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Torna la stagione delle piogge, la prevenzione non può aspettare

Gli ultimi dati A. N. B. I. fotografano una situazione di grande rischio per l'Italia: non si può aspettare l'emergenza per una riflessione seria sulla questione

Il meteo l’ha ormai decretato ufficialmente: è finita la bella stagione, ricominciano le piogge e le temperature diventano rigide. Tutto nella norma, d’altronde, visto che è ormai pieno ottobre. Ma le prime precipitazioni autunnali possono diventare l’occasione per riflettere sull’importanza della prevenzione idrogeologica, senza aspettare l’emergenza o il disagio per farlo.

Infatti, se pure l’opinione pubblica e gli organi decisionali sembrano ricordarsene solo nel momento della calamità, quando le immagini di cronaca fanno clamore, un ragionamento serio sulla bonifica dei nostri territori andrebbe invece affrontato in condizioni di normalità.

E c’è da ragionarci. Secondo quanto registrato dall’ultimo documento dell’ A. N. B. I., l’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni, in Italia, infatti, i comuni a elevato rischio idrogeologico sono 6.633 (oltre l’80 per cento), le persone che abitano in un territorio ad alto rischio toccano quota 6 milioni e quelle in zone a rischio medio 22; gli edifici esposti a frane e alluvioni sono 1.260.000, dei quali 6.251 scuole e 531 ospedali. Nella sola nostra regione sono 827 le scuole e 103 gli ospedali potenzialmente a elevato rischio idrogeologico. La Penisola ha inoltre bisogno di costanti e organiche azioni di manutenzione anche per l’intensa urbanizzazione e la forte antropizzazione. Conta 189 abitanti per chilometro quadrato (contro i 114 della Francia e gli 89 della Spagna), che vanno dai 68 della Sardegna ai 420 della Campania.

Le cifre registrate dal piano A. N. B. I. per una mitigazione del rischio idrogeologico non sono da poco, contemplano 2943 interventi, per un importo complessivo di 6.812 milioni di euro. Ma «la sicurezza territoriale, alimentare e ambientale – spiega Massimo Gargano, presidente dell’Associazione - è presupposto indispensabile per la crescita economica di qualsiasi Paese e soprattutto dell’Italia, causa la fragilità del territorio e l’accentuata variabilità climatica».

 E tutti i più recenti casi di cronaca legata ai fenomeni atmosferici, dall’alluvione di Genova a quella della Maremma Grossetana, dimostrano chiaramente che, anche in termini strettamente economici, prevenire è decisamente più conveniente che curare.

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