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«No al centro storico retrobottega di grandi pizzaioli o commercianti»

L'opinione di Federico Scarpa, presidente Co.Sil: «Si pensi a percorsi dedicati a “Storia e Vita Piacentina". Basta con sagre o saghe familiari sotto i portici»

Ho riletto, sul tema centro storico di Piacenza, le diverse proposte e iniziative degli ultimi anni dell’Amministrazione Dosi e ho riletto più volte le azioni avviate o da avviare della giunta Barbieri, almeno per voce di suoi “autorevoli” assessori. Negli appunti in campagna elettorale avevamo sottolineato e segnalato ai candidati, l’importanza del centro storico smart city, ma con una obbligata forte discontinuità perché certe iniziative (Expo Milano, Uovo, Urban Center, Dado smart, Eataly) erano state più operazione di maquillage, di finta attrazione turistica, di spese sbagliate, mentre altre (Guercino, Arte Contemporanea) erano state un vero successo, quello che porta soldi agli operatori e conoscenza della città fuori dal perimetro dell’informazione autoreferenziale locale.  Avevamo chiesto attenzione al tragitto Ospedale Militare e Map Water Front Po, con San Sisto e Porta Borghetto, oltre al Daturi passando per il centro storico con un percorso smart dedicato alla “storia e vita” nostra. 

Da non sfruttare male Gotico e piazze del centro, ridare vitalità a strutture e infrastrutture e non a occupare estemporaneamente, con soli amici, facendo diventare il centro storico il retrobottega di grandi pizzaioli o commercianti. Fare attrazione, economia reale, turismo, rivitalizzare si riesce solo con un piano strategico, con esperti, con competenze specifiche nelle materie di attrazione urbana, non con il potere amicale, senza la solita “maggioranza rappresentativa” delle organizzazione con cui condividere, convivere, compiacere. Fare il bene di Piacenza, del centro storico, non vuol dire essere in campagna elettorale perenne. Tutti i piacentini hanno bisogno di una città con un obiettivo, con un percorso strategico, con uno scopo in base a quartieri, aree, sviluppo.  Penso ad un certo polifunzionale di Arte Contemporanea per i giovani fra Sant’Agostino e Nicolini e Ricci Oddi, pensiamo ad un Ospedale militare trasformato in centro di arte e cultura antica e moderna con esposizione di tutte le opere della Ricci Oddi anche quelle nascoste, pensiamo al Farnese come polo per mostre insieme al Gotico e Alberoni piuttosto che ad un museo fisso, statico, monotematico…i palazzi meritano di avere almeno 100mila visitatori l’anno e non 10mila Questo è fare turismo…non sagre o saghe familiari sotto il tiglio o sotto i portici . 

Non siamo certamente contrari ad iniziative che richiamino la nostra storia culturale ed enogastronomica ma certamente non riteniamo che sia opportuno per una Amministrazione pensare solo ai “pisarei” per rilanciale la nostra identità. Non è solo attraverso un piatto di tortelli che si possa dire di essere custodi e promotori dei valori fondativi della nostra comunità.  

Alla fine non si era detto basta “unto” a Piazza Cavalli e dintorni? Su questo riconoscimento della storia piacentina, vi sono state e ci sono tutt’ora strutture che hanno fatto e possono fare cose egregie sulla nostra identità popolare. Ricordo solo le diverse rassegne gastronomiche “Andando per Osterie” promosse dal Centro Studi Piacenza che andava dalla primavera fino all’estate e quella proposta dalla Banca di Piacenza, anch’essa molto qualificata che si svolgeva in autunno. E poi il Po: basta sentire voci corali o fuori dal coro e poi non si decide nulla e non si applicano neanche le convenzioni e delibere già esistenti. Il Po ha bisogno del Sindaco in persona, non di altri.

Federico Scarpa, presidente Co, Sil  

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