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Giovedì, 25 Aprile 2024
Attualità Borgonovo Val Tidone

A Borgonovo ricordato il brigadiere e partigiano Alberto Araldi

L’Arma dei Carabinieri non ha dimenticato il sacrificio di Araldi, arruolato nei carabinieri e poi protagonista della resistenza piacentina

Settantasette anni dopo la morte, i carabinieri del Comando Provinciale di Piacenza hanno commemorato il brigadiere medaglia d’oro al valore militare alla memoria di Alberto Araldi, fucilato a Piacenza il 6 febbraio 1945. Al cimitero di Borgonovo, dove il brigadiere riposa, si è svolta la cerimonia di commemorazione con la deposizione di un cuscino di fiori sulla tomba. L’Arma dei Carabinieri non ha dimenticato il sacrificio di Araldi, nato a Ziano Piacentino il 18 gennaio 1912, arruolato nei carabinieri, che venne arrestato l’8 settembre 1943 e detenuto nel carcere di Parma, da cui però riuscì a fuggire, scegliendo allora di unirsi alle formazioni partigiane operanti in Val Trebbia e Val Luretta.

Era conosciuto dai piacentini come “Paolo” ed era il vice comandante della Divisione “Giustizia e Libertà”. Nel febbraio del 1944, mentre tentava di entrare in Piacenza, per compiere un’ennesima azione, tradito, venne catturato e rinchiuso nelle carceri di Piacenza e dopo un anno venne fucilato nel locale cimitero. La sua storia personale si è intrecciata con la resistenza partigiana e i percorsi della storia di quel periodo.

Ecco la motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria:

“Patriota di grande fede e di purissime doti, coraggioso, indomito e valoroso comandante partigiano, guidava i propri uomini alle più ardite imprese dando con le sue epiche gesta, alle popolazioni atterrite dalla prepotenza e dai soprusi degli oppressori, la fede nel movimento partigiano. Dopo aver compiuto per sua iniziativa, azioni di leggendario valore, organizzava un audace piano per colpire uno dei maggiori responsabili delle ignominie e delle efferatezze. Catturato per vile delazione mentre si accingeva a compiere la missione, veniva condannato a morte ed affrontava con fierezza e serenità il plotone di esecuzione che col piombo fratricida troncava la sua balda esistenza. Cadeva al grido di “Viva l’Italia!”, esempio ed assertore di ogni eroismo. Piacenza, 6 febbraio 1945”.

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