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«Parma non accetta che Verdi abbia vissuto nel Piacentino»

I carteggi Verdiani fanno ancora discutere: “match” in Parlamento tra il sottosegretario Gianluca Vacca e Tommaso Foti

Prosegue la querelle sui carteggi del Maestro Giuseppe Verdi, sino a maggio collocati a “Villa Verdi” in località Sant’Agata Verdi. In seguito ad un sopralluogo gli ispettori della Soprintendenza archivistica hanno recentemente disposto il trasferimento di tutta la documentazione all’Archivio di Stato di Parma, contestandone lo stato di conservazione nella loro sede originaria. La decisione della Soprintendenza, tuttavia, è stata fortemente contestata, tra gli altri, da Tommaso Foti, parlamentare di Fratelli d’Italia, che ha investito della questione il Ministero dei beni e delle attività culturali. «Quali iniziative - ha chiesto Foti in una dettagliata interrogazione - intende assumere il Ministero per verificare il rispetto delle procedure e delle norme vigenti, da parte della Soprintendenza in questione, rispetto al trasferimento coatto della documentazione?». Tommaso Foti-10

Il sottosegretario Gianluca Vacca, rispondendo nei giorni scorsi ai numerosi quesiti del parlamentare piacentino, ha sostenuto che «il materiale archivistico, già conservato a Villa Verdi, risulta sottoposto - tra il 1959 e il 2008 - a tre successive dichiarazioni di interesse culturale. Da ultima quella risalente al 28 ottobre 2008, quando la Direzione regionale per i beni culturali dichiarava l'interesse particolarmente importante dell'immobile denominato “Villa Verdi”, con parco e pertinenze, e al contempo l'eccezionale interesse artistico e storico della collezione Verdi, individuata come arredo pertinenziale della villa medesima».

Il rappresentante del Governo in un’appassionata difesa dell’operato della Soprintendenza, ha rimarcato che «a fronte delle inadempienze dei privati proprietari di Villa Verdi, relative al rispetto delle prescrizioni degli obblighi di conservazione, inventariazione e consultazione dei materiali archivistici verdiani, si è imposta la necessità da parte dell'Amministrazione dei beni culturali di provvedere alle azioni di tutela , che hanno avuto come esito la custodia coattiva presso l'Archivio di Stato di Parma di tutto il materiale conservato a Villa Verdi». Per il Sottosegretario «si è trattato dunque dell'adozione di una misura cautelare, avente come finalità primaria la prevenzione dei rischi a carico dei beni culturali, sul doppio fronte della loro custodia e dell’integrità materiale».

Vacca, a sostegno delle sue tesi, ha anche evidenziato la scomparsa, negli anni, di taluni preziosi documenti. Fatti che per il rappresentante del Governo costituiscono: «prova evidente del fatto che i proprietari non sono stati in grado di garantire un'adeguata conservazione e salvaguardia del patrimonio da essi detenuto».

Dura la replica di Foti che ha contestato: ‎«La libertà d'interpretazione dei dirigenti del Ministero, da cui il sottosegretario ha attinto le informazioni, ivi compresa una valutazione sul codice civile che lascio tutta agli stessi». Alla ricostruzione dei fatti, così come enucleata dal Sottosegretario Vacca, il parlamentare piacentino ha obiettato che «nei 60 anni che hanno preceduto i sopralluoghi degli ultimi due anni non risultano essere state elevate contestazioni di sorta ai proprietari di Villa Verdi per come tenevano i documenti poi trasferiti a Parma».  

Il deputato di Fratelli d’Italia ha quindi sostenuto che «la Soprintendenza vuole mettere le mani sui documenti per portarli a Parma, perché Parma non accetta che Verdi, oltre a essere stato un genio universale, sia stato anche un genio universale che ha operato e vissuto nel Piacentino, sia ricoprendo la carica di consigliere provinciale, sia esercitando l’attività di agricoltore». Lapidaria infine la conclusione di Foti, che promette di continuare la battaglia intrapresa: «Mi permetto soltanto di dire che ‎gli uffici, che hanno scritto quelle cose, dovrebbero vergognarsi di ciò che le hanno scritto».

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