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«Troppa violenza, in strada e sui social. Ed è colpa del linguaggio di certi leader politici»

Intervista con il ministro della Giustizia sugli scontri al corteo antifascista e sull'utilizzo dei social network

La visita piacentina del ministro della Giustizia Andrea Orlando è stata l'occasione per raccogliere le sue riflessioni sui fatti di sabato scorso che tanto hanno fatto discutere a livello nazionale. Parliamo degli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine che hanno “macchiato” uno dei due cortei antifascisti in programma il 10 febbraio in città. Il primo e più partecipato, durante la mattina, non ha dato alcun problema, mentre è durante il secondo corteo, quello organizzato nel pomeriggio dalla sinistra più radicale, che si sono verificati gli episodi di cui tanto si è parlato e rispetto ai quali ilPiacenza era in prima linea (nostro l'unico filmato, trasmesso in diretta Facebook, che ha documentato la violenta aggressione ai danni di un carabiniere in via Sant'Antonino). Al ministro, che prima ancora che un rappresentante del Governo è un esponente del Pd e quindi di una forza politica che dell'antifascismo ha fatto una bandiera, abbiamo chiesto una considerazione su quei fatti. Fatti sui quali si era già espresso nell'immediatezza e che oggi, proprio a Piacenza, ha di nuovo condannato: «Violenza e antifascismo sono due parole e due concetti che non possono stare insieme». 

E sempre in tema violenza, pare sia questa una delle caratteristiche più rilevanti (e più preoccupanti) del dibattito su temi politci che sempre di più si sta trasferendo dalle piazze reali a quelle virtuali. Sono i social network a farla da padroni in questa campagna elettorale per le politiche 2018 che culminerà con il voto del 4 marzo. Toni bellicosi, insulti e addirittura minacce sono ormai una costante su Facebook e su altre piattaforme. Al ministro Orlando chiediamo quanto siano percepite queste dinamiche da parte dei rappresentanti delle Istituzioni anche ai più alti livelli. La sua risposta è stata decisa: «Ah guardi, posso dire di averne piena percezione. Dopo che sono andato a Macerata, c'è chi sui social ha promesso di tagliare a fette mia madre e di chiuderne i resti in due valigie». Come affrontare la violenza verbale dilagante, dunque? La ricetta di Orlando è semplice: abbassare i toni, a partire dai leader politici. Perché, secondo il ministro, è anche colpa di certi rappresentanti della politica italiana se la violenza è entrata ormai a far parte in pianta stabile del dibattito prima politico e poi pubblico. «Finché si parlerà in certi termini non potremo stupirci di certe esternazioni. Ruspe, pena di morte, ritorsioni, tutti termini che non aiutano ad abbassare i toni».

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