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Alla Passerini Landi la genesi del romanzo “Il cappello di nonno Gesuino”

Giuseppe Romagnoli in veste di romanziere: «Quando hai cose dentro da trasmettere è difficile acquietarle»

Per la rassegna "Piacenza che scrive" la Biblioteca Passerini Landi ha ospitato il collega Giuseppe Romagnoli per indagare il suo romanzo storico “Il cappello di nonno Gesuino”, pubblicato presso la casa editrice Ghilardi di Milano, libro che ha riscosso unanimi consensi anche al di fuori della nostra città.  Della trama di questa opera poderosa, sono oltre 700 le pagine, abbiamo già avuto occasione di parlarne. Ora, seguendo il filo della presentazione del dottor Massimo Baucia, accenniamo all’estrema cura dell’autore nel tratteggiare le psicologie dei personaggi che si muovono nei due mondi che sono il palcoscenico del libro: quello nobile e quello rurale, con le rispettive carriere, passioni, aspirazioni, scelte di vita; una coinvolgente storia inquadrata nell’Italia del periodo post- unitario fino alle avvisaglie dell’avvento del Fascismo.

La conversazione di Romagnoli ha consentito di curiosare nel backstage del libro che si è sviluppato in tre anni di lavoro nei quali l’autore ha conciliato con abilità, il quotidiano lavoro giornalistico fatto di cronache descritte con oggettività e concisione con quