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Venerdì, 19 Aprile 2024
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E' piacentino l'esoscheletro che aiuta a camminare

HU.GO non è l'unico esoscheletro esistente sul mercato, ma rispetto ai suoi predecessori è facilmente modulabile e configurabile, ha un costo nettamente inferiore e permette ai terapisti di lavorare in condizioni migliori. Lo hanno progettato e realizzato tre piacentini

Un fisioterapista, un progettista meccatronico e un ingegnere informatico insieme per aiutare le persone con disabilità agli arti inferiori a rialzarsi e riprendere a camminare. Gianluca Sesenna, Andrea Santi e Mirco Porcari vivono a Fiorenzuola. È qui che Gianluca propone un'idea ad Andrea, l'amico che conosce sin da piccolo. Lavorando come fisioterapista Gianluca conosce bene tutte le difficoltà di un percorso riabilitativo e cerca un modo per renderlo più efficace e accessibile a tutti grazie alle nuove tecnologie. Così dopo il lavoro, nelle sere e nei weekend inizia con i suoi amici a lavorare a HU.GO, un dispositivo robotico indossabile che permette alle persone con disabilità agli arti inferiori di stare in piedi, camminare e intraprendere un percorso terapeutico innovativo e più efficace rispetto ai sistemi tradizionali.

HU.GO non è l’unico esoscheletro esistente sul mercato, ma rispetto ai suoi predecessori è facilmente modulabile e configurabile, ha un costo nettamente inferiore, permette ai terapisti di lavorare in condizioni migliori e ai centri riabilitativi di ottimizzare le risorse. Per realizzarlo Gianluca, Andrea e Mirco hanno utilizzato tecnologie sviluppate in altri ambiti della meccanica ancora non entrate nel campo della riabilitazione. Così la multidisciplinarietà si è rivelata la chiave di volta che ha permesso loro di non fermarsi al conosciuto e guardare oltre.

Oggi la loro idea è realtà e partecipa alla StartCup Emilia Romagna attraverso la startup U&O da loro creata. HU.GO affronterà la sperimentazione clinica che nell’Università di Parma e in una casa di cura lombarda per poi essere immesso sul mercato nell’autunno 2017. U&O si presenterà al pubblico con i soci fondatori, il primo prototipo e HU.GO, il giorno 22 Febbraio 2017 alle ore 17.00 presso Urban Hub, in vicolo Alberoni 2 a Piacenza.

IL PROGETTO - Quanto vale una camminata? Non il seguire il Cammino di Santiago dai Pirenei all’Atlantico, o il percorrere la Via Francigena fino a Roma, ma semplicemente il potere alzarsi in piedi e fare due passi, magari andare al frigo per prendere qualcosa da bere. Chi di noi può liberamente farlo in questo momento probabilmente non è in grado di assegnare il giusto valore, ma proviamo a immedesimarci nella situazione in cui siamo bloccati a letto per qualche giorno a causa di una gamba malconcia o di una brutta influenza, oppure forzatamente seduti per poche ore su un aereo o in auto durante un viaggio in autostrada: la cosa che desideriamo di più è alzarci in piedi, muoverci, e non solo fisicamente, è anche un’esigenza mentale. Solo in Italia più di un milione di persone non possono camminare o fanno fatica a farlo a causa di ictus, lesioni midollari, o altre patologie.

Numeri destinati a crescere, anche solamente per il fatto che si vive e si vivrà sempre più a lungo. E’ superfluo rilevare quanto enorme sia il disagio fisico e psicologico, le ripercussioni sulla qualità della vita dei singoli individui; tuttavia vale la pena evidenziare che il problema è più ampio: a livello socio-economico coinvolge le famiglie e tutte le comunità di cui fanno parte, non ultimo lo Stato e quindi tutti noi. Tre anni fa, Febbraio 2014, Gianluca, fisioterapista, per il suo lavoro quotidianamente alle prese con queste situazioni, spazientito convocava a casa due amici che a suo avviso avrebbero potuto aiutarlo: è mai possibile che in questa epoca iper-tecnologica con droni volanti alla portata di tutti, treni proiettili, atleti con gambe in fibra di carbonio, sia così difficile avere un “attrezzo“ che possa fare qualcosa per loro? Certo, so benissimo che questi attrezzi già esistono, è da poco che i primi esoscheletri sono entrati in commercio, ma costano così tanto che in pratica nessuno può permetterseli! Non possiamo fare niente noi? Un esoscheletro è un dispositivo robotico, con motori e batterie, va indossato sopra i vestiti e permette a chi non è in grado di farlo da solo di alzarsi in piedi e camminare. I due amici sono Andrea, progettista meccatronico, e Mirco, ingegnere informatico: le competenze alla base della robotica, sono quindi coloro in grado di provare a dare una risposta a questa frustrazione. Essendo tutti e tre lavoratori, sapevano che raccogliere la sfida voleva dire entrare in un tunnel: elemosinare comprensione a famiglia e amici, mettere nel congelatore altri hobby, dedicare insomma la quasi totalità del tempo libero al tentativo di abbattere quella barriera architettonica virtuale. Lasciate ogni speranza voi che entrate, e gli sventurati entrarono, rimanendo nel romanzesco.

