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«Accelerare il decommissioning della centrale di Caorso»

Risoluzione presentata dalla capogruppo di Europa Verde, Silvia Zamboni, alla Giunta Bonaccini: «Individuare in fretta il sito nazionale per le scorie»

C’è anche la ex centrale di Caorso nella risoluzione presentata dalla capogruppo di Europa Verde, Silvia Zamboni, alla Giunta Bonaccini. La Regione chieda al Governo «di opporsi in sede Ue all’inserimento di nucleare e gas nella “tassonomia verde” (cioè di classificarli come fonti green)».

La consigliera regionale scrive, inoltre, «di non attingere a risorse pubbliche destinate alle rinnovabili per fare fronte al “caro bollette” e di rivedere gli obiettivi al 2030 del Piano nazionale integrato energia e clima “adeguandoli a quelli UE e disponendoli in un cronoprogramma che indichi con chiarezza target quantitativi e target temporali per raggiungerli». Zamboni, poi, chiede alla Regione di impegnarsi per «ridurre gradualmente i Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), che lo Stato versa ogni anno nella misura di circa 20 miliardi all’industria nazionale – grande, media e piccola – in relazione all’impiego di fonti fossili, vincolando l’ottenimento di tali risorse alla predisposizione di piani a breve termine e a iniziative concrete a sostegno dell’efficienza energetica e dell’utilizzo delle fonti rinnovabili)». Tra le richieste, c’è anche quella «di operare affinché nella redazione dei bandi per l’impiego dei fondi del Pnrr ci sia un adeguato coinvolgimento delle amministrazioni locali e regionali a supporto delle attività di ricerca che si svolgono, nei territori di riferimento, in campo ambientale ed energetico ad opera di Università, Laboratori e articolazioni di Centri di ricerca regionali e nazionali che lì operano». L’ultimo punto della risoluzione chiede l’impegno ad «accelerare i tempi della messa in sicurezza dell’ex centrale nucleare di Caorso, in particolare definendo la localizzazione di un sito sicuro per il deposito delle scorie radioattive».

Dopo un excursus politico sulle decisioni della Ue che hanno portato alla proposta di riconsiderare nucleare e gas, Zamboni ricorda che “l’industria elettronucleare in tutto il mondo occidentale riesce a realizzare impianti solo grazie al finanziamento pubblico, che poi ricade sulle bollette dei consumatori”. L’Ocse, poi, ha ritenuto mesi fa che gli investimenti per l’introduzione del gas nella tassonomia verde “sia incompatibile con i percorsi di neutralità climatica al 2050”. Per la capogruppo di Europa Verde “occorre andare oltre per non mancare gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e al 2050”. Il riferimento è alla centrale di Ravenna che, prevista a carbone, fu poi realizzata a metano.

I colossi italiani dell’energia vanno contro gli obiettivi Ue 2030: Eni contando tagliare solo il 25% di emissioni di gas serra “con un obiettivo di soli 15 GW di fonti rinnovabili, sempre al 2030, a fronte delle concorrenti Total con 100 GW e BP con 50 GW”. Gli italiani, conclude Zamboni, si ritrovano con il caro bollette (+470% quello del gas metano) un aumento che “   comporta rilevanti profitti anche per Eni e, al contrario, un inaccettabile aggravamento del carovita per il popolo italiano e un aggravamento dei costi per il sistema delle imprese”.

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