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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica Caorso

Rifiuti nucleari, M5S: «Basta "soluzioni" che mettono in pericolo la nostra salute»

I consiglieri comunali piacentini del M5S: «Fino a quando pagheremo per avere "soluzioni" che mettono in pericolo la nostra salute e l'ambiente in cui viviamo, compromettendo il futuro e le generazioni a venire a tempo indeterminato?»

I consiglieri comunali piacentini del M5S ha diffuso una nota sul dibattito ambientale e le centrali nucleari. «Sulla scia del sempre attuale "dibattito ambientale", specialmente in contesti complessi e delicati, vorremmo affrontare alcune problematiche relative a strategie e costi della gestione dei rifiuti nucleari in Italia, ennesimo triste esempio di incapacità e di spreco a cui purtroppo siamo ormai stati abituati. Una breve premessa è d'obbligo: i quattro impianti nucleari (centrali) per la produzione di energia elettrica in Italia sono stati avviati tra gli anni '60 e gli anni '80, la vita media delle centrali è stata di 21 anni e come tutti sappiamo, dopo il referendum del 1987 si è proceduto al loro spegnimento. Nel luglio del 1990 fu disposta la chiusura definitiva di Caorso e Trino, con l'indicazione governativa di porle in "custodia protettiva passiva"».

«Dal 1999 tutti i siti di queste centrali - continua la nota - sono di proprietà del ministero del tesoro e gestiti da Sogin (società al 100% del ministero del Tesoro), assieme ad altri complessi nucleari presenti sul territorio italiano e sarebbero in fase di smantellamento con l'intento di essere rilasciati ai territori senza alcun vincolo radiologico entro il 2025. Viene calcolato che la quantità di rifiuti radioattivi sia pari a circa 90mila metri cubi (una superficie pari ad un campo da calcio alta 13 metri), di cui 75 mila a bassa e media attività e 15mila ad alta attività. I costi di queste dismissioni vengono oggi pagati da noi cittadini attraverso le bollette (250 milioni annui) e sono in parte finanziati dallo Stato (cioè sempre noi cittadini) per una cifra che dal 2000 ad oggi ammonta a 2600 milioni di euro a cui si prevede di aggiungere altri 3900 milioni per completare lo smantellamento».

Il Movimenti si chiede poi "Cosa prevede il decomissioning?": «Dopo il riprocessamento del combustibile nucleare esaurito le scorie ad alta attività prodotte da questo trattamento in Francia ritorneranno in Italia entro il 2025 mentre l'incenerimento dei rifiuti a bassa attività, spediti in un inceneritore in Slovacchia ad una azienda controllata da Enel e che gravita nell'orbita Finmeccanica, ritorneranno come ceneri con il loro carico radioattivo, infatti la radioattività non si elimina con il fuoco. A questo punto tutte le scorie verranno messe in un deposito unico nazionale che non si sa ancora dove verrà costruito ma visti i continui rimandi e deroghe è facilmente intuibile che ne verrà realizzato uno su ogni sito ove già sono ubicate le centrali, Caorso compreso. Al di là degli ingenti costi necessari per la rimozione di ogni vincolo e alla restituzione del sito per altri usi ci preme sottolineare che mentre le scorie a bassa e media attività diventano inerti dopo qualche centinaio di anni, quelle ad alta attività hanno tempi di vita radiologica nell'ordine del milione di anni. Domanda: qualcuno ha un idea di quanto sia anche solo 1 milione di anni? Crediamo veramente che un deposito, seppur costruito con i dovuti crismi, possa durare cosi tanto tempo? Proviamo a riflettere».

«Intanto abbiamo speso, spendiamo e spenderemo miliardi e miliardi di euro - fa sapere il M5S piacentino - solo per procedere al tombamento di rifiuti che lasceremo praticamente intatti nel loro potenziale mortifero ai figli dei nostri figli, per generazioni. Ci chiediamo e chiediamo: dal 1990 ad oggi la scienza non ha fatto progressi nel campo dei radionuclidi? Purtroppo risulta inevitabile confinare i rifiuti in un unico sito, maggiormente controllabile e scelto in una zona sicura, ma non sarebbe più lungimirante destinare una parte di queste ingentissime somme alla ricerca, per trovare una risoluzione di questo problema che abbia strascichi meno "impegnativi" per il futuro del pianeta e delle generazioni a venire? Abbiamo importanti strutture e validi ricercatori e si stanno sviluppando nuove idee sul possibile riutilizzo delle sorgenti radioattive, perché non investire in questi settori di ricerca? Perché i nostri governanti non si dimostrano lungimiranti e capaci di una visione a lungo termine invece di sprecare il denaro pubblico scaricando di fatto il problema sulle generazioni future?».

«In ambito locale - sottolinea la nota - durante la conferenza tenutasi il 30 settembre a Caorso dall'assessore regionale Gazzolo il progetto di decomissioning presentato ha evidenziato lacune e ritardi, lasciando presagire che l'adeguamento dei depositi temporanei presenti nel sito lo impegneranno almeno per i prossimi 50 anni. A questa situazione si aggiunge la notizia, fresca di stampa, delle dimissioni di Riccardo Casale, amministratore delegato di Sogin, che lasciando l'incarico avrebbe lamentato dissidi con il resto del cda e accennato ad "opere soggette alla valutazione di impatto ambientale non deliberate, con il rischio di illeciti penali"».

«Proprio nei giorni scorsi il deputato Mirko Busto (M5S) - conclude la nota - ha presentato un'interrogazione parlamentare per chiedere e fare chiarezza sia sui motivi di questi continui rinvii e ritardi e sia per conoscere quali sono le aree giudicate idonee per l'ubicazione del deposito unico nazionale. La situazione risulta, come spesso accade in Italia, confusa e molto preoccupante, non ci sono risposte efficaci e definitive a breve e purtroppo, nemmeno a lungo termine. Profondamente rammaricati non possiamo che chiederci: fino a quando pagheremo per avere "soluzioni" che mettono in pericolo la nostra salute e l'ambiente in cui viviamo, compromettendo il futuro e le generazioni a venire a tempo indeterminato? Cosa occorre per strutturare un piano di dismissione consapevole e responsabile? Invece abbiamo come risposte solo proroghe, deroghe e rinvii. I nostri figli ringraziano».

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