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Tragedia alla Gls, «Lotta tra poveri per colpa dell’immigrazione incontrollata»

L’intervento della segreteria provinciale della Lega Nord

«La tragedia avvenuta al polo logistico dimostra ancora una volta che alla base c’è un’immigrazione incontrollata che, grazie alla demagogia di questo governo, provoca un lotta tra poveri. A rimetterci sono gli immigrati, costretti spesso a lavorare in condizioni vergognose, gli italiani senza lavoro». E’ duro il commento di Pietro Pisani, segretario provinciale della Lega Nord, che interviene dopo la morte di un operaio egiziano travolto da un camion davanti all’azienda logistica Gls. Secondo Pisani, in tutto questo caos, c’è chi ci guadagna: «Come c’è chi fa affari con i 35 euro al giorno per ospitare profughi e clandestini, in questo caso che chi guadagna sul lavoro assumendo persone pagate pochi euro l’ora. Briciole per cui tanti sono disposti ad accettare condizioni sempre peggiori di lavoro che portano a sfruttamento e schiavismo».

Una situazione non più sostenibile a cui non potrà porre rimedio né il tanto decantato Jobs Act di Renzi né le misure del ministro del Lavoro Poletti, tutti e due autori da un fallimento dietro l’altro. A dirlo sono i dati dell’Istat, non la Lega. «In un Paese in cui il debito pubblico è il più alto d’Europa e la spesa pubblica è di oltre 820 miliardi di euro per mantenere uno Stato spesso inefficiente - afferma il segretario del Carroccio - non frenare l’immigrazione porterà a situazioni sempre più gravi nella nostra società». Disoccupazione, insicurezza, incapacità di dare un futuro ai giovani e di garantire una pensione - sempre più decurtata - agli anziani rappresentano il fiammifero vicino alla tanica di benzina.

«Ma tutto questo non sembra preoccupare il premier - conclude Pisani - tutto orientato al referendum, per mantenere la propria poltrona e quella del codazzo di nominati e “yes men” che si è scelto. Sistemata la Costituzione e la legge elettorale basteranno pochi voti per assumere il controllo del Paese e continuare a favorire le lobby amiche, le grandi banche e chinare la testa davanti alla Ue. Per fortuna che il partito a cui appartiene Renzi si chiama “democratico”».

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