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Politica Castel San Giovanni

«Se non votate il bilancio Ausl niente ospedale di Piacenza»

Il parlamentare Foti: «Lo ha fatto sapere il presidente della Regione Bonaccini». Poi propone un’azione condivisa per la sanità piacentina. Fontana, sindaco di Castelsangiovanni: «Preoccupazione fra i cittadini». E Stragliati: «Vogliamo sapere se l’ospedale resterà»

Tanti i politici che hanno preso la parola al Consiglio comunale aperto di Castelsangiovanni dove si è discusso il Piano di riorganizzazione dell’Asl, alla presenza del direttore generale Luca Baldino. Un tentativo di soluzione condivisa, per il bene  primario della salute dei piacentini a cui interessano i servizi per i quali pagano, l’ha lanciata il deputato di Fratelli d'Italia Tommaso Foti il quale, però, ha puntato il dito più volte sulle scelte politiche che stanno alla base del Piano. «Il voto del bilancio consuntivo dell’Asl - ha attaccato Foti - è stato rinviato perché Stefano Bonaccini (il governatore dell’Emilia Romagna, ndr) ha fatto sapere che se si vota contro, l’ospedale di Piacenza ve lo sognate». Poi ha rincarato le accuse alla Regione governata dal centrosinistra: «L’assessore Venturi (Sergio, politiche per la salute in Regione, ndr) ha parlato di 100 milioni pronti, poi si scopre che all’Asl di Piacenza ne mancano 10... Occorre mettere le carte sul tavolo. E forse i sindaci avrebbero dovuto mandare un segnale chiaro a Bologna». Secondo il deputato, Piacenza dovrà diventare l’ospedale provinciale, mentre Castello e Fiorenzuola saranno più specialisti dopo che Villanova «è stata sufficientemente assassinata». Foti ha poi criticato il comportamento dei medici, che in sala invece avevano tenuto una posizione “costruttiva”: «Molti medici sono venuti a lamentarsi da me e se lo hanno fatto significa che non hanno bussato a tutte le porte». Poi rivolto a Baldino: «Se siamo qui è perché le criticità ci sono». Dopo aver ricordato che il voto dei 48 sindaci al Piano «è solo consultivo», Foti ha sottolineato che i soldi sono stati spesi senza il parere dei sindaci a causa di atteggiamenti strafottenti della Regione». Gli obiettiva da fissare sono pochi: cercare un’area per il nuovo ospedale di Piacenza, realizzare uniparo finanziario e stringere i tempi «perché non penso ci saranno altri treni per un nuovo ospedale».

La soluzione condivisa è piaciuta anche a Patrizia Calza, sindaco di Gragnano e presidente della Conferenza socio sanitaria: «Ci sono posizioni diverse, ma se arrivano risposte concrete ci si ritrova supposizioni comuni. La sanità va verso la specialistica e i piccoli ospedali non hanno più senso. Non bisogna tacere la paura dei cittadini, ma non si deve nemmeno cavalcarla». Calza ha poi detto che la prossima settimana «segnaleremo a Bonaccini e Venturi le osservazioni al Piano di riordino». Il senatore Pietro Pisani  ha chiesto di ascoltare i cittadini «e i politici facciano un passo indietro. Ci sono tanti cittadini, ma hanno timore di parlare. Diverse lamentele sono arrivate anche a me, noi dobbiamo ascoltare i cittadini uno per uno». Poco prima, l’assessore castellana Valentina Stragliati ha aperto il fuoco di fila delle critiche. «Il cittadino - ha detto - vuole sapere se l’ospedale resta e se potrà affrontare le urgenze. Qui arrivano pazienti da tutta la provincia e anche dalla Lombardia. I cittadini ci chiedono quali servizi resteranno».

Il consigliere Carlo Capelli ha cominciato ringraziando il dottor Lucchini - molti altri lo hanno fatto sempre fra gli applausi - poi ha attaccato: «Ci è stato detto e fatto vedere con i numeri che tutto va bene. I cittadini, però, sono preoccupati. A Fiorenzuola si parla di corsie piene, ma l’ospedale non c’è! L’Asl ha fatto un errore di comunicazione. La fuga di alcuni medici non corrisponde a ciò che ho sentito. Mancano certezze e obiettivi. Qui sono stati investiti 12 milioni, ma sono stati sfruttati al meglio? Se si va verso la specializzazione, perché non si trattengono i medici bravi? Si parla di un ospedale nuovo a Piacenza, certo serve. Ma non fra 10 anni».

Il sindaco di Castelsangiovanni, Lucia Fontana, ha ricordato la posizione critica sempre avuta e il voto contrario, al Piano di riordino, espresso in Conferenza socio sanitaria (quella che raccoglie tutti i 46 sindaci). «La percezione di insicurezza tra i cittadini - ha chiosato - c’è e si vive come una “diminutio” del nostro ospedale. Venni criticata per il voto e mi fu detto “ma come, avete tutto e dite no?”. Il nostro presidio - che poi è quello dell’intera Val Tidone - funziona bene e la mobilità attiva è positiva. Perché tagliare la chirurgia di urgenza?».

Per Angelo Boledi, del movimento Secessio plebis, Baldino «è ligio alla giunta regionale di Bonaccini che lo ha nominato e non ascolta le istituzioni locali». Per Boledi la questione è politica - «ma non diventi partitica» - e ha parlato di sindrome di inferiorità di sindaci del centrosinistra in Regione nei confronti del direttore generale. Stoccata anche a destra: «Nonostante il centrodestra abbia vinto quasi dappertutto c’è chi ha votato il piano». E poi i costi: «La magistratura non trova il tempo per dare un’occhiata ai conti?». Il vicesindaco di Caorso, Fabio Callori, ha detto di aver saputo «che il prossimo anno la Regione taglierà ancora fondi per la sanità. I 48 sindaci non aspettino e vadano a far proposte a Bonaccini».

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