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Pc in Comune, Potere al Popolo e Rifondazione: «La Giunta si deve dimettere»

Le forze della sinistra in coro: «Piacenza è stata vilipesa e oltraggiata dall’arresto di Caruso, Consiglio comunale da sciogliere»

«Piacenza primogenita. Piacenza medaglia d’oro al valor militare per la lotta di Resistenza al regime nazi-fascista. Oggi, dopo l’operazione Grimilde, Piacenza vilipesa e oltraggiata, terra di conquista delle cosche». Le tre forze politiche della sinistra, Potere al Popolo, Rifondazione Comunista e Piacenza in Comune (quest’ultima rappresentata in Consiglio comunale da Luigi Rabuffi), invitano la Giunta Barbieri a dimettersi e il Consiglio comunale a sciogliersi. «Da qui bisogna partire – annunciano le tre forze politiche - E allora la condanna politica e personale nei confronti di chi ha macchiato la nostra Storia e i nostri Valori, figli della Resistenza e dell’antifascismo, non basta più.  Quanto accaduto in Comune a Piacenza rappresenta un elemento di tale gravità che non può essere affrontato come una normale crisi politica. Come un fastidioso contrattempo. Come un semplice rimpasto di maggioranza imposto dalla Magistratura. Dopo aver scoperto che l’ormai ex presidente del Consiglio comunale è accusato di associazione mafiosa (‘ndrangheta) al punto da essere condotto in un carcere di massima sicurezza, in regime di 41 bis, non si può alzare le spalle, far finta di niente. Dopo le operazioni Grande Drago, Aemilia e Grimilde, il vaso è colmo. Piacenza è tutt’altro che immune dagli interessi della malavita organizzata. Si aprano gli occhi!

E allora, in qualità di forze politiche che credono fortemente nell’autorevolezza delle istituzioni, pensiamo che l’unico modo per dissipare i dubbi, i sospetti, le strumentalizzazioni ma soprattutto i rischi legati alla vicenda “Caruso” sia chiedere le dimissioni immediate del sindaco e della giunta comunale, con il conseguente scioglimento dell’attuale Consiglio comunale di Piacenza. Dimissioni che chiediamo con forza e che non escludiamo di trasformare in petizione. Dimissioni, si badi bene, finalizzate solo a restituire democraticamente ai cittadini di Piacenza, infangati ed offesi come mai nella loro storia, il diritto di scegliersi, se lo riterranno, nuovi rappresentanti in Consiglio comunale.

E se così sarà, quelle dimissioni saranno un gesto di grande generosità verso i piacentini, utile a ridare dignità e certezze in particolare a coloro che due anni fa hanno creduto in questa maggioranza di centro destra, scoprendo - da immagini terribili trasmesse su tutte le reti nazionali - che il candidato, proposto ed eletto alla più alta carica del Consiglio Comunale, rappresenta il legame forte con un clan della ‘ndrangheta. Un ruolo di primo piano. A diretto contatto con i capi del clan. Con le cene, gli incontri e le conversazioni registrate dagli investigatori. Basta allora tergiversare. Si restituisca ai piacentini il diritto di scegliersi il proprio futuro. E lo si faccia anche per onorare chi ha sacrificato la propria vita per fare, della nostra città, quella Piacenza primogenita, Piacenza medaglia d’oro al valor militare per la lotta di Resistenza oggi così pesantemente macchiata e ferita».

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