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Tagliaferri (FdI) interroga la Giunta sulla nuova disoccupazione a fine cassa integrazione

Il comunicato del consigliere regionale di Fratelli d'Italia

«Gli ammortizzatori sociali d’emergenza introdotti dal Decreto Cura Italia e perfezionati dal Decreto Rilancio sono stati programmati per 14 settimane. Le aziende che hanno fatto ricorso a tali ammortizzatori sin dal primo giorno – 23 febbraio – stanno dunque finendo in questi giorni la possibilità di usarli, la maggior parte invece che li ha attivati dai primi di marzo li finirà a metà giugno. Una cassa integrazione peraltro che non risulta ancora arrivata a tutti i dipendenti». Inizia così comunicato del consigliere regionale Giancarlo Tagliaferri (Fratelli d'Italia). 

«Quando comunque sarà terminata emergerà il problema di quelle aziende che non potranno riprendere la loro attività a pieno ma, per motivi diversi – limiti ancora imposti dalle misure di sicurezza o diminuzione della richiesta per la crisi economica – dovranno lavorare a regime ridotto. Tale situazione provocherà un inevitabile esubero di personale. Il divieto di licenziamento sino al 17 agosto metterà poi le aziende nella condizione di scegliere se mantenere i lavoratori in esubero pagandoli senza utilizzarli – se ne avranno le risorse - o collocarli in aspettativa senza retribuzione magari aprendo contenziosi, salvo la complessa ipotesi dell’utilizzo di ammortizzatori sociali ordinari non applicabile a tutti. La misura di tutela dei lavoratori con il divieto licenziamenti sino al 17 agosto impedisce però agli stessi, finito il periodo di cassa integrazione, di accedere all’indennità di disoccupazione per 2 anni (NaspI), sussiste quindi il concreto rischio di dipendenti senza retribuzione per un periodo più o meno lungo, che si troveranno comunque poi ad essere licenziati a divieto finito. La ministra del Lavoro ha annunciato una possibile proroga sino a dicembre della cassa integrazione di emergenza Coronavirus, ma la cassa integrazione è uno strumento partecipato dalle aziende stesse con il 4% del monte salari. Il consigliere di Giorgia Meloni interroga la Giunta per sapere se si sia valutato a livello regionale il potenziale numero di lavoratori che rientri nella casistica descritta, ossia nella discrepanza tra fine cassa integrazione e divieto licenziamento. Se non intenda attivarsi presso il Governo al fine di chiedere la coincidenza del divieto di licenziamento con il termine degli ammortizzatori sociali, affinché i dipendenti in esubero e che causa crisi aziendali non potranno essere salvati possano almeno utilizzare il NaspI e quali misure, a livello regionale, intenda promuovere per recuperare tutti quei lavoratori che entreranno infine nel trattamento di disoccupazione per i prossimi 2 anni».

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