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Martedì, 23 Aprile 2024
Politica

Maroni a Piacenza: «Per risolvere il problema sicurezza ci vuole la Lega al governo»

Il presidente della Regione Lombardia si è confrontato con i sindacati di polizia di Piacenza per discutere di sicurezza. «Hanno smontato quello che ho fatto al ministero dell'interno». Vincere le Regionali in Emilia? «Sarebbe simbolico, un po' come nel 1999 a Bologna»

Nella sede della Lega Nord in via Vaciago, nel pomeriggio del 7 novembre, il governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni ha incontrato i sindacati di polizia per un confronto sul tema sicurezza. Il dibattito, moderato dal giornalista de “IlPiacenza” Gianfranco Salvatori, ha messo in luce le difficoltà quotidiane che vivono le forze dell’ordine nella gestione del territorio piacentino. «La Regione Lombardia – ha spiegato l’ex ministro dell’interno - ci costa 19 euro a testa all’anno, mentre in qualche Regione del sud si arriva a 220 euro all’anno. Questo non è più giusto, la Sicilia, che ha la metà degli abitanti nostri, ha il doppio dei dipendenti. Tutte le regioni dovrebbero fare i nostri sacrifici: risolveremmo tanti problemi. L’ho detto a Renzi di recente ma mi sembrava distratto su questo tema. A Milano una radiografia costa 10 euro, ad Agrigento 100, poi la Sanità rimborsa cento euro al mio collega Crocetta, e a me una cifra molto più bassa. Su questa battaglia siamo impegnati io e il presidente del Veneto Zaia, speriamo a breve di avere anche Fabbri nella vostra Regione a darci una mano.

«La Lega ha sollevato per prima il problema sicurezza anni fa – è il pensiero di Sandro Chiaravalloti del Siap - ma da allora si sono fatte poche riforme su questa materia. Non riusciamo ad assicurare una persona che ha commesso un reato alla giustizia. Se chiediamo i documenti per strada ci circondano, siamo impotenti, possiamo fare anche 2mila interventi ma c’è un riciclo di persone – sempre le stesse - che sono continuamente protagoniste del nostro agire. Qua a Piacenza inseguendo una macchina sospetta uno di noi – il carabiniere Luca Di Pietra - è morto, siamo stanchi». «C’è un problema di leggi e immigrazione. Le leggi sull’immigrazione clandestina  – ha rilevato Maroni – c’erano ma poi sono state smontate. Non nascondiamoci: buona parte dei problemi deriva da loro, che ben conoscono la mancanza delle nostre leggi, per loro siamo il “paradiso”, il paese di Bengodi. La legge diceva che il clandestino veniva spedito fuori dal Paese, per rimandarli a casa ho portato da 30 giorni a 18 mesi il tempo massimo per stare in un centro. Così avevamo il tempo per identificarli e poi mandarli via. Io ho sempre difeso i miei collaboratori, le mie forze dell’ordine. Prendevo provvedimenti contro chi sbagliava, ma non li esternavo in pubblico. Andavo a incontrarli: ho visto che si compravano da soli le divise. Se non sei motivato nel tuo lavoro di tutti i giorni, ti viene da chiederti “chi me lo fa fare” e così s’inizia a voltare lo sguardo dagli immigrati e da chi delinque. Il problema immigrazione è serio: andrebbero identificati e rispediti a casa. È stato ridotto l’apparato normativo di contrasto, e il governo dà l’idea di volerli lasciare andare, sperando che lascino l’Italia per altri Paesi. E così questi profughi finiscono nel mercato del racket, della droga, della prostituzione, dei furti, ecc. C’è bisogno di gente al governo che si dedichi da mattino a sera, 24 ore no stop all’emergenza sicurezza. L’ex capo della polizia Manganelli ogni giorno veniva nel mio ufficio a parlare dei problemi nelle caserme, delle macchine rotte, di mancanze di risorse. Questo governo non mi pare che abbia l’attenzione dovuta. Bisogna che la Lega vada al governo per risolvere la situazione, iniziando a preoccuparsi solo del nostro territorio e non di tutto il Mediterraneo. Alla nostra manifestazione a Milano non c’erano i leghisti  di una volta ma le famiglie, le donne, i giovani. La sicurezza è al primo posto insieme al lavoro nei bisogni degli italiani».

«“Tendere alla rieducazione” – Maroni ha replicato agli stimoli dati da un rappresentante della polizia penitenziaria - come dice la legge, non significa però mettere in un hotel a 5 stelle chi delinque. Facciamo nuove carceri, riapriamo quelle vecchie come l’Asinara e Pianosa che si possono ristrutturare. Questo governo ha invece voluto il decreto “Svuotacarceri”, ha messo i delinquenti agli arresti domiciliari. Iniziamo a mandare i delinquenti stranieri a scontare a scontare la pena nelle carceri dei loro Paesi. Insomma – afferma l’ex ministro con toni amari - hanno smontato tutto il pacchetto di sicurezza che avevo costruito al ministero».

Paolo Sarasini del Sulp ha voluto conoscere l’opinione di Maroni sulle dichiarazioni di Renzi, secondo cui 7 forze di polizia sul territorio sono forse troppe. «È vero – è la risposta – che ci sono mille resistenze corporative, anche dentro le forze dell’ordine, che bisogna riuscire a vincere per far collaborare insieme. Non sono però per riunificare le forze, ognuna ha la sua specificità. Più che altro si potrebbe sempificare il rapporto a Roma con i ministeri. I carabinieri dipendono dal ministero della difesa, la polizia da quello dell’Interno. Ci sono perciò stipendi diversi, trattative diverse, modalità di lavoro differenti. Diventa più difficile mettersi d’accordo e collaborare. Bisogna che si lavori insieme come un unico corpo ma mantenendo i propri colori. La polizia locale non è di serie B, svolge funzioni importanti. Diventa significativa la sua presenza quando prefetto e questore riescono a mettersi d’accordo e a gestire bene un territorio, in mancanza di norme che organizzano l’attività dei vari corpi. Se si risparmiano soldi sulla sicurezza – è la chiosa di Maroni - devono però rimanere in quel comparto, essere investiti per le forze dell’ordine o finire negli stupendi degli agenti».

All’incontro erano presenti anche i 4 candidati piacentini della Lega Nord: Matteo Rancan, Manuel Ghilardelli, Loredana Bossi e Silvia Testa. «Maroni ci ha aiutato a calare al governo – ha preso la parola il candidato presidente della Lega Nord Alan Fabbri - e nelle amministrazioni le proposte della Lega. Nel mio comune abbiamo fatto un patto per la sicurezza tra gli enti e le forze dell’ordine per risolvere i problemi. Oggi possiamo dare una visione politica diversa alla Regione, vogliamo che la Regione abbia tutte le carte in regola per portare avanti il nostro impegno in materia di sicurezza. A Modena e Reggio Emilia ci sono importanti infiltrazioni mafiose. Per bere un caffè al bar “Peppone” di Bresciello siamo stati scortati dalla Digos: un paese tranquillo, emblema dell’Emilia, è diventato malavitoso. Significa che la nostra Regione è mutata». Fabbri ha consegnato l’ormai celebre maglietta “Mission possibile” al presidente della Lombardia, per auspicare una vittoria alle elezioni Regionali del 23 novembre. «Sarebbe una cosa simbolica – è il pensiero di Maroni - vincere in questa Regione, un po’ come fece Guazzaloca nel 1999 al comune di Bologna.  Un passo significativo».

Roberto Maroni a Piacenza ©Mulazzi/IlPiacenza

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