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Affido, non servono nuove leggi ma più monitoraggio dei servizi sociali

Convegno degli avvocati, con il presidente del Tribunale dei minori di Milano. «L’affido ai genitori resta la soluzione migliore, salvo rare eccezioni». Lo psichiatra Camerini: «Lo psicologo non accerta i fatti, quello lo fa il magistrato, e purtroppo le relazioni dei servizi sociali spesso vengono considerate come corrispondenti ai fatti»

Sopra tutto c’è la tutela del minore, anche se oggi la tendenza è quella di lasciare i figli ai genitori che siano in grado di assumersi la responsabilità di fare le mamme e i papà. Nel caso più delicato degli affidi - l’affido esclusivo è un caso eccezionale - occorre valutare bene le prove, da parte dei magistrati, perché le relazioni dei servizi sociali non sono prove per cui si tolgono i bambini. E servirebbe anche un maggior monitoraggio sull’operato dei servizi sociali. Stabilire l’affido condiviso, oppure quello esclusivo, è il compito delicatissimo dei Tribunali e dei Tribunali per i minorenni, i quali si avvalgono di altre discipline ed enti a supporto della loro attività (neuropsichiatri, Forze dell’ordine, servizi sociali). Sono i temi dibattuti al partecipato (e lodato da più parti) convegno “L’attività istruttoria nel processo di famiglia - Interesse e affidamento del minore”, organizzato dall’Osservatorio nazionale sul diritto di famiglia, (con il presidente Nicole Tribi) e patrocinato dall’Ordine degli avvocati e da quello dei medici, presieduti da Giovanni Giuffrida e Augusto Pagani.

pubblico massa mingardi-2L’incontro ha visto un’aula del Tribunale esaurita in ogni ordine di posti da parte di avvocati e medici piacentini. Di primo piano i relatori: il presidente del Tribunale dei minori di Milano, Maria Carla Gatto, il presidente della sezione civile del Tribunale, Marisella Gatti, il neuropsichiatra infantile, Giovanni Battista Camerini. La giornata è stata moderata da Marco Paladini, ex magistrato e professore associato di Diritto privato all’università di Brescia. Secondo Gatto, nell’istruttori sugli affidi «non serve un cambiamento normativo, ma occorrono più sguardi incrociati sui minori allontanati dalle famiglie. Più interazione tra servizi vari (giudici, servizi sociali, psicologi, Forze dell’ordine) e l’eliminazione degli appalti ai servizi sociali senza un controllo su formazione e qualità degli interventi. Va monitorato ciò che si fa, senza modifiche al percorso normativo». Sugli attacchi ai magistrati che si sono occupati del caso Bibbiano, Gatto ha sottolineato come «si stia ridimensionando il numero dei casi. Anche qui, è necessario un controllo di chi opera in rete per il supporto ai minori e alle famiglie, uno scambio di informazioni e un’attività di monitoraggio rispetto alle situazioni dei minori che sono in continua evoluzione». «Le famiglie affidatarie sono in calo - ha ricordato Gatto - e vanno supportate». «I numeri sono sempre stati insufficienti rispetto alle esigenze. Ritengo, però, che il consesso privilegiato resti la famiglia. Ad esempio, a Milano ci sono 225 mila minori residenti e ci sono 278 minori in affido, 500 in comunità, e 500 in comunità con un genitore. Gli allontanamenti dal nucleo famigliare sono nella media italiana, 3 su mille», ha dichiarato.

Gatti ha parlato del lavoro del giudice civile riguardo alle separazioni e all’affido ha detto che «l’affido condiviso è la regola, salvo rare pubblico elena-2eccezioni. L’affido standard del Tribunale ordinario è diverso da quello del Tribunale dei minorenni. La regola è l’affidamento condiviso ai genitori, con l’eccezione di un solo genitore. L’affido ai servizi sociali è un caso estremo e capita raramente. Certo, c’è esigenza di avere più garanzie, soprattutto per il minore». Gatti ha spiegato che il lavoro è «molto delicato e il giudice deve entrare nelle vite degli altri. L’invito che si fa a tutti è quello di evitare di esasperare il conflitto. Sempre. La tutela del minorenne, infatti, orienta tutto il processo. Noi cerchiamo di  di affidare il minorenne a entrambi i genitori, per rispettare il loro diritto alla genitorialità. Il bambino ha bisogno dei genitori, senza non sopravvive». Decisa la posizione di Camerini: «Chi indaga deve valutare un possibile pregiudizio per il minore, pregiudizi che derivano dai comportamenti degli adulti. Si devono accertare i comportamenti effettivamente dannosi per i bambini. L’indagine psicologica è estranea ai fatti - lo psicologo o lo psichiatra non possono accertare i fatti - ma l’accertamento lo fa l’autorità giudiziaria, rispettando il contraddittorio. I provvedimento verso i minori vengono assunti solo dopo un’istruttoria che abbia valutato se certi comportamenti o fatti sono avvenuti. Purtroppo, spesso capita che le relazioni dei servizi sono considerate come corrispondenti a fatti».

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