà a votare il 4 marzo non punirà i politici ma punirà i propri figli. Manca poco per cambiare questo paese, dobbiamo farcela». 

Matteo Salvini a Piacenza ©Bonetti/IlPiacenza


 

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