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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Nuovo regolamento delle case popolari, 63 gli emendamenti presentati

Ancora critiche dalle opposizioni al nuovo regolamento che vuole dare seguito al motto “Prima i piacentini”. Il Pd: «Non sposta molto». Liberi e 5 Stelle: «Chi sono i piacentini?»

Il nuovo regolamento di assegnazione delle case popolari sono stati oggetti del dibattito in Consiglio comunale per la maggioranza è un fiore all'occhiello che rappresenta la volontà di cambiare le cose. Per le opposizioni è soltanto uno strumento per fare propaganda e demagogia. Dopo l’ok in commissione 1 e 3, il regolamento è approdato in Consiglio nella seduta del 20 maggio. Sono stati presentati ben 63 emendamenti al testo (37 sono del Pd, 23 di Piacenza in Comune, 3 del Movimento 5 Stelle). Due sono già stati discussi, gli altriancora da valutare per gli uffici. La seduta, arrivata fino alla mezzanotte, è stata rinviata. «Non sembra – ha detto Giulia Piroli (Pd) - che vengano premiati i piacentini, è un provvedimento che parla solo alla pancia dei cittadini e non sposta molto, anzi, rischia di penalizzare proprio gli italiani. Magari passa il ghanese che risiede qui da 15 anni e non il fiorenzuolano che è venuto ad abitare in città». «Volete premiare chi ha fondato e costruito la città – è intervenuta Giorgia Buscarini (Pd) - avete detto: stiamo per dare un alloggio popolare agli antichi romani? State vendendo un po’ le cose con qualche slogan. La differenza la fa la residenza in città, non la cittadinanza. Attenzione agli slogan. E tutte volte con la graduatoria chiusa i cittadini devono pagare 16 euro per presentare domanda e non sono pochi». «Cosa significa – ha osservato Mauro Monti (Liberi) - “prima i piacentini”? Mettere davanti l’attaccamento alla città a discapito di chi vive a San Nicolò o a Gossolengo non è granché. È una bufala questo slogan: voi volete premiare gli italiani, non i piacentini. Di cosa stiamo parlando? Aveva un senso fare questo all’inizio degli anni Duemila, quando la percentuale di stranieri era bassa». «Questo regolamento – ha preso la parola Sergio Dagnino (Movimento 5 Stelle) - è l’esempio di come con uno slogan non si può ottenere nulla. È chiaro che è un provvedimento politico, però risulta inapplicabile a livello nazionale come locale. Non si può tappare una diga come quella dell’immigrazione con una mano».

«Regolamento contradditorio – ha aggiunto il capogruppo Pd Stefano Cugini - e che premia aspetti che secondo noi non meritano così tanto punteggio. Troviamo illegittimo il punto sullo status della famiglia d’origine. Allo stato attuale il regolamento è “invotabile”».  «“Prima i Federica Sgorbati-6piacentini” – è l’intervento di Andrea Pugni (Movimento 5 Stelle) - non significa nulla. Io sono nato in una via di proletari, via Pordenone, e il mio cognome paterno è francese. Quello materno, Grassi, arriva dalla montagna piacentina: che piacentino sono? Di che livello, di che grado? Lo chiedo all’assessore Sgorbati. Il consigliere Giardino – di origine pugliese, nda - è a Piacenza da tanti anni: è piacentino? Levoni lo è di terza generazione…Quando frequentavo le zone di ricreazione delle case popolari da bambino era pieno di bambini italiani che provenivano da altre province. Avevano i cognomi che finivano con la “o” e con la “u”, e oggi sono cresciuti e sono piacentini. Tutto questo per dire che non ci sono confini nitidi, è un rischio fare questi discorsi, fate attenzione». «Ci sono forze politiche – è la critica di Luigi Rabuffi (Piacenza in Comune) - che su questi slogan hanno costruito le loro fortune. Ma “prima i piacentini” non significa avvantaggiarli, sarebbe un abuso: più banalmente è annunciarlo con enfasi sperando che la gente ci creda. È un messaggio ingannevole, per la campagna elettorale. Sono duemila gli appartamenti di Acer, ma ce ne vorrebbero di più perché i bisogno sono tanti e molti cittadini aspettano. È importante recuperare risorse dall’evasione per sistemare altri alloggi e destinarli ad Acer».

Apprezzamenti, invece, dal capogruppo di Forza Italia Sergio Pecorara ha apprezzato l’iniziativa, che «è nel solco del programma elettorale della coalizione». «Stiamo parlando degli anni di residenza in città – ha difeso il provvedimento Davide Garilli (Lega) - non c’entra nulla l’immigrazione». Garilli aveva annunciato in commissione un emendamento che chiedeva agli stranieri di non possedere immobili nei paesi d’origine». «Il vessillo di questa Giunta – ha preso la parola l’assessore ai servizi sociali Federica Sgorbati - non è solo “Prima i piacentini”, guardiamo anche alle fragilità, alcune soggettive, altre oggettive».

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