E’ iniziato un lungo periodo caratterizzato da serate e fine settimana trascorsi in un garage, che fa molto startup americana anni 80 ma che in realtà si rivela lo spazio necessario e sufficiente per assemblare i pezzi meccanici di un robot, provare a metterselo addosso, e vedere cosa succede premendo il tasto ‘In piedi’ oppure quello ‘Cammina’. I viaggi in treno da pendolare erano utilizzati per realizzare il software, l’”intelligenza” del robot, il componente deputato a fare in modo che la pressione del tasto ‘In piedi’ facesse muovere i motori per drizzare le gambe in una maniera la più umana possibile. La fibra di carbonio che doveva fungere da soprabito, opportunamente rivestita con gommapiuma nei punti delicati, veniva modellata quantomai artigianalmente. Dei mesi che passavano se ne rendevano conto per l’abbigliamento che dovevano via via indossare per adeguarsi alle temperature all’interno del garage, da guanti cuffia e triplo strato di maglioni per resistere al freddo freddo, a maglietta e calzoncini per sopportare il più possibile il caldo caldo. In parallelo a tutto questo era necessario informarsi: c’erano tesi su internet con materiale e calcoli interessanti per scoprire ad esempio quanto potenti dovevano essere i motori; e capire cosa c’era sul mercato, perché è pur vero che ci sono già esoscheletri in commercio, ma sono molto pochi quelli venduti e in realtà – ad oggi – sono solo tre al mondo le aziende che li producono: due americane e una israeliana: bisognava conoscere i loro prodotti, i loro punti di forza e di debolezza, come avevano risolto loro i problemi che via via i tre amici si trovavano ad affrontare. Le domande a cui cercavano risposta erano due: costruire un esoscheletro, con quei mezzi e quelle competenze, era una cosa tecnicamente fattibile? E il costo poteva giustificare un prezzo sul mercato decisamente più accessibile, rispetto a quelli già in commercio? Quasi due anni dopo quell’incontro, a fine 2015, il prototipo sviluppato è stato in grado di mettere in piedi e far fare qualche passo ai primi volontari, amici e amici di amici soprattutto, che avendo problemi di varia natura alle gambe, si sono mostrati disponibili a provarlo. Un cerchio si era chiuso, le domande avevano avuto risposta, con tangibile soddisfazione. U&O è una startup innovativa fondata da Gianluca Sesenna, Andrea Santi e Mirco Porcari nel Febbraio 2016, la cui missione è di rendere la robotica riabilitativa alla portata di tutti. Ciò che vuole inizialmente proporre è un Percorso riabilitativo di nuova generazione, il cui cuore tecnologico è l’esoscheletro HU.GO, che sta per Human Going. Il prezzo di HU.GO è sensibilmente inferiore a quelli attualmente sul mercato: si parla di 35mila€ circa contro un prezzo medio che supera i 100mila euro.

Va chiarito che l’esoscheletro, in generale, non solo HU.GO, non è ancora un dispositivo pronto ad essere considerato un mezzo di locomozione; non può, ad esempio, sostituire la sedia a rotelle nei più comuni spostamenti: è stato però dimostrato che il suo utilizzo nei percorsi riabilitativi all’interno di strutture specializzate consente di raggiungere i risultati migliori da diversi punti di vista. Innanzitutto, è il tipo di riabilitazione meglio accolta sotto l’aspetto psicologico e motivazionale: potere stare in piedi, guardare le persone negli occhi, potersi spostare anche solo per un’ora al giorno senza troppi vincoli, induce il paziente ad intraprendere il percorso terapeutico con più stimoli e continuità. Sembra banale, ma il solo alzarsi e muoversi permette di ridurre le problematiche a cui tutti gli organi del corpo umano vanno incontro a causa dell’immobilità; e le attività residue, come la digestione e la respirazione, ne traggono giovamento. Infine, nei casi in cui la problematica del paziente presenti margini di recupero, l’esoscheletro si rivela lo strumento più rapido ed efficace: recenti studi condotti su piccoli gruppi di persone sottoposte a questo tipo di terapia hanno rilevato un significativo aumento nei loro livelli di autonomia personale. Sono gli effetti di quella che, in gergo medico, viene chiamata plasticità neuronale: quando il cervello ha perso la capacità di comandare un certo movimento, inducendo quel movimento per altre vie, ad esempio grazie ai motori che guidano la gamba, il cervello può tornare a riacquisirla. Il movimento che viene indotto dev’essere il più simile possibile a quello originale, ed è per questo che serve una macchina, serve un robot, per ottenere il più ampio recupero possibile.

