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Registro delle unioni civili, M5s: «Ma il PD vuole istituirlo o fa solo melina?»

I consiglieri 5 stelle ricordano che l’istituzione del registro è fermo da un anno in consiglio comunale. «Amministrazione all’insegna del “vorrei ma non posso”

«Lo scorso 22 maggio – ricordano i consiglieri del Movimento 5 Stelle di Piacenza - il 62% degli irlandesi, un cittadino su 3, ha detto si al matrimonio fra due persone senza distinzione di sesso. Una "rivoluzione sociale", un voto a favore di un diritto fortemente contrario alla dottrina cattolica in uno dei paesi più cattolici del mondo.  Qualcosa sta cambiando. Non a Piacenza dove l’istituzione del Registro delle Unioni Civili giace da oltre un anno fra i “vorrei, ma non posso” della multiforme maggioranza che amministra la nostra città. Come avevamo già avuto modo di chiarire in un precedente comunicato “è una scelta di equità sostanziale necessaria per tutelare e garantire quei cittadini che non scelgono, o non possono scegliere, di regolare il legame affettivo e solidale che li unisce in modo visibile e ponderale per la collettività, e prima ancora per l’Amministrazione”.

Una cosa tuttavia è il matrimonio tra persone dello stesso sesso, altra cosa è il Registro delle Unioni Civili, la cui istituzione da tempo auspichiamo e che di fronte alle amministrazioni garantisce tutte le coppie sia omosessuali che quelle etero che non intendono formalizzare nel matrimonio la loro unione. Vogliamo rimettere i cittadini, tutti i cittadini, al centro dell’azione amministrativa nel rispetto del dettato della nostra Carta Costituzionale: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.” e nel rispetto dell’art. 2 della Costituzione per cui “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità (...)”.

La coppia, la famiglia sono fra le formazioni sociali quelle fondanti l’individuo stesso e la collettività, quelle in cui l’individuo trova espressione più compiuta, quindi riteniamo che comunque sia costituita vada tutelata. Riteniamo che non sia un consiglio comunale il luogo delegato a discutere di questioni tanto delicate e cruciali come quella al centro del Referendum Irlandese, ma riteniamo anche che vada fatto quel che si puo’ fare in consiglio comunale e arrivare infine all’istituzione del Registro delle Unioni Civili, che non equivale a estendere la disciplina del rapporto coniugale a soggetti non legati da formale matrimonio, ma serve invece a garantire a tutti i cittadini e a tutte le “formazioni sociali”, quindi a tutte le coppie di fatto e a tutte le famiglie di fatto, pari riconoscimento e dignità davanti alla Pubblica Amministrazione. L’Irlanda non è vicina, ma i cittadini, tutti i cittadini, devono esserlo sempre più e indistintamente».

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