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«Piacenza fronte di guerra, ma non c'era il presupposto scientifico per fare la zona rossa qui»

Il sindaco Barbieri in Consiglio: «Ero critica sulla chiusura momentanea dei pronto soccorso di Fiorenzuola e Castello, ma gli stessi medici che hanno fronteggiato l’emergenza mi hanno convinta»

«Sul Covid non ho mai fatto politica, ho sempre tenuto la stessa linea, da amministratore che vuole dare risposte ai suoi cittadini. Questa era un’epidemia, uno tzunami, non una situazione normale». Patrizia Barbieri, sindaco di Piacenza, ha voluto ribadire la sua posizione sulla gestione dell’emergenza Covid-19 durante la seduta di Consiglio comunale dell’8 giugno, che vedeva la presenza del direttore generale Ausl Luca Baldino. Tra le mura di Palazzo Gotico che ospitano il parlamentino di Piacenza, il dibattito si è focalizzato anche sulla mancata istituzione della “zona rossa” a Piacenza, sull’esempio del vicino Lodigiano.

«La pandemia è piombata addosso a noi il 21 febbraio – ha ricordato il sindaco Barbieri -, con la maggioranza degli scienziati che dicevano che era poco più di un’influenza e non si doveva fare allarmismo. Che qualcosa non stesse funzionando, lo capimmo subito. Nel giro di due-tre giorni scoppiò tutto. Nella riunione del sabato mattina (il 22 febbraio, nda) si parlò già di “zona rossa”. Ma no, Piacenza non poteva esserlo, perché l’Istituto superiore della sanità doveva accertare che il focolaio fosse autonomo in questo territorio, e non lo era. Quindi scientificamente non c’era il presupposto». «Anche il premier Giuseppe Conte – ha sottolineato Barbieri - disse in prefettura durante la sua visita che non c’era il presupposto per Piacenza “zona rossa”. La competenza delle zone rosse è del Governo (anche delle regioni, nda), lo ha decretato anche una recente sentenza».

«PIACENZA ERA UN FRONTE DI GUERRA»

In Consiglio si è polemizzato anche sulla mancanza di dispositivi di protezione. «Non era mica una questione di soldi, non ci mancavano quelli – è intervenuta Barbieri, che non ha sollevato critiche all'operato dell'Ausl e del direttore Baldino -. Ma proprio non c’erano questi dispositivi di protezione, il mondo economico e del volontariato piacentino si è mosso, ma alle Dogane non arrivavano le protezioni richieste. Stiamo ancora aspettando 20mila camici ordinati mesi fa». «La situazione di Piacenza – ha aggiunto il primo cittadino - era quella del fronte. Ogni giorno dovevamo trovare soluzioni nuove ai problemi. Si poteva fare meglio, ma quelle decisioni le abbiamo prese con lo spirito di quel momento. Faccio un esempio su tutti: ci dicevano di prendere gli infermieri dalle graduatorie, ma li avremmo tolti dalle case di riposo, lasciando scoperte quelle strutture».

Il Covid-19 invita a nuove riflessioni sul futuro. «Potenziare e investire sulla sanità, lo abbiamo chiesto a Regione e Ministero. Deve essere ripagato il sacrificio, la competenza, l’impegno di questo territorio. E già adesso non dobbiamo farci trovare impreparati per l’autunno. Dobbiamo promuovere pratiche domiciliari, coordinare i medici di famiglia. Il Covid ha cambiato completamente la sanità, ce lo ha detto anche il ministro Speranza che ha promesso più risorse economiche».

PRONTO SOCCORSO UNICO PER L’ESTATE, «I MEDICI MI HANNO CONVINTA»

Sui pronto soccorsi di Castello e Fiorenzuola ancora chiusi, Barbieri non era inizialmente convinta. «Ero critica verso le intenzioni di Baldino, poi gli stessi medici impegnati nell’emergenza ci hanno spiegato che è la cosa giusta. Sono stati proprio loro a proporre all’azienda questa soluzione. Siamo irremovibili sul futuro dei pronto soccorso, questi devono rimanere, ma adesso è importante mantenere la sicurezza, mantenendo un unico pronto soccorso, quello cittadino».

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