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Profughi, in città ce ne sono 372. Il prefetto evita il confronto in commissione 3

In commissione 3 il prefetto Anna Palombi diserta la seduta sui richiedenti asilo. Polemiche da parte di molti membri, e dopo un'iniziale volontà di sospendere la seduta si è deciso di proseguire analizzando i dati forniti comunque dall'ente di via San Giovanni

Accoglienza richiedenti asilo. Se n'è parlato in commissione 3  nel pomeriggio del 28 marzo. Anche il prefetto Anna Palombi era stato invitato ma non si è presentato scatenando una reazione polemica in aula, tuttavia ha fornito i dati aggiornati e si è reso disponibile a incontrare una delegazione in via San Giovanni. Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto, verrebbe da dire, tuttavia non si ricorda almeno negli ultimi vent'anni la presenza di un prefetto in una commissione o in una seduta del consiglio comunale. La presidente della 3, Sandra Ponzini, ha riferito di aver invitato Palombi di sua spontanea volontà vista l'emergenza, ma che il regolamento prevede che siano tutti i membri a votare una delibera per chiedere che una carica "esterna" partecipi a una seduta. Una questione di norme e di regolamenti ma non di buon senso, forse, visti i precedenti botta e risposta tra l'ente di via San Giovanni e Palazzo Mercanti. Molto critici Guglielmo Zucconi (Gruppo Misto): «Me lo sentivo che non veniva, questa non-risposta ricorda Il Marchese del Grillo» e Massimo Polledri (Lega Nord): «A meno che non si  abbia un impegno improrogabile, nell'ottica della collaborazione tra istituzioni, sarebbe anche potuta venire». Alcuni membri hanno chiesto di sospendere la seduta o di votare la delibera per invitare il prefetto ma tant'è che già che erano tutti presenti e si avevano i dati, si è preferito analizzarli e poi porre domande al sindaco e all'assessore al Welfare Stefano Cugini, seguendo il consiglio di Lucia Rocchi (Moderati). L'ex presidente del consiglio Claudio Ferrari (capogruppo Pd) ha dichiarato la sua contrarietà a invitare il prefetto per evitare imbarazzi tra istituzioni e tensioni controproducenti. 

«Mi fa piacere che in poche ore la collega Ponzini abbia avuto i dati che io chiedo alla Prefettura da novembre 2016 e che invece mi sono stati negati. Questa è la prima Amministrazione che si è dovuta confrontare con l'emergenza migranti e l'abbiamo affrontata sempre da protagonisti imparando, sulla nostra pelle, le difficoltà che questa comportava. Asp si è posto come gestore unico che avrebbe dovuto, sul territorio comunale, piano piano sostituire i gestori privati nell'accoglienza in modo tale da garantire un servizio dignitoso per chi arrivava, e sicuro per la città e per sottrarre all'accoglienza a gestori incapaci di garantirla a norma di legge e a chi voleva solo farne un business. Purtroppo - ribadisce chiaramente Cugini - Asp è diventato un gestore integrativo visto che molti sono i privati che hanno in gestione i richiedenti asilo. Nell'ultimo bando emesso dalla Prefettura c'è dentro anche il nostro comune nonostante vada in disaccordo con il protocollo di Anci che prevede che la città in cui ha sede uno Sprar, come la nostra, non debba avere altri arrivi proprio per garantire una corretta gestione del fenomeno». «Noi possiamo dire che Piacenza stia vivendo una situazione di grave difficoltà per la presenza di 372 richiedenti asilo, però siamo consapevoli di essere un territorio che ha accolto un elevatisismo numero di stranieri. La prossima amministrazione dovrà prendere decisioni importanti e avrà grosse responsabilità», ha dichiarato il sindaco. 

I DATI - Ad oggi nel territorio comunale sono ospitati 372 richiedenti asilo, quasi tutti uomini. Asp ne gestisce 146, Caritas 37, 189 sono gestiti da soggetti privati. Due le strutture che spiccano i numeri alti: l'hotel Petit di via Pennazzi che ne ha 72, dieci in più della capienza, e la Cascina di Corte Bossina che ne ha 73 contro i 25 di capienza prevista. E proprio su quest'ultima struttura molti membri della commissione hanno chiesto spiegazioni e l'assessore Cugini ha così risposto: «Abbiamo fatto un soprallugo con l'Ausl, abbiamo visto in che condizioni vivono, abbiamo fatto un esposto in procura. Più di così? Chiunque definisca questa accoglienza dignitosa o non ha capito niente o è in malafede». Altro tasto dolente sono i minori non accompagnati, che come vuole la legge, sono solo nel nostro comune (se la città dove arrivi è sede di questura, in quella città rimani e vieni preso in carico). Nel 2016 tra quelli arrivati, andati e presenti, si è arrivati a 229 presenze, 156 gli albanesi.

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