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Salvini a Vigolzone: «Spero che Renzi mi rubi qualche bella idea, non sono geloso»

Il segretario federale del Carroccio è venuto a salutare dirigenti e simpatizzanti leghisti. «Il centrodestra oggi non c'è. I sondaggi sulla Lega sono eclatanti, ma cerco di tenere i piedi per terra. Spero che Renzi mi rubi qualche buona idea: non sono geloso. Rifarei le foto per "Oggi": quei soldi sono andati in beneficenza»

È arrivato intorno alle 23 del 19 dicembre alla Festa di Natale della Lega Nord – tradizionale appuntamento tra vertici e base del Carroccio locale, quest’anno organizzato all’agriturismo Ama sulle colline di Vigolzone – il segretario federale Matteo Salvini. Ad accoglierlo, quasi 200 tra dirigenti, militanti, simpatizzanti e amici della Lega, alle prese con la cena, mai come quest’anno - visto il risultato alle Regionali – trasformata in una vera e propria festa. Al suo arrivo la felpa indossata  – ormai mitizzata da Crozza - "illustra" che è appena reduce da una visita nel Pavese. «I voti vanno meritati dopo averli presi – ha poi spiegato ai cronisti a Vigolzone -, tutti fanno i fenomeni solo quando si tratta di chiederli. Quando li ottieni, devi mantenere gli impegni presi anche stando all’opposizione: abbiamo promesso battaglie sul lavoro, sull’agricoltura, sul fronte della sicurezza e perciò marcheremo a uomo la sinistra che ha vinto le elezioni in Emilia Romagna. Il lavoro comincia adesso: abbiamo eletto 9 consiglieri, ma comunque abbiamo sbagliato qualcosa anche noi perché più di metà dei cittadini non è andato a votare. La Lega ha però trainato il centrodestra, soprattutto qua a Piacenza: da qua si riparte per mantenere gli impegni presi e provare a vincere fra 5 anni».

Il segretario federale, proprio nella giornata di ieri, ha presentato un suo movimento al Sud, denominato “Noi con Salvini”, segnando un passaggio storico. Mai la Lega – o un suo esponente – aveva provato a intercettare i voti del Meridione. «E’ un progetto di vita – ha commentato Salvini – che mette al centro l’uomo. Rispetto a 15 anni fa c’è tanta voglia al Sud di essere indipendenti, di lavorare, di fare agricoltura, di creare turismo, di non dipendere dalla mafia, dalla camorra, dalle false invalidità. Cerco di unire le buona volontà da nord e sud: oggi è stata una giornata importante».

Ma il centrodestra oggi è pronto a essere un’alternativa a Renzi? «Il centrodestra non c’è – ammette – perché Alfano non è di centrodestra, sta governando con Renzi,  e il comportamento di Forza Italia è un po’ ondivago. Noi ci rivolgiamo più che ai partiti, agli italiani, soprattutto a quelli che sono delusi dalla politica. Vogliamo ri-coinvolgerli e ri-appassionarli. Noi puntiamo a vincere, non a partecipare. I sondaggi su di noi sono eclatanti, ma cerco di tenere i piedi ben piantati per terra e continuo a lavorare con umiltà e coerenza. L’unico sondaggio che m’interessa è il parere dei cittadini quando torneremo a votare».

Salvini ha voluto parlare anche di “flat-tax”. «C’è un sistema fiscale molto incasinato che non funziona, fa aumentare il debito pubblico e le aziende chiudono. Ci vuole un’aliquota fiscale unica fissata al 15%, che recupera l’evasione fiscale e fa incassare lo Stato. Spero che Renzi me la rubi perché non sono geloso delle buone idee». Qual è l’aspetto peggiore del maxi emendamento in queste ore in discussione in Parlamento? «Sai – Salvini fa un po’ d’ironia - che non l’ho ancora capito come è arrivato questo maxi emendamento? Questi fanno votare alle 2 del venerdì notte una cosa che nessuno ha potuto leggere e che così capiscono solo loro. La cosa peggiore è che neanche a Cuba approvano le leggi finanziarie in questo modo. Nel frattempo nessuno si è accorto che Renzi sarebbe a capo del semestre europeo: da lui solo parole ».

E le ormai famose di Salvini desnudo sul settimanale “Oggi”? Le rifarei, abbiamo raccolto quasi duemila euro di beneficenza da quelle foto per un ospedale di Milano. Sono ben contento di questo». Finita la chiaccherata, il leader della Lega imbocca la sala dell’agriturismo prenotata dal Carroccio, pronto a non negarsi all’abbraccio del “suo” popolo.

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