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Stop in commissione alle fusioni di Bettola-Farini-Ferriere e Vigolzone con Ponte

Dopo l'esito negativo del referendum del 16 ottobre in tutti e cinque i comuni coinvolti la commissione Bilancio ha bocciato i due progetti di legge istitutivi di due nuovi enti unici: l'ultima parola ora all'assemblea

La commissione Bilancio, affari generali e istituzionali, presieduta da Massimiliano Pompignoli, ha respinto (con i voti contrari di tutti i gruppi assembleari presenti: Pd, Sel, Lega Nord, M5s, Fdi-An), i due progetti di legge sulla fusione dei Comuni piacentini di Bettola, Farini e Ferriere da un lato e Ponte dell’Olio e Vigolzone dall'altro. Toccherà ora all’Assemblea legislativa, presumibilmente nella seduta del 13 dicembre, pronunciarsi definitivamente sui due percorsi di fusione avviati in Regione su richiesta dei rispettivi consigli comunali. A pesare sulla decisione, è stato l’esito del referendum consultivo tenutosi nei territori interessati lo scorso 16 ottobre. In tutti e cinque i comuni coinvolti i cittadini avevano votato in maggioranza contro la prospettiva di fusione. I no avevano raggiunto valori del 75,2% a Ferriere, 67,45% a Bettola e 52,64% a Farini. Sull’altro versante a Ponte dell’Olio e Vigolzone la percentuale dei 'no' si era attestata attorno al 60%.

Nel dibattito Gian Luigi Molinari (Pd) riferendosi all’esito del referendum consultivo nei comuni piacentini  ha parlato di “bocciatura significativa”, pertanto “non c’è possibilità di procedere”, ha detto annunciando il voto contrario e rilanciando per il futuro una riflessione. Si tratta di capire i percorsi che ha definito “fortemente localistici” dove si è però dimostrato - ha sottolineato - che le leve economiche su cui ha fatto riferimento la “filosofia” delle fusioni non funzionano più. Matteo Rancan (Lega nord) ha annunciato voto contrario. “Eravamo stati chiari sul fatto che sarebbe stato dannoso se fosse passata la fusione” – ha sottolineato, ricordando con soddisfazione che dal referendum consultivo del 16 ottobre scorso “è uscito un no dilagante in tutti i comuni”.

Per Tommaso Foti (Fdi) “la legnata” inferta dai territori con il risultato del referendum sui progetti di fusione necessita di una spiegazione. “Non è più possibile - ha sottolineato - acquisire il consenso promettendo l’arrivo di una pioggia di denaro”. Quello che va cercato – a suo avviso – è un modo nuovo per proporre le fusioni lungo un percorso di semplificazione e di vicinanza tra istituzioni e territori. In questo ambito uno dei problemi da risolvere – ha segnalato – è quello di garantire il diritto di rappresentanza dei cittadini dei comuni più piccoli che temono, una volta fatta la fusione, di non aver più voce. Va trovato un meccanismo per superare questo rischio. Per evitare il rischio di un “no di sistema” da parte dei cittadini, Andrea Bertani (M5s) ha ribadito la necessità di un coinvolgimento degli interessati fin dall’inizio dei percorsi di fusione, prima che i Comuni attivino gli studi di fattibilità e non solo dopo nella fase del referendum.


Gli strumenti di partecipazione “vanno potenziati” ha detto Emma Petitti, assessore regionale al Bilancio e al riordino istituzionle, segnalando la necessità di una riflessione sulle fusioni a partire dai percorsi di avvio delle proposte. Sulla rappresentanza – ha confermato – c’è la richiesta dei piccoli comuni “su cui dobbiamo riuscire a incidere a livello centrale”, perché – ha detto – con gli statuti dei nuovi comuni unici si può incidere solo parzialmente su questo aspetto che è “uno dei temi emersi in tutte le discussioni e su cui dovremo esprimerci per le future proposte”.
Nella stessa seduta la commissione presieduta da Massimiliano Pompignoli ha bocciato anche altri tre progetti di legge di fusione di comuni, una nel bolognese tra Borgo Tossignano, Casalfiumanese e Fontanelice, un’altra nel reggiano tra Campegine, Gattatico e Sant'Ilario d'Enza e una terza nel riminese tra Mondaino Saludecio e Montegridolfo.

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