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«Mai più fascismi», sabato corteo contro l’apertura di Casapound

Il corteo partirà sabato 10 febbraio alle ore 10,30 sul Pubblico Passeggio a lato del liceo scientifico Respighi per poi raggiungere, in corteo, la Prefettura di Piacenza: verrà consegnato un documento-petizione al prefetto

«La recente apertura di Casapound a Piacenza impone una forte testimonianza antifascista. Tutte le forze democratiche piacentine si riuniranno sabato 10 febbraio alle ore 10,30 sul Pubblico Passeggio a lato del liceo scientifico Respighi per poi raggiungere, in corteo, la Prefettura di Piacenza e consegnare un documento-petizione al prefetto. La misura della partecipazione esprimerà lo sdegno della nostra città, medaglia d'oro al valore per l'apporto determinante dato alla Resistenza. Partecipiamo e invitiamo tutti a partecipare facendo girare questo messaggio in modo capillare. È molto importante dare un segno di unità per la difesa della costituzione e della democrazia». Così, con una sorta di “25 aprile” organizzato nelle ultime ore, si terrà uno dei due cortei antifascisti che si svolgeranno nella giornata di sabato. Nel pomeriggio, intorno alle 15, si terrà infatti una manifestazione organizzata dal collettivo “Controtendenza” con partenza dal piazzale della stazione ferroviaria. 

Al mattino, spazio a quello “più istituzionale”, che vedrà la presenza – senza bandiere – di partiti come Pd e Liberi e Uguali, sindacati come Cgil, Cisl e Uil, e associazioni di vario genere, capeggiate dall’Anpi, l’associazione nazionale partigiani. «Ci rivolgiamo a tutti i giovani – spiega Stefano Pronti, presidente di Anpi -, che sono sottoposti a un martellamento in rete e molti sono sforniti di quella preparazione ed esperienza per affrontare questi temi. Abbiamo ricevuto una “consegna” dai partigiani e dai combattenti per la libertà. Non dobbiamo cessare, noi di Anpi e l’associazione dei partigiani cattolici, di continuare a trasferire questo sapere civile che, evidentemente, non “passa” nei testi scolastici e sui banchi». La mobilitazione è stata illustrata nelle sede di Anpi da Stefano Pronti (Anpi), Mario Spezia (Anpc), Alessandro Fornasari (Arci), Gianluca Zilocchi (Cgil), Ivan Bersani (Cisl), Francesco Bighi (Uil), Antonella Liotti (Libera), Daniele Bosoni (Liberi e Uguali), Annalia Reggiani (Pd). Saranno presenti anche Potere al Popolo, Giovani Studenti, Auser, Acli e associazioni provenienti da fuori provincia: circolo Arci RitmoLento, Link Bologna, Link Ferrara, Link Modena e Unione degli Studenti Emilia Romagna che vedrà arrivare giovani di Forlì, Ravenna, Reggio-Emilia, Bologna. «Siamo aperti a tutti, chiunque è democratico e rispetta le istituzioni è benvenuto». Casapound e altre forze estremiste si stanno allargando a macchia d’olio. C’è qualche responsabilità delle istituzioni piacentine, che non hanno saputo dare risposte a tanta gente? «La situazione italiana – risponde Pronti - è difforme, proprio le regioni che sono state più attente ai valori della Resistenza come la nostra hanno avuto una trasformazione negli ultimi tempi. Gli italiani hanno memoria corta, si lasciano illudere da promesse, si astengono. Questa stuazione involuta non riguarda solo Piacenza. Non ci sono responsabili specifici, è un marasma che sta arrivando sempre più». «L'onda nera – risponde Daniele Bosoni di Liberi e Uguali - sta attraversando tutta l’Europa, ho visto in Polonia, Svezia manifestazioni da rabbrividire e in Francia la Le Pen ha grande consenso. C’è razzismo e xenofobia ovunque, credo che non sia solo Piacenza a soffrire di questo problema. Le riflessioni le devono fare tutte le classi politiche europee, perché è incredibile che a soli 70 anni dalla guerra siano riemersi tutti quei temi, significa che ci sono stati errori. Non si è investito abbastanza nella scuola e nella formazione dei più giovani che propongono ancora schemi di 70 anni fa. È bastata la scintilla dell'immigrazione dei profughi per mettere in moto tutto questo meccanismo irrazionale».

