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Mercoledì, 24 Aprile 2024
A cena con la scienza

Alimentazione e salute, anche il digiuno aiuta a combattere i tumori

Ne ha parlato nell’ultima serata della manifestazione il professor Filippo de Braud, ordinario di Oncologia medica e direttore della Scuola di specialità di all’Università di Milano

La dieta può diventare un vero e proprio farmaco che aiuta a combattere i tumori. Ne ha parlato nell’ultima serata della manifestazione “A cena con la scienza”, il professor Filippo de Braud, ordinario di Oncologia medica e direttore della Scuola di specialità di Oncologia medica all’Università di Milano e direttore del dipartimento e della divisione di oncologia medica dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, che è intervenuto all’evento organizzato da Michele Lodigiani (in collaborazione con Confagricoltura Piacenza), presso l’agriturismo “La finestra sul Po” a San Nazzaro di Monticelli d’Ongina.

«Con la restrizione calorica severa ciclica che per l’appunto è a bassissimo apporto di zuccheri - ha spiegato De Braud - si è evidenziata la riduzione di fattori pro-cellule oncogene. Elevati livelli di zuccheri nel sangue facilitano le cellule tumorali che hanno meccanismi di utilizzo rapido di queste sostanze. Non solo. Troppi zuccheri stimolano una produzione eccessiva di insulina che, è dimostrato, rappresenta un fattore di crescita per la cellula tumorale. Con la dieta ipoglicemizzante si ottiene una riduzione drastica dei livelli di glicemia nel sangue».

«Ci sono studi - ha detto - sul tumore della mammella al momento più impegnativo da curare, uno studio su tipi di carcinoma polmonare con mutazioni rare, un altro che coinvolge malati con tumori diversi. Tutte queste ricerche ci permetteranno di individuare in quali casi le cellule del sistema immunitario reagiscono meglio e con quali trattamenti oncologici. Abbiamo evidenziato che in seguito a questo regime, nei pazienti si sono attivate alcune cellule del sistema immunitario che hanno un ruolo importante nel riconoscere e uccidere le cellule tumorali. In pratica, si ottiene un incremento di quelle cellule cosiddette buone, che hanno la capacità di riconoscere e uccidere quelle malate. In seguito alla dieta, si verifica inoltre un abbassamento dell’infiammazione sistemica, un processo che ostacola il lavoro del sistema immunitario. Infine, abbiamo notato un aumento delle cellule “buone” all’interno del tumore e questo fa sì che si verifichi un attacco diretto alle cellule tumorali al fine di eliminarle. Tutte queste azioni ci portano a supporre che la dieta possa essere un valido supporto ad alcuni trattamenti come la chemioterapia e l’immunoterapia».

«Nello studio in corso - prosegue - che coinvolge donne con tumore al seno triplo negativo, viene utilizzato anche un farmaco antidiabetico, la metformina e una sua possibile attività antitumorale è nota da tempo, ed è probabilmente dovuta alla sua capacità di ridurre i livelli ematici di zucchero e fattori di crescita che favoriscono la crescita tumorale, oltre che a un’azione diretta contro la cellula tumorale. Combinando la dieta con la metformina si riesce ad incrementare l’attività antitumorale della chemioterapia, con lo scopo di indurre la scomparsa microscopica del tumore invasivo sia a livello mammario, sia a livello dei linfonodi asportati durante l’intervento chirurgico, producendo dunque l’azzeramento delle cellule tumorali vitali».

«La dieta è caratterizzata da un regime molto rigido, una sorta di effettivo digiuno - ha spiegato - ma è proprio la reazione allo shock metabolico a determinare nei pazienti l’attivazione e l’aumento delle cellule del sistema immunitario che hanno un ruolo importante nel riconoscere e uccidere le cellule tumorali. Inoltre, questa dieta determina un abbassamento dell’infiammazione generale dell’organismo e, anche se non è semplice seguirla, i pazienti coinvolti nelle sperimentazioni sono ben motivati e possono contare su un team sempre a disposizione per risolvere e affrontare ogni difficoltà. La dieta è caratterizzata da cibi freschi facenti parti della dieta mediterranea, e si caratterizza per il bassissimo contenuto di carboidrati e di proteine, con un apporto calorico pari a circa 1800 Kcal suddivise in cinque giorni. Viene ripetuta a cicli, per tempi contenuti. Gli alimenti che costituiscono la dieta sperimentale consistono essenzialmente in verdure - prevalentemente insalata, zucchine e verdure a foglia verde – olio di oliva e frutta secca perché è ricca di grassi “buoni”. Non ci sono invece carote, zucca o patate a causa del maggiore contenuto in carboidrati e neppure proteine di ogni genere, cioè carne, pesce, formaggi e legumi. Tra un ciclo e l’altro tornano alla solita alimentazione, con la raccomandazione di evitare alcolici e grassi e di non fumare».

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