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Pallavicini: «Situazione vergognosa nelle cooperative del facchinaggio»

«Se parlo di cupola è perché ho assistito ad un costante lavoro di coordinamento fra imprese committenti, cooperative appaltanti e istituzioni di ogni ordine e grado che ha nel tempo contemplato aspetti repressivi duri verso gli scioperanti con botte, denunce e fogli di via, nell'ottica di ridurre una importante questione di sviluppo del territorio a questione di ordine pubblico»

Carlo Pallavicini risponde alle precisazioni dei presidente di Confcooperative e Lega Coop Francesco Milza e Maurizio Molinelli che ricordavano il grande ruolo sociale delle cooperative nella storia del territorio piacentino. «In merito alle critiche rivoltemi a mezzo stampa dai presidenti delle due principali leghe cooperative piacentine – spiega il consigliere di “Sinistra per Piacenza” Carlo Pallavicini - mi sento in dovere di dare una breve e chiarificatrice risposta che serve da un lato come rassicurazione ai suddetti e dall’altro come informazione alla città. Le critiche dei due esponenti del mondo imprenditoriale prendono le mosse dal mio intervento nel Consiglio Comunale del 14 luglio. A detta dei due portavoce, avrei infangato l’immagine pubblica della cooperazione. Voglio in tal senso rassicurarli: devono avere avuto dei pessimi informatori. Il mio intervento è peraltro agli atti e liberamente consultabile. Ciò che invece ho fatto è stato denunciare quella che, tutta Italia, attraverso i canali televisivi di copertura nazionale, e tutto il mondo, attraverso il web, sta conoscendo ormai da qualche anno come una situazione vergognosa che attiene specificamente al meccanismo di appalto alle cooperative operanti nel facchinaggio-logistica. Una fattispecie che copre un ventaglio di situazioni molto ampio e molto differenziato al suo interno. Si va dalle cooperative “di comodo”, altamente infiltrate dalle mafie e più volte sciolte per via giudiziaria, alle cooperative all’apparenza più trasparenti, magari iscritte a qualche lega, che però approfittano della composizione migrante della manodopera per evadere aspetti contrattuali o diritti sindacali. Si badi bene che sto parlando di fatti appurati più e più volte in numerosi magazzini sparsi in tutta la pianura padana».

«Avendo contribuito a costruire su scala nazionale il movimento – continua il consigliere Pallavicini - che a questa dinamica di sfruttamento si oppone (in merito ricordo come grazie alle lotte nel piacentino, organizzate attorno al sindacato SiCobas, centinaia di operai siano usciti dalla condizione del lavoro nero e dal caporalato in svariati magazzini) è mio preciso compito di rappresentante eletto dei cittadini ricordare come non tutti i problemi siano risolti e permangano situazioni che è mio giudizio politico ritenere di discriminazione sindacale. Ricordo anche come più volte il Ministero si sia espresso nel corso degli anni, su sollecitazione della Direzione Territoriale del Lavoro, esprimendo pareri concordanti ai quesiti sollevati dal sindacato in questione. Se poi ho parlato di cupola è perché, lo ri-sottolineo pur con dinamiche diverse da magazzino a magazzino, si è assistito nel corso della crescita di questo movimento ad un costante lavoro di coordinamento fra imprese committenti, cooperative appaltanti e istituzioni di ogni ordine e grado. Tale coordinamento ha nel tempo contemplato aspetti repressivi anche molto duri verso gli scioperanti tra cui botte, denunce e fogli di via, nell’ottica di ridurre una importante questione di sviluppo del territorio a questione di ordine pubblico.  Se i rappresentanti delle leghe suddette non si riconoscono nel quadro oggettivo che sto dipingendo possono dormire sonni tranquilli e non perdere ulteriore tempo dando credito a degli informatori che, lo ripeto, evidentemente agiscono in preda a manie persecutorie o sono mossi da falsa coscienza. Se invece credono di potersi riconoscere in qualcuna della fastidiose dinamiche che ho ricordato possono intervenire sui propri affiliati e porvi fine. Quel che è certo è che le cooperative operanti nella logistica sono una particolarità tutta italiana che inizia a sollevare parecchie perplessità anche sul piano europeo, che poco ha a che spartire coi valori storici della cooperazione che i due rappresentanti ricordavano. Valori nei quali mi riconosco appieno, tant’è vero che sono io stesso socio a una cooperativa a loro affiliata per la quale ho speso tanto tempo e denaro cercando di promuoverla».

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