«Ci sono responsabilità – spiega Annalia Reggiani, segretario cittadino del Pd - perché la politica non è stata in grado di arginare un fenomeno che arriva da lontano. Pensavamo di essere immunizzati e invece non lo siamo. Ci prendiamo però l'impegno di far ripartire da qua, la città primogenita d'Italia, una reazione ferma e convinta, per iniziare davvero un nuovo lavoro per riportare civiltà ed educazione ai valori fondamentali. Siamo stati gli ultimi a essere contagiati ma i primi a ripartire. Piacenza deve far ripartire questa mobilitazione». «Credo che ci sia un problema generale - osserva Gianluca Zilocchi, segretario provinciale di Cgil – di intolleranza e egoismo. L'onda nera è arrivata con la crisi, come sindacato lo diciamo da anni che il liberismo di questi anni con l’abbattimento dei diritti sociali ha portato a conseguenze, perché ci sono troppe diseguaglianze nella società. Passa l’idea che le risorse che ci sono non bastano per tutti, e chi sta male se la prende col povero a fianco a sé. La risposta diventa la paura e la rabbia: la politica locale a fronte di questo, deve dare risposte e non uscire dalla rete anti discriminazione o dare spazi per iniziative neo fasciste. Chiedo all’Amministrazione di non concedere spazi e prendere le distanze da questi valori».

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«Scendiamo in campo tutti assieme, oltre le nostre differenze, per difendere Piacenza dall’odio e dai nuovi fascismi, per accompagnare l’idea che esistono “Diritti in cammino” mai scontati, che vanno difesi e protetti. Nonostante le differenze tra le nostre associazioni, oggi scriviamo insieme per iniziare un percorso comune di condivisione di valori. Ci uniscono l’antifascismo, la lotta contro l’omobitransfobia, contro la paura del diverso, contro le discriminazioni e lo sfruttamento sul posto di lavoro. Ci unisce l’idea che il clima culturale in Italia e anche a Piacenza si stia facendo sempre più oscurantista ed estremista. Una società civile, che cresce in una democrazia sana, condivide il principio che i diritti vadano difesi e che la solidarietà tra esseri umani sia elevata a valore assoluto. Quando queste basi vengono messe in discussione, la democrazia si ammala e il grado di civiltà sociale arretra. Compito di tutti coloro che credono alla convivenza libera da discriminazioni e violenze é quello di farsi massa critica al presentarsi di ogni campanello d'allarme prima che, nel disinteresse generale, sia troppo tardi. CasaPound a Piacenza non rappresenta solo una nuova formazione politica che intende radicarsi nel territorio, ma il portato di ideologie estreme, ovunque accompagnate da parole di fuoco, intimidazioni e azioni violente. Una forza identitaria, intollerante ed escludente che temiamo possa trovare terreno fertile in una città la cui amministrazione, in tema di diritti umani, ha già dato significativi e preoccupanti segnali (si veda l'uscita dalla “Rete Ready” contro le discriminazioni di genere, l'abbandono del “Tavolo per la Pace”, la linea radicale dell'assessore alla cultura in tema di famiglie o omotransfobia, l'apertura pubblica dell'assessore alla sicurezza ad attivisti xenofobi). I fatti di Macerata ci servano da monito per riflessioni sempre più profonde e responsabili perché sia ormai chiaro che nelle spirali di violenza non esistono soluzioni. Contro l’odio noi scendiamo in campo uniti, convinti che dobbiamo rilanciare l’idea che ci siano dei “Diritti in cammino” che devono essere accompagnati, protetti e difesi, sempre! Questo é l'appello unitario di associazioni e cittadini che credono ai valori della Costituzione e ripudiano le idee di chi, nel nome di un nazionalismo distorto e anti-storico, semina odio e paura. La speranza é che molti piacentini lo condividano e lo facciano loro».

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