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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

«Vita e morte, i giudici non si sostituiscano al Parlamento»

Appello di 70 associazioni ai parlamentari: intervenire per far slittare la decisione della Consulta sul suicidio assistito, che porterebbe alla legalizzazione dell’eutanasia. Sostegno dei parlamentari Pisani (Lega) e Foti (FdI), insieme con Polledri e Pozzi (Lega)

Non lasciate ai giudici la decisione che potrebbe introdurre il suicidio assistito. L’udienza che dovrebbe stabilire una decisione venga spostata, per far sì che di questi temi ne discuta il Parlamento. E’, in sintesi, il richiamo fatto, il 16 settembre, dall'ex assessore della Lega Massimo Polledri che ha presentato l’appello al Parlamento e ai parlamentari di oltre 70 associazioni cattoliche. All’incontro conta stampa erano presenti anche il senatore Pietro Pisani (Lega), il deputato Tommaso Foti (Fratelli d’Italia) e il commissario del Carroccio, Corrado Pozzi.

polledri pisani pozzi-2Il 24 settembre la Consulta deciderà se sia o meno costituzionale l’articolo 580 del Codice penale che punisce l’aiuto e l’istigazione al suicidio. Il riferimento è alla vicenda di Marco Cappato, il politico dei Radicali che accompagnò in Svizzera Fabiano Antoniani, dj Fabo, il quale pose termine alla propria vita e alle sofferenze. La Corte di Assise di Milano, dopo il processo Cappato, inviò gli atti alla Consulta per una questione di legittimità costituzionale. I giudici della Corte costituzionale, fissando la sentenza al 24 settembre, hanno passato la palla al Parlamento al quale hanno chiesto di intervenire per rivedere la disciplina in materia e approvare una nuova legge sul fine vita. Nulla, però, finora è stato fatto e una legge non c’è. «Depenalizzando l’aiuto al suicidio - ha affermato Polledri, ex parlamentare da sempre impegnato sui temi pro life e attivista di Vera Lex - si legalizza l’eutanasia. Chiediamo che il Senato tolga la calendarizzazione. Oltre alle associazioni cattoliche ci sono, tra le altre, anche la onlus Umanitaria Padana. I parlamentari facciano presente alla Corte di differire l’udienza perché disciplinare la vita e la morte, e con esse la funzione e il senso stesso del Servizio sanitario nazionale, sono questioni da inserire in un dibattito parlamentare ampio e consapevole».

Sulla stessa linea anche il senatore Pisani, secondo il quale «la Corte costituzionale non ha il diritto di dare scadenze al Parlamento. Tutto ciò si inserisce nell’humus del venire meno dei principi democratici. E poi si ricordi che si parla di sacralità della vita. La strada intrapresa potrebbe portare a tempi bui quando si teorizzava la selezione della razza e si uccidevano i più deboli. Fermiamoci: servono leggi chiare che rispetto la persona umana». Foti ha sottolineato come «non ci sono spazi per interpretazioni diverse da quelle che la morale vuole. La vita è vita, dal primo vagito all’ultimo respiro. Tutto il resto, sono opinioni, legittime, ma opinioni. I giudici dovrebbero pronunciarsi sulla conformità o meno delle leggi alla Costituzione. Se la Consulta vuole indicare al Parlamento l'opportunità di intervenire per definire situazione non ritenuta ancora tale da essere dichiarata conforme o meno alla Costituzione, cambi mestiere». La data del 24 settembre, ha scandito Pozzi, «va superata. Il Parlamento deve pronunciarsi. Questo è un appello ai principi etici di tutti i rappresentanti del popolo. Principi che vanno oltre l’appartenenza partitica».

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