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Venerdì, 19 Aprile 2024
La richiesta / Ospedale

Aggressione in pronto soccorso, Cgil: «Solidarietà ai sanitari. Incrementare misure di prevenzione»

I segretari di Fp Cgil Medici e Dirigenti Sanitari chiedono con «urgenza l'apertura di un tavolo di confronto permanente con l'Azienda Usl»

"Il fenomeno delle aggressioni ai danni del personale sanitario ha raggiunto livelli intollerabili e non può essere affrontato solo con l'aumento della presenza delle forze dell'ordine nelle strutture sanitarie." Così si esprimono Melissa Toscani, Segretaria Generale FP CGIL di Piacenza e Guglielmo Lanza della Segreteria Nazionale FP CGIL Medici e Dirigenti Sanitari. "Il problema deve essere affrontato in maniera sistemica dalle aziende e dalle istituzioni, agendo sui determinanti sociali ed organizzativi che lo provocano. I fattori di rischio sono numerosi, dall'aumento di disagio diffuso nella popolazione anche dovuto all'abuso di alcol e droga, al ridotto numero di personale che spesso si traduce, durante i momenti di maggiore attività, nella presenza di un solo operatore a contatto con il paziente, alle conseguenti lunghe attese nelle zone di emergenza o nelle aree cliniche, con possibilità di favorire nei pazienti e negli accompagnatori uno stato di frustrazione per l’impossibilità di ottenere subito le prestazioni richieste. Negli ultimi cinque anni sono stati quasi 11 mila i casi di aggressione accertati dall'INAIL. Si tratta di una media di oltre 2mila casi l'anno. Al primo posto della classifica dei luoghi maggiormente colpiti dalla violenza troviamo i Pronto soccorso, ma le aggressioni e gli atti di violenza non risparmiano i reparti di degenza, gli ambulatori, gli sportelli. Esiste comunque una difficoltà a reperire dati completi perché spesso le denunce avvengono solo nel momento in cui l'aggressione genera un infortunio. Più spesso, infatti, in caso di aggressioni verbali il lavoratore rinuncia erroneamente alla denuncia".

"Aggressioni, burn out, stress lavoro correlato" - continuano i rappresentanti sindacali - "sono fenomeni che rappresentano le facce della stessa medaglia e che richiedono un forte salto culturale ed organizzativo per essere affrontati in maniera compiuta. È necessario incrementare la formazione specifica di tutto il personale nel riconoscimento e controllo dei comportamenti ostili e aggressivi, ma è altrettanto fondamentale – auspicando la realizzazione di un nuovo modello di sanità che vada finalmente verso la piena presa in carico delle persone - mettere in atto sin da subito strategie che permettano di mediare situazioni particolarmente esplosive, anche impiegando lavoratori adeguatamente formati individuati ad esempio tra coloro che per colpa di limitazioni fisiche personali sono difficilmente ricollocabili nell’assistenza diretta". "È per questo - concludono Toscani e Lanza - che chiederemo con urgenza l'apertura di un tavolo di confronto permanente con l'Azienda USL su queste tematiche."

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