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Riordino province, la Regione: «I nomi li decideranno i territori»

La Regione ha fatto sua la proposta del Consiglio delle autonomie locali sul riordino delle Province (che caleranno da 9 a 4). Errani: «C'è bisogno di un ente intermedio che svolga funzioni che le Unioni dei Comuni non possono svolgere»

La Regione Emilia-Romagna ha fatto sua la proposta del Consiglio delle autonomie locali sul riordino delle Province (che caleranno da 9 a 4, più la Città metropolitana di Bologna). Con il via libera dell'Assemblea legislativa, la parola sulla riforma portata in Aula dalla Giunta passa ora al Governo. Sul controverso punto della denominazione dei nuovi enti, l'Assemblea ha deciso che dovranno essere stabilite dalle nuove Province, tramite i loro Statuti (anche se sarà lo Stato a dover individuare per legge il procedimento per consentire tale scelta).

IL COMMENTO DI MARCO CARINI

L’Aula ha dunque approvato con il voto favorevole di Pd, Udc, Sel-Verdi (contrari Idv, Lega Nord, Misto di Matteo Riva e Fabio Filippi del Pdl, astenuti Fds e Pdl, non ha partecipato al voto il Mov5stelle), la proposta di deliberazione della Giunta sul riordino degli ambiti territoriali provinciali dell’Emilia-Romagna come disegnato nell’ipotesi deliberata dal Cal. Sul tema molto discusso delle denominazioni delle future Province, che ha impegnato una larga parte del dibattito dentro e fuori l'Aula, due emendamenti presentati dalla vicepresidente della Giunta, Simonetta Saliera, e approvati a maggioranza, aprono alla scelta dei territori interessati puntualizzando l’opportunità che i nomi definitivi dei nuovi enti sia demandata, dalla legge statale che li istituisce, ai rispettivi statuti.

Approvati inoltre due emendamenti presentati da Monica Donini e Roberto Sconciaforni (Fds), Marco Monari (Pd) e Gian Guido Naldi (Sel-Verdi) che fanno riferimento alla necessità di valorizzare e tutelare il personaleattualmente impegnato negli enti provinciali. Sempre sulla scelta dei nomi delle nascenti Province, l'Assemblea legislativa ha anche approvato (contrario Fabio Filippi, Pdl; astenuto Matteo Riva del gruppo Misto) una risoluzione bipartisan - firmatari, i capigruppo Marco Monari (Pd), Luigi Giuseppe Villani (Pdl), Mauro Manfredini (Lega nord), Gian Guido Naldi (Sel-Verdi), Roberto Sconciaforni (Fds), Silvia Noè (Udc), oltre ad Enrico Aimi (Pdl) - nella quale si invita la Giunta regionale ad attivarsi presso il Governo al fine di individuare, nelle norme che l'esecutivo si appresta a varare sul riordino territoriale delle Province, un procedimento che consenta un pieno coinvolgimento delle istituzioni interessate, delle autonomie locali, delle forze sociali ed economiche.

"A tal fine – si legge nel documento – l'Assemblea legislativa reputa opportuno che l'atto che è chiamata ad approvare demandi le questioni inerenti i nomi delle future province ai rispettivi statuti di autonomia e alle leggi istitutive”. Senza quindi ipotecare il nome dei nuovi enti, il provvedimento approvato conferma quanto previsto dal Cal: dall’accorpamento delle tre attuali province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini nascerà un’unica Provincia di Romagna; le province di Reggio Emilia e Modena verranno accorpate, come pure le attuali province di Piacenza e Parma , che daranno vita a un nuovo e unico ente. Nessun cambiamento è invece previsto per la Provincia di Ferrara,dal momento che rientra nei parametri di popolazione e di territorio previsti dalle norme del Governo. Un percorso a parte è quello della Provincia di Bologna, che verrà abolita di fronte alla futura Bologna città metropolitana.

Al termine del dibattito, dal quale sono emerse, con diversi accenti, molte critiche ad una riforma percepita come calata dall’alto e che, come hanno evidenziato molti consiglieri, lascia aperti numerosi interrogativi su funzioni e risorse dei nuovi enti, è intervenuto il presidente della Giunta, Vasco Errani. "Anch'io, come molti di voi, ritengo che il modo di procedere sia segnato da limiti strutturali e sostanziali", ha affermato Errani, a giudizio del quale il riordino "poteva essere fatto dal basso, come le Regioni avevano proposto al Governo".

La Regione tuttavia deve applicare la legge e nei limiti di quelle norme, in attesa del pronunciamento della Corte costituzionale, previsto per il prossimo 6 novembre, si è iniziato un percorso di riordino che deve cercare una forma innovativa ed efficace di semplificazione. Secondo Errani, ciò di cui c'è bisogno è un ente intermedio che svolga funzioni che le Unioni dei Comuni non possono svolgere e di cui non si può occupare la Regione senza rischiare di produrre centralismo. Un luogo – ha detto – in cui si fondi la cooperazione tra Unioni dei Comuni e la Regione per governare meglio il territorio, cercando la forma più efficace per farlo. Siamo solo all'inizio, di questo si ragionerà nelle prossime settimane per approntare una specifica legge regionale.

“E noi non faremo passi indietro sul decentramento – ha chiuso Errani - perché questa Regione non vuole cercare nessuna forma di centralismo". Bocciati gli emendamenti proposti da Andrea Leoni e Luigi Giuseppe Villani del Pdl e da Mauro Manfredini (Lega nord) per cambiare le denominazioni proposte per le due nuove province emiliane invertendo l’ordine in “Modena e Reggio Emilia” e in “Parma e Piacenza”.

Respinti anche l’emendamento a firma Stefano Cavalli e Roberto Corradi della Lega nord che proponeva la denominazione di ‘Provincia Verdiana” per l’ente che nascerà dall’accorpamento di Parma e Piacenza e l’emendamento presentato da Andrea Pollastri (Pdl) che richiama la richiesta di un referendum presentata dal Consiglio provinciale di Piacenza per la separazione dall’Emilia-Romagna Sempre sull’argomento, l’Assemblea legislativa ha poi respinto due risoluzioni presentate rispettivamente da Pollastri (Pdl) e da Manfredini (Lega nord) nelle quale si chiedeva alla Giunta regionale di fare ricorso alla Corte costituzionale contro la norma che prevede il riordino delle Province (art. 17 del D.L. 95/12 così come convertito in legge).

A margine del dibattito in Aula, i consiglieri Mario Mazzotti (Pd), Gian Guido Naldi (Sel-Verdi), Roberto Sconciaforni (Fds) e Luca Bartolini (Pdl) hanno incontrato una delegazione di lavoratori dell'Unione sindacale di base che aveva inscenato una protesta in Assemblea chiedendo tra l'altro garanzie sulla sorte dei dipendenti delle Province alla luce del riordino.

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