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Appennino resistente / Ottone

A Orezzoli di Ottone sopravvive un circolo con dodici tesserati

Lo storico albergo “Falconiere” prosegue come circolo “Mcl” nei fine settimana grazie ai coniugi Claudio Malaspina e Milena Mazzocchi

Orezzoli, Alta Valtrebbia: mille metri d’altitudine e un circolo che sopravvive, pur avendo solo una decina di tesserati. Claudio Malaspina, nativo di questo paesino di Ottone, insieme alla moglie Milena Mazzocchi, originaria di Cariseto di Cerignale, nei fine settimana riaprono l’ex albergo “Falconiere”, oggi circolo del Movimento Cristiano Lavoratori.

Al sabato e alla domenica – oltre che nel mese di agosto – i due coniugi spalancano le porte della struttura che fu della famiglia di Claudio. «L’albergo Falconiere aprì nel 1972 su impulso di mia madre Norma, di mio padre Leopoldo e di mio zio Provo». Leopoldo è scomparso nel 2013, Norma nell’agosto del 2020. «Mia madre - racconta il figlio - negli ultimi anni gestiva il bar, faceva da mangiare a qualche operaio di passaggio».

Il nome “Falconiere” richiama la presenza dei falconieri nel castello dei Malaspina della vicina Cariseto. Dal 2014 è diventato circolo del Movimento Cristiano Lavoratori che permette la prosecuzione di un’attività in un territorio così marginale. «Avevamo 17 tesserati - spiega Claudio - poi 15, ma nelle ultime settimane purtroppo sono morti in tre per cause naturali. Ora siamo 12.La signora Norma Canevari-2 Ovviamente non c’è alcun guadagno a tenere aperta un’attività del genere, ma abitiamo sopra il circolo, quindi siamo sempre qui e disponibili a tenerlo aperto. D’inverno è utile per chi si svuole scaldare un po’. D’estate abbiamo il terrazzo dove si respira bene».

Claudio da 35 anni lavora per una multinazionale che si occupa dell’estrazione di sale. «Lo commercio in diverse province attorno a Piacenza - racconta -, parto da casa il lunedì mattina e sto molto in giro. Poi al venerdì sera faccio sempre ritorno a Orezzoli. Da Piacenza ci vuole un’ora e mezza, abbiamo tribolato un po’ quando è crollato ponte Lenzino. Adesso “si viene su” meglio con il ponte provvisorio».

Con Claudio e Milena Orezzoli ha otto residenti. In agosto le presenze superano il centinaio. «Il 99% di loro arrivano dal milanese, quasi nessuno dal genovese. In questo paese sono tutti andati a vivere e lavorare a Milano».

Tra qualche anno Claudio andrà in pensione e chissà cosa s’inventerà per rendere più operativo il circolo. «Lui è nato qui - precisa Milena - non se ne vuole andare e ci sta troppo bene. Io mi sono abituata a questa realtà». Milena, che ha perso il padre per Covid lo scorso dicembre ed è ancora provata da questa esperienza, è un’ottima cuoca: «Ho imparato da mia nonna e dalla suocera». A Claudio, invece, piace imbottigliare il vino.

I due coniugi non si annoiano a Orezzoli? «No – rispondono con fermezza entrambi – perché c’è sempre qualcosa da fare. La noia proprio non la sentiamo! Finito un lavoro ne viene in mente subito un altro. Chi vive in montagna sa di cosa parliamo. D’inverno con la neve c’è sempre da pulire, sistemare. Fortunatamente non siamo isolati, da qualche tempo internet è arrivato anche qua. E quando siamo liberi ci concediamo una pizza a Rocca Corvi».

Certo, «servirebbero strade più sicure e belle per raggiungere l’Alta Valtrebbia». «D’estate – aggiunge ancora Claudio – è molto rischiosa: troppe moto corrono all’impazzata, ci sono pochi controlli nel weekend, si rischia la vita».

Almeno nei mesi più caldi la vallata si ripopola. «Se si viene in Alta Valtrebbia – è il monito di Claudio - si deve cercare di conoscere le persone, i luoghi, senza chiudersi, non rimanendo incollati agli smartphone. Non bisogna portare la città qua». «Credevamo – aggiunge Milena - che la pandemia avesse cambiato le cose e fatto riscoprire un po’ il piacere di vivere insieme, in comunità, ma non è così». Però Claudio ci tiene a ringraziare i suoi compaesani di Ottone. «Durante i tre mesi del primo lockdown non ho potuto raggiungere e aiutare mia madre. I ragazzi della Croce Rossa di Ottone le portavano la spesa e le medicine a mia madre. Ci tengo a ricordarlo per esprimere la mia gratitudine nei loro confronti».

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