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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Accoglienza

Alexandro è il primo bimbo nato a Piacenza dopo la fuga della mamma dalla guerra

Varvara è scappata dall’assedio di Kiev per affrontare il parto imminente accanto alla sorella Nadina, che vive nella nostra città da molti anni

Si chiama Alexandro il primo bambino nato a Piacenza da una mamma ucraina fuggita in questi giorni dalla guerra. Lo ha dato alla luce mercoledì all’ospedale di Piacenza
Varvara, la sua mamma, è scappata dall’assedio di Kiev per affrontare il parto imminente accanto alla sorella Nadina, che vive nella nostra città da molti anni. 

La giovane donna ucraina è ancora molto provata, ma allatta, tiene stretto il suo bimbo come se anche lei si aggrappasse a lui. «Sono stanchissima. Mi sto rendendo conto solo a tratti di ciò che mi è appena accaduto. Quando è iniziata la guerra, alle 4 di mattina circa, ero in ospedale in attesa del cesareo. Sentivo le sirene, nessuno sapeva davvero cosa fare. Fino al primo marzo sono rimasta al terzo piano del reparto di Maternità, in sottofondo sentivo fischiare i missili, l’eco delle bombe». A un certo punto Varana si rende conto che l’attesa è vana. Nessuno avrebbe potuto operarla, a Kiev, e far nascere suo figlio. Quindi non le rimane che una fuga oltre confine, nonostante lo stato avanzato di gravidanza. Ma Varvara è colonnello dell’esercito ucraino. Come il marito Vladimir, del resto, rimasto a combattere per il proprio Paese. Con l’aiuto dei vicini di casa, che hanno guidato la sua auto, Varvara, insieme ad Anastasia (la prima figlia di 13 anni), ha percorso 800 chilometri e raggiunto il confine rumeno. Là erano attese dalla sorella Nadina e il marito, che hanno scortato lei e Anastasia fino a Piacenza, dove ora alloggiano.
Oggi Varana e Alessandro sono in ospedale. Daniela Russo  e Marina Mercati, coordinatrici ostetriche, vegliano su di lei insieme a tutta l’equipe. Fra le tre donne sguardi veloci, ma di immediata intesa. Da una parte chi il dramma lo ha vissuto e lo sta vivendo, dall’altra chi ha la sensibilità per cogliere la disperazione di due occhi bassi. 
La gravidanza ha permesso a questa donna di allontanarsi da tutto: dalle bombe, ma anche dal marito. «Ho lasciato mezzo cuore in Ucraina” confessa, quasi in lacrime. La gioia di vedere nascere Alexandro è stata in parte stemperata dal fatto che Vladimir non era presente, ha potuto assistere al lavaggio del mio bimbo solo collegandosi in videochiamata. Lui è là, a combattere, anziché essere qui al mio fianco per coccolare un figlio che abbiamo atteso per anni». E ora? «Ora, per una ragione o per l’altra, viviamo tutti alla giornata. Io non so se riuscirò a rivedere casa, mio marito non sa se riuscirà a sopravvivere. A Kiev avevamo tutto: amici, parenti, il lavoro. La nostra vita».

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