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A Bobbio un nuovo laboratorio d’artigianato dedicato al restauro tessile

La 26enne bobbiese Elisa Monfasani, insieme alla coetanea Emanuela Fistos, ha deciso di aprire una bottega nel borgo: «Vogliamo divulgare l’arte tessile, attività di nicchia»

Bobbio ha un nuovo laboratorio d’artigianato, dedicato al restauro tessile: “Festina Lente Studio”. Ad aprirlo è la 26enne bobbiese Elisa Monfasani, insieme a una coetanea di Milano, Emanuela Fistos.

Elisa al termine del liceo “Cassinari” voleva rimanere nell’ambito artistico. «Il caso volle – racconta lei stessa - che alla fine del quinto anno a scuola vennero invitati alcuni ex studenti per raccontare la propria attività. Entrai in contatto con unaElisa Monfasani ed Emanuela Fistos-2 restauratrice tessile di Piacenza: scoprii un mondo nuovo in grado di affascinarmi subito».

All’università frequenta la scuola per la valorizzazione dei beni culturali di Botticino (Brescia), accreditata dal MiBact e dal Miur, che organizza corsi per restauratori dei beni culturali e tecnici del restauro. E porta a termine un corso quinquennale sui restauri antichi con la votazione di 110 e lode, menzione alla carriera e dignità di stampa. Mentre studiava svolge anche alcuni tirocini di restauro a Roma, Bolzaro e Bari. Lavora per un anno nel settore e, lo scorso giugno, si lancia in un’avventura sua: nasce “Festina Lente Studio”.

«Inizialmente non era un laboratorio vero e proprio, ma uno spazio virtuale. Insieme a una mia collega di università, la coetanea milanese Emanuela Fistos, aprimmo una pagina social per divulgare la conoscenza dell’arte tessile». Tanto che le due proseguono quest’attività divulgativa: scrivono su un sito (“Storie Parallele”) e su una rivista (“Arte Morbida”).

In seguito decidono di compiere un passo importante, aprendo uno spazio fisico tutto loro a Bobbio, proseguendo comunque laVal Trebbia Bobbio (Tipleco)-2 divulgazione via social e anche l’organizzazione di corsi ed eventi per far conoscere l’arte tessile e il mestiere, «che è di nicchia». Il laboratorio si trova in Contrada dei Donati, al civico 9. Davanti, curiosamente, a un negozio da sarta che confeziona abiti da sposa. È già aperto da alcuni giorni, poi in settembre le due professioniste intendono inaugurarlo con un evento.

Come mai a Bobbio? «Eravamo indecise tra Milano e Bobbio – chiarisce Elisa - ma per quanto mi riguarda, qui, oltre agli affetti, ci sono una serie di persone con le quali collaboravo già in diversi progetti. Sono stata via sei anni tra università e lavoro, volevo tornare a casa mia e lavorare da queste parti». Quindi la collega si trasferirà in Valtrebbia? «Certo, lavoriamo insieme, lei è un tecnico del restauro. Dovrebbe trasferirsi qui, sarà la nostra base. Poi, spesso saremo noi a doverci spostare verso le opere d’arte e i materiali antichi».Emanuela Fistos-2

Di cosa vi occupate nello specifico? «Di restauro e conservazione di materiali e manufatti tessili e in pelle. Quindi trattiamo arazzi, tessuti, tappeti, oggetti di cuoio, pelle, avvisi storici. Qualsiasi cosa che riguarda il tessile. Negli ultimi anni ci capita anche di avere a che fare con l’arte contemporanea». Chi si rivolge a voi? «I clienti sono privati, collezionisti, ma anche persone comuni che hanno un tappeto antico a casa da far sistemare. Oppure musei e gallerie d’arte, enti pubblici».

Ma cosa significa “Festina Lente”? «È una locuzione latina – precisa Elisa - attribuita all’imperatore Augusto che, letteralmente, significa “affrettati lentamente”. Riunisce due concetti in contrasto: la velocità e la lentezza. Ovvero invita ad agire senza indugi, ma con cautela. Questo motto l’abbiamo fatto nostro, perché rappresenta il nostro mestiere di restauratori. Occorrono tempi lunghi per intervenire su un’opera d’arte. Solo dopo aver indagato, analizzato e studiato bene, passiamo all'azione. E, una volta definito l’intervento, non si può indugiare».

Così Bobbio, ora, ha un’attività in più. «C’è curiosità nel borgo per questo nuovo spazio – spiega Elisa -, sia tra i residenti che tra i turisti. Non si crede che possa esistere un mestiere del genere, apprezzano che siamo giovani e che ci mettiamo in gioco in un paese antico come questo e non in una grande città. Abbiamo rispolverato un lavoro artigianale e questo fa sempre effetto in un borgo così caratteristico».

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