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Mercoledì, 24 Aprile 2024
La testimonianza / Calendasco

A piedi dove dovrebbe esserci mezzo metro d’acqua: ecco la drammatica secca del Po

Il racconto e le impressionanti immagini del Grande Fiume nella zona di Calendasco in questo periodo di grave siccità

Per chi è avvezzo a frequentare le sponde del Grande Fiume riconoscere un fattore di seria criticità non è difficile: le spiagge mai viste prima parlano da sole. Gli appelli ad un consumo equilibrato e cosciente dell’acqua per uso civile e le ordinanze comunali per regolamentarne il suo uso sembrano più che mai un’ottima decisione presa per tempo.

Parlano chiaro gli “spiaggioni” enormi, desolati e inusitati che emergono dalla grande secca e ancora deve iniziare il mese di luglio. Sia la sponda emiliana piacentina che quella lombarda sono oramai appena accarezzate dal lentissimo scorrere del Po. Dove il letto del fiume sembra avere una consistente larghezza è solo un fuoco di paglia: lì c’è forse ed appena un metro o facilmente anche meno d’acque. Solo il letto principale, profondo più di qualche metro, tiene alla vista. Rimane comunque sconsigliato tentare un attraversamento “a piedi” del fiume: infatti proprio perchè rimane il profondo canale principale ben colmo e superabile solo a nuoto non va tentata questa pericolosa impresa.

Se quindi a monte di Piacenza le due anse di Po nel comune di Calendasco si mostrano nella loro schietta e inaspettata spropositata grandezza, ancora di più colpisce la ridotta dimensione del fiume. La piarda del Mezzano davanti a Somaglia è un deserto di fine sabbia bianca che lascia il letto principale del fiume scorrere contro la sponda lombarda recentemente “gigata” con macigni. Sulla spiaggia emergono solo tante e profonde impronte di animali selvatici che vanno ad abbeverarsi nel fiume ridotto di larghezza come non lo si era mai visto nelle estati precedenti.

La drammaticità della secca la si evince anche sulla piarda del Boscone Cusani, davanti a Corte Sant’Andrea il cui approdo è stato letteralmente chiuso all’uso civico dei battelli, resta attivo poco a monte il porticciolo delle Gabbiane. Il corso del fiume tra Corte Sant’Andrea e Calendasco, in sponda lombarda, mostra una piarda immensa: il letto del Po ritirato di almeno un centinaio di metri, il letto del fiume ad un terzo della sua dimensione, circa due chilometri di secca inaspettata calpestabile, inimmaginabile.

Qui di fronte al Boscone c’è la foce del fiume Lambro, anch’esso ridotto ad un misero torrente che mostra inconsuete spiaggie nel suo letto. Il fiume Po “batte” sulla sponda lombarda, ma si è ridotto ormai ad una larghezza di poco più di 50 metri, uno spettacolo desolante se si pensa che stiamo parlando del fiume più grande d’Italia. 

Il Po sulla sponda emiliana del Boscone ha ridotto l’alveo di circa 150 metri anche se il livello delle acque che ricoprirebbero le sabbie sarebbe stato in questi tempi di circa 70 centimetri. Una portata però importante di acqua se la si “spalma” sull’intero suo corso e non per niente stiamo parlando di una secca storica “triplice”, e solo per ora, confrontata con quella del ’62 e che ancora sicuramente non ha mostrato il suo picco. 

Camminare per decine di metri dove dovrebbe esserci “una gamba” d’acqua è veramente incredibile, qui davanti a foce Lambro in comune di Calendasco. 

Arrivare al fianco delle acque e constatare di quante decine di metri il letto del fiume si è ritirato mette sconcerto, il Po è ora ridotto ad una “canalone” largo poche decine di metri che scorre lentissimo, sembra fermo, liscio come una lastra di vetro.

Nessuna battellina di pescatori è ferma sulle rive né si osa tentare di solcare l’acqua perché “navigare a vista” diventa molto insidioso per il fatto del fondale ridotto ai minimi termini anche dove il fiume sembra farsi largo. Risalendo compare alla vista un “ramo secco e ormai morto” di Po verso il Veratto di Santimento, impressionante. Nel mezzo, tra il Po vivo e quello ormai desolato, c’è un ballottino boscoso lungo quasi un chilometro, che normalmente è circondato dal fiume su ambo i lati e questo la dice tutta, mentre sabbioni spuntano da ogni dove si metta lo sguardo.

Le spiagge gigantesche parlano da sole: qui nel tratto di fiume piacentino così come a monte in direzione Pavia o scendendo verso il cremonese e la bassa parmigiana di Giovannino Guareschi, appaiono spiagge che l’ultimo secolo mai aveva mostrato, che sorprendono anche “i vecchi” del fiume, che fan intavolare discussioni nelle piccole osterie.

La drammatica “sete” del Po è sotto agli occhi di tutti anche qui nel Piacentino e se per ora il problema è circoscritto alle coltivazioni agricole bisognose di acque ad uso irrigatorio, questa estate di certo ci insegnerà un uso e un rispetto maggiore delle falde acquifere e dei corsi d’acqua e questo è il minimo che possiamo fare. E intanto l’idrometro al Masero di Calendasco tocca ormai i 2 metri sotto allo zero idrometrico, una follia ipotizzarlo solamente qualche anno fa.
Umberto Battini

Secca a Corte Sat Andrea verso Calendasco-2Foce Lambro il Po ridotto a un canalone-2Foce Lambro il Po si è ritirato-2Foce Lambro davanti a Boscone-2Secca del PO davanti a Boscone Cusani-2Mezzano di Calendasco Po in secca storica-2

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