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Ricerca scomparsi con il drone? Si può, la dimostrazione a Morfasso

Grazie ad aeromobili a pilotaggio remoto dotati di termocamere, è possibile operare nelle fasi di soccorso e nella ricerca di persone scomparse

I droni possono salvarci la vita. Passano gli anni, l’offerta tecnologica cresce sempre di più e questi piccoli aeromobili pilotati a distanza incontrano diversi ambiti di applicazione. Oggi ancora forse poco conosciuto ai piani alti delle istituzioni c’è quello del soccorso, come l’impiego nella ricerca delle persone scomparse.

In anni in cui, tra il 2016 e il 2017, su 24mila denunce di persone scomparse, solo 13mila sono state ritrovate, sono di grande aiuto i droni dotati di termocamere, telecamere che riescono a percepire la temperatura corporea e quella dell’ambiente circostante, permettendo così di individuare efficientemente persone in vita. Ne è stata data dimostrazione nell’ambito di un convegno organizzato a Morfasso nei giorni scorsi.

In un ipotetico caso di persona scomparsa gli operatori dotati di abilitazione per condurre in volo gli aeromobili a pilotaggio remoto potrebbero intervenire dopo la richiesta del coordinamento che si occupa delle ricerche. Una volta allestito il campo base con area attrezzata per il decollo e l’atterraggio, sì verifica il funzionamento del drone, dalle eliche al carrello di appoggio, alle manovre di volo. A questo punto il pilota che a distanza telecomanda e riceve le immagini riprese dalla telecamera di questi aeromobili fa alzare in volo il drone. L’operatore in base ai colori che identificano la temperatura corporea e ambientale, visualizzati su un monitor, riesce a capire se nel punto inquadrato dal drone è presente una persona ancora in vita. Il coordinamento delle ricerche attiva così i soccorsi sanitari che dopo aver prestato sul posto le prime cure trasportano la persona all’ambulanza.

E dopo la dimostrazione si discute sulla scarsa conoscenza tra gli operatori del soccorso delle diverse possibilità che offrono i droni. A ciò si aggiunge un quadro normativo nazionale che ancora non permette un accesso efficace e tempestivo a queste tecnologie.

Ad assistere alla dimostrazione, resa possibile grazie anche alla Croce Verde di Morfasso, c’erano il sindaco Paolo Calestani e quelli dei Comuni limitrofi, i carabinieri della locale stazione e quelli forestali di Castellarquato, il comandante del Nucleo Controllo Frodi Comunitarie Franco Liberati, la direttrice della scuola di polizia di Piacenza Paola Capozzi, medici, soccorritori e specialisti arrivati da diverse regioni, volontari di Protezione Civile.

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