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Tragedia di Castellarquato, Silva chiede come stanno moglie e figlio

L'uomo pare si stia rendendo conto di quanto ha fatto. Ha parlato con il suo avvocato Sisto Salotti e sta prendendo coscienza del suo gesto. Il sostituto procuratore Matteo Centini, chiederà un incidente probatorio per stabilire se l'uomo è capace di intendere e volere e se in grado di stare in giudizio. Anche il suo legale nominerà un perito di parte

Nella notte tre il 20 e il 21 febbraio ha cercato cercato di uccidere moglie e figlio a colpi di giratubi nella loro abitazione di strada Rico a Castellarquato e da quel giorno il 62enne Aldo Silva si trova in carcere per duplice tentato omicidio. Mentre Vilma Pighi di 58 anni e Marco Silva di 24 stanno lottando tra la vita e la morte nel reparto di Rianimazione dell'ospedale Maggiore di Parma, l'uomo pare si stia rendendo conto di quanto ha fatto. Ha parlato con il suo avvocato Sisto Salotti e sta prendendo coscienza del suo gesto tanto che ha chiesto come stanno la moglie e il figlio. Il sostituto procuratore che sta coordinando le indagini dei carabinieri, Matteo Centini, chiederà un incidente probatorio per stabilire se l'uomo è capace di intendere e volere e se in grado di stare in giudizio. Anche il suo legale nominerà un perito di parte.

Aldo Silva, ex cantoniere comunale ora in pensione nel 2015 era stato colpito da un'influenza dovuta forse ad un'infezione che lo ha tenuto in coma per una cinquantina di giorni. Da lì non è stato più lo stesso, era in cura ed era stato sottoposto ad un Trattamento Sanitario Obbligatorio. Era un cacciatore e dopo il Tso gli erano state ritirate le armi. Silva era seguito settimanalmente e prendeva psicofarmaci perché pensava di essere perseguitato e pedinato, credeva che qualcuno lo volesse avvelenare. Soffriva, avevano fatto sapere dall'Arma, di bipolarismo e si stava curando conducendo una vita all'apparenza tranquilla, fino a quella notte in cui ha deciso di uccidere la sua famiglia e sé stesso: «Dovevo morire anche io». L'uomo avrebbe covato per mesi rancore nei confronti del figlio: «Mi contraddiceva sempre, per questo ho fatto quello che ho fatto», aveva dichiarato ai carabinieri nelle ore successive alla tragedia.

Silva verso le 3 del 21 febbraio si era svegliato e avrebbe raggiunto il figlio Marco nella sua camera da letto e lo avrebbe colpito più volte alla testa con un giratubi provocandogli due fratture craniche gravissime, la moglie era corsa in aiuto del figlio e anche lei era stata colpita brutalmente. Silva aveva anche picchiato il cane Ugo riducendolo in fin di vita, poi aveva aperto il gas e dopo aver chiuso tutte le finestre nel tentativo estremo di farla finita. A porre fine alla follia, il cognato preoccupato per la sorella che non si era presentata al lavoro: una volta entrato in casa si era reso conto di quanto successo e aveva chiamato i soccorsi. 

Tentato omicidio a Castellarquato ©Trespidi/ilPiacenza

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