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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica

Rimpasto, Barbieri: «Rimango indipendente dai partiti»

Il sindaco risponde alle critiche delle minoranze: «Polledri parlava a nome della Giunta ai giornali senza consultarsi. Il rimpasto non è un discorso di poltrone, ma di assessori: Dosi ne cambiò quattro in un colpo solo»

Le raffiche di osservazioni da parte dell’opposizione in Consiglio comunale - durante la seduta del 29 ottobre, che ha visto l’ingresso dei neo assessori Marco Tassi, Jonathan Papamarenghi e Stefano Cavalli – hanno suscitato in diverse occasioni la reazione del sindaco Patrizia Barbieri. Il primo cittadino ha difeso le sue scelte, in particolare la revoca delle deleghe a Massimo Polledri (Filiberto Putzu e Paolo Garetti hanno presentato le dimissioni). «Le persone che sono state nominate al posto degli uscenti – ha commentato in aula Barbieri - godono della mia amicizia e stima, e hanno grande esperienza dal punto di vista amministrativo. A loro ho chiesto impegno e spirito di sacrificio: fare l’assessore a Piacenza in questo momento storico non è facile, date le condizioni». «In campagna elettorale – è un’altra riflessione di Barbieri, in risposta all’opposizione - dicevo che mi candidavo con i partiti, ma rimanevo indipendente da loro. Li ringrazio per avermi fatto eleggere sindaco, ma ribadisco la mia indipendenza. Non condivido questi tentativi del consigliere Rabuffi di provocare e istigare…Dosi ne cambiò quattro di assessori… C’è stato un avvicendamento tra assessori, non di poltrone, per esigenze di sveltezza e di risposte da parte della Giunta».

«Non c’è nulla di politico nella revoca di Polledri – ha spiegato Barbieri - e ribadisco le motivazioni: c’erano problemi nel suo approccio, e Consiglio 2018-2comunque non doveva esprimersi da assessore su altre pratiche. La Lega, a pieno titolo, ha delle questioni da sottoporre alla Giunta: i consiglieri possono farlo. Uscire in avanti con una dichiarazione a nome della Giunta – come ha fatto Polledri sul progetto Terrepadane che coinvolge l'assessore Opizzi, nda - non va bene, nessuno lo aveva delegato per questo. Gli assessori parlano a nome del sindaco, si deve concordare il contenuto: queste sono regole da rispettare. Ma ci sono state altre occasioni in cui abbiamo avuto opinioni diverse di carattere personale. Di politico, in questa vicenda, non c’è niente. Sono onorata di lavorare con la Lega, vedo solo buon senso tra loro, così come con le altre forze del centrodestra. Non vedo divisioni nel Carroccio, se poi all’interno delle loro segreterie devono confrontarsi, questo è normale. Ma ciò non riguarda il programma della Giunta». Il primo cittadino ha voluto fare ancora qualche appunto al Consiglio comunale. «Terrepadane è un piano di iniziativa privato, ci stiamo lavorando da mesi con gli uffici. È un’area privata riqualificata da una società privata, su cui noi dobbiamo fare le nostre valutazioni. Non trovavo giusto che un assessore – Polledri, nda – parlasse sul giornale della questione».

Stizzita la replica al consigliere di Piacenza in Comune Luigi Rabuffi, il più duro nei confronti dell’Amministrazione. «Ho sentito parole inaccettabili: Rabuffi parla addirittura di cambiali elettorali sottoscritte con i cittadini. Ma quali cambiali, è l’impegno preso in campagna elettorale. Ci siamo presi degli impegni e dobbiamo portarli a termine. E se non riusciamo a fare certe cose bisogna spiegare il perché». Barbieri non condivide neanche la polemica sulla rappresentanza degli avvocati in Giunta: ora sono sei su dieci, un po’ troppi per le minoranze. Anche perché questi mantengono il loro impegno professionale e intanto fanno gli assessori con l'indennità piena. «Basta con questa storia. Si sappia che sui lavori pubblici – il neo assessore Marco Tassi è avvocato, nda - sarebbe meglio avere un tecnico nel ruolo, peccato che l’Anti-Corruzione impedisce ciò, per un potenziale conflitto di interessi. Comunque gli avvocati se ne intendono di contenziosi e problemi che possono sorgere dalla sua attività amministrativa». E, ancora, sulla questione part time-tempo pieno degli assessori. «Non guardo a chi timbra il cartellino, non m’interessano persone che vengono al mattino presto in Comune e dormono nell’ufficio. Guardo alla passione, alla voglia di impegnarsi e di mettersi a disposizione per la città. E se vivono del loro stipendio, è positivo. Vuol dire che non hanno bisogno della poltrona e dell’incarico per vivere».

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