L’ingresso sul mercato di HU.GO è previsto nella seconda metà di quest’anno, e i primi clienti saranno i centri di riabilitazione, come ospedali, case di cura e cliniche. E’ importante che i pazienti prendano familiarità con il dispositivo all’interno di queste strutture, prima di pensare di estenderne l’utilizzo alle mura domestiche, obiettivo di medio termine. Anche per un centro di riabilitazione, i benefici derivanti dalla dotazione di un esoscheletro sono significativi: si pensi ad esempio che una tecnica tradizionale, senza ausili robotici, richiede in alcune situazioni l’intervento di tre terapisti per ciascun paziente, due a sostenerlo e uno che manualmente guidi il movimento. Con l’assistenza dell’esoscheletro, un solo terapista, del tutto sgravato dal peso del paziente, può concentrarsi sulla sua postura e sul suo movimento. In sintesi: risultati migliori, in un tempo minore, con un utilizzo più efficiente del personale, che a sua volta si trova a lavorare in condizioni più favorevoli. La stampa italiana nelle scorse settimane ha dato risalto alla revisione dei LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza, che sono rimasti inspiegabilmente inalterati per quindici anni: tra le prestazioni a cui finalmente è stata riconosciuta la giusta importanza, e quindi un contributo statale, figura anche la riabilitazione assistita da strumenti robotici, ulteriore motivo che indurrà i centri di riabilitazione a introdurre percorsi terapeutici con esoscheletri. Del resto, chi si occupa di previsioni di mercato, prevede una crescita esponenziale nei prossimi dieci anni in questo settore, attribuibile a diversi fattori: l’abbattimento dei costi, l’adeguamento delle normative, la tecnologia che diventa sempre più alla portata delle persone, e le persone che diventano sempre più amiche degli strumenti tecnologici. Non ultimo fattore, l’estensione del mercato ad altri ambiti: molto significativo in termini numerici ma tutto da esplorare è quello dell’assistenza agli anziani, per permettere loro di mantenere un livello di autonomia il più alto possibile e il più a lungo possibile: una camminata sgravata dalla fatica del dover trasportare il proprio peso è tra le prescrizioni più indicate che un medico potrebbe fare. HU.GO è stato appositamente pensato per un fine riabilitativo e assistenziale, da utilizzarsi all’interno di strutture sotto la supervisione di personale opportunamente preparato.

Da quando U&O è stata fondata, sono stati molto frequenti i contatti con operatori del settore, e la partecipazione a fiere ed eventi, per carpire le esigenze principali di chi probabilmente trascorrerà più tempo col dispositivo, ossia proprio il personale terapeutico: i feedback raccolti hanno influito in maniera decisiva sulla progettazione. In questi contesti si trattano persone con corporature, condizioni fisiche e patologie molto diverse tra loro, e la possibilità di regolare e programmare velocemente il dispositivo in base al paziente è visto come uno degli aspetti più problematici dei modelli ad oggi in commercio, e allo stesso tempo uno dei fiori all’occhiello di HU.GO, insieme a un design snello e poco invasivo per il paziente. U&O da Giugno scorso ha iniziato a collaborare con Urban Hub e ASTER, le realtà che seguono le startup locali, aderendo all’incubatore piacentino a vocazione sociale InLab. Da allora ha partecipato a StartCup, un concorso che premia i migliori business plan, vincendo il premio provinciale e classificandosi seconda a livello regionale tra più di 120 startup partecipanti, e ha rappresentato Piacenza e provincia al Premio Nazionale dell’Innovazione 2016, tenutosi a Modena a inizio dicembre. Il motto che i tre amici hanno scelto per concludere tutte le loro presentazioni, si tratta di una citazione, recita: “Every single time you help somebody stand up, you are helping humanity rise”, ogni singola volta tu aiuti qualcuno ad alzarsi, stai aiutando l’umanità a crescere.

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