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Omicidio di Fiorenzuola, Rizzotto e le frasi sul diario: «Ho picchiato Daniela e le ho fatto male»

Iniziato il processo in Corte di assise per il 36enne arrestato dai carabinieri e accusato di aver gettato dalla finestra la compagna Daniela Puddu la sera del 14 giugno del 2014

Ha assistito con attenzione e tranquillità alla prima udienza del processo che lo vede imputato di omicidio volontario aggravato nei confronti della convivente. Dario Rizzotto, 36 anni, è accusato di aver fatto cadere, il 14 giugno del 2014, dalla finestra al terzo piano di via Illica a Fiorenzuola - da un’altezza di undici metri - la convivente Daniela Puddu, 37 anni, e madre di un ragazzo e una ragazza.

Dalla prima udienza sono emersi la ricostruzione di quella tragica notte, i rilievi dei carabinieri, mostrati in aula con video e foto, le testimonianze di chi accorse subito dopo la caduta e un diario dell’uomo, dove aveva annotato in diverse occasioni di aver picchiato la donna, durante i litigi, anche con calci e pugni. Nelle stesse pagine comparivano, però, frasi di scuse e di dichiarazioni di amore: «Ho picchiato Daniela perché l’ho vista con Raji (un indiano che sarebbe stato il suo ex fidanzato, ndr)», oppure «ho picchiato Daniela e le ho fatto male. Scusa Daniela, le ho fatto la faccia con calci e pugni. Daniela Tvb (ti voglio bene, ndr)».

Davanti alla Corte di assise, presieduta da Italo Ghitti e a latere Maurizio Boselli, oltre a sei giudici popolari, si è aperto oggi, 26 ottobre, il processo che ha portato alla luce la travagliata storia tra i due. Nelle prossime udienze saranno ascoltati anche gli esperti che hanno effettuato una perizia cinematica sulla caduta e sul Dna. Rizzotto è difeso dagli avvocati Andrea Bazzani e Francesa Cotani (quest’ultima del Foro di Milano) mentre la sorella di Daniela - originaria di Iglesias, in Sardegna - si è costituita parte civile con l’avvocato Mara Tutone.

La testimonianza più importante è stata quella del maresciallo Marcello Cozza, del Nucleo operativo dei carabinieri di Fiorenzuola.

Il sottufficiale fu tra i primi a intervenire quella notte ed effettuò i rilievi sulla strada - il corpo della donna era prono (a pancia in giù) sul marciapiede con il capo verso il muro dell’abitazione e i piedi verso la strada. Sul terreno, oltre alle chiazze di sangue, i carabinieri ritrovarono anche una catenina con l’effige di Padre Pio, un’altra catena con le immagini di alcuni santi e un orecchino.

Poi, i carabinieri salirono in casa e fecero una ripresa di due minuti dell’interno dell’appartamento. Mentre erano al lavoro, un violento temporale lavò le tracce sul marciapiede - fotografate in precedenza - fino a farle quasi scomparire.

Nei due giorni seguenti, gli investigatori dell’Arma eseguirono altre riprese all’interno dell’appartamento (vennero sequestrati il computer della donna, il cellulare di Rizzotto e le agende della coppia) e le immagini hanno mostrato che nell’appartamento potrebbe essere accaduto qualcosa prima della caduta.

La maniglia della porta del bagno era quasi staccata e sulla porta c’era il segno di un calcio. In camera da letto - la stanza dalla quale Daniela è caduta - i militari hanno trovato vicino alla finestra aperta: il comodino spostato dal muro, un abat jour a terra e un anello semi aperto che serve per chiudere una collanina. Numerose le impronte digitali rinvenute anche sulla finestra, ma nessuna di queste è stata giudicata interpretabile anche perché rappresentavano quasi tutte strisciate delle dita.

In apertura sono ascoltati un medico che era passato di lì e si era fermato per i soccorsi, un infermiere del 118 e un abitante che ha dato per primo l’allarme. Tutti hanno descritto Rizzotto, originario del Trapanese, come agitato - «dava testate contro il muro e lo prendeva a calci» - e che si aggirava intorno al corpo chiedendo ai soccorritori di fare presto. Un comportamento che ha fatto decidere i sanitari a portare subito al vicino ospedale la donna - incosciente - anche se era stata solo parzialmente stabilizzata. Due testimoni hanno riconosciuto quell’uomo in Rizzotto e quando il giudice ha chiesto loro di indicarlo hanno risposto girandosi verso l’imputato.

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