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Sopravvissuta all'aborto nel 1977, l'incredibile storia di Gianna Jessen

La madre 17enne ha tentato di abortire a 7 mesi di gravidanza quarant'anni fa. Quella bimba si è salvata e oggi gira il mondo raccontando la sua storia. Incontro a Piacenza

L’assessore alle Politiche per la Famiglia del Comune di Piacenza Massimo Polledri ha incontrato oggi, mercoledì 29 novembre, presso il Salone Pierluigi di Palazzo Farnese, l’attivista statunitense antiabortista Gianna Jessen, in città per una conferenza che si tiene la sera stessa presso la parrocchia di San Giuseppe Operaio. Era presente anche il consigliere comunale Michele Giardino e fra Gianni Battini, precettore dei Templari di San Bernardo che ha promosso la tappa piacentina dell’americana in visita in Italia. 

L’abbiamo intervistata e ci siamo fatti raccontare la sua incredibile storia. La madre 17enne voleva abortire e nell’aprile del 1977 si è rivolta a una delle cliniche Planned Parenthood, tra le principali strutture abortiste d’America. Le è stato praticato un aborto salino, pratica che consiste in un’iniezione che viene assorbita dal nascituro il quale muore “bruciato” internamente ed esternamente prima di essere partorito morto. Gianna però è nata viva, benché con una serie di gravi problemi fisici con cui ancora oggi deve convivere.

Adottata e cresciuta in una nuova famiglia, a 12 anni ha scoperto come è venuta al mondo e oggi è una delle più attive antiabortiste degli Stati Uniti e si chiede come mai tante femministe considerino l’aborto come un diritto della donna (e non dell’uomo, padre del figlio in questione) quando, al contrario, non considerano minimamente i diritti della piccola donna che era la stessa Gianna quando viveva da sette mesi nell’utero di sua madre. «Dopo due settimana di vita già si sente battere il cuore - dice - ed è incredibile che quel piccolo cuore non venga considerato il cuore di una persona che ha dei diritti, prima di tutto il diritto di nascere e di vivere. In ogni altro settore della vita, in ogni altra fase, un cuore che batte viene tenuto in considerazione, è una vita da tutelare. Ma questo non avviene nei primi tre mesi di gravidanza». 

Il resto della storia di Gianna Jessen nella videointervista. 
 

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