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Taglio delle province, Foti: «Scelgano i piacentini da che parte stare»

Foti: «La Provincia di Piacenza indica un referendum affinché sia data ai piacentini la possibilità di scegliere a quale Regione essere aggregati»

L'onorevole e consigliere comunale del Pdl Tommaso Foti ha scritto una lettera che riportiamo di seguito integralmente, al presidente della Provincia Massimo Trespidi e ai sindaci dei comuni del Piacentino. L'argomento è quello che tiene banco negli ultimi giorni: il possibile taglio delle province, compresa quella di Piacenza, o l'accorpamento di quest'ultima a Parma o Milano.

Ecco la lettera:

«Da piacentino condivido e sottoscrivo il contenuto della nota che hai inviato al Signore Presidente della Repubblica e al Signore Presidente del Consiglio, in relazione a quanto disposto dall’articolo 17 del Decreto Legge n. 95 del 6 Luglio 2012, di “soppressione e razionalizzazione delle province e loro funzioni”. Ritengo, infatti, che il riordino delle funzioni amministrative statuali, comprese quindi quelle assegnate alle Province, non possa avvenire attraverso l’emanazione di uno o più provvedimenti d’urgenza, quali i decreti-legge sono, con l’evidente compressione del dibattito parlamentare per via del limitato spazio temporale (60 giorni) riservato alla conversione in legge dei predetti decreti. L’auspicio è, quindi, che il Senato possa stralciare dal testo del decreto-legge menzionato l’articolo 17».

«Tuttavia, avendo avuto colloqui informali al riguardo, ritengo difficile che ciò possa accadere. Anche in ordine alle modifiche da Te prospettate, tra le quali quelle afferenti i criteri per l’accorpamento delle Province, debbo dire di non avere trovato - allo stato, e sempre informalmente - un clima particolarmente favorevole. Forse perché, ed è inutile nascondercelo ma, soprattutto, nasconderlo ai piacentini, le norme contenute nell’articolo 17 sono frutto di un’intesa, ancorché non ufficialmente formalizzata, tra i maggiorenti dell’Unione delle Province d'Italia (l'associazione che rappresenta tutte le Province, tra le quali ovviamente anche la nostra) ed il Governo. Per dirla, com’è: le Province di maggiore estensione e con più elevata popolazione hanno trattato con il Governo la propria limitata sopravvivenza a danno di quelle, tra le quali la nostra, cosiddette “più piccole”».

«Mi auguro ovviamente, per il nostro territorio, di essere clamorosamente smentito dai fatti e che il Senato approvi le modifiche idonee a “salvare” la Provincia di Piacenza. Se ciò non dovesse accadere, Ti ribadisco la personale opinione che, al più presto, la Provincia di Piacenza dovrebbe indire un referendum affinché sia data ai piacentini la possibilità di scegliere a quale Regione essere aggregati, anziché subire un’imposta annessione alla Provincia di Parma. Al di là di questa mia valutazione politica, mi preme tuttavia evidenziarTi alcune “anomalie” del decreto-legge che qui interessa, oggetto di possibile impegnativa, sempre che lo stesso non sia modificato dal Parlamento. In primo luogo, la deliberazione da parte del consiglio dell’autonomie locali (Cal) - o dell’organo regionale di raccordo - di un piano di riduzioni e accorpamenti relativo alle province ubicate nel rispettivo territorio regionale, appare contrastare con le funzioni che la Costituzione riserva a detto organo».

«L’articolo 123, comma 4, della Costituzione, infatti attribuisce al Consiglio delle autonomie locali la funzione di “organo di consultazione fra la Regione e gli enti locali”. Ma ad un organo consultivo non può essere riservata una funzione deliberativa. Non solo, ma il coinvolgimento dei Comuni - giusto quanto disposto dall’articolo 133 della Costituzione (“Il mutamento delle circoscrizioni provinciali e la istituzione di nuove Province nell'ambito d'una Regione sono stabiliti con leggi della Repubblica, su iniziativa dei Comuni, sentita la stessa Regione”) appare solo parzialmente soddisfatto, e quindi rispettato, dall'intervento del consiglio delle autonomie locali, anche in ragione della sua composizione generalmente rappresentativa e mista (atteso che non comprende solo i comuni). A tacere del fatto che, in ogni caso, lo spazio deliberativo di detto organo, appare fortemente ridotto sia dagli obiettivi di riduzione/accorpamento delle Province, sia dai parametri quantitativi relativi al territorio e alla popolazione minimali per il mantenimento delle stesse, la definizione dei quali è riservata al Governo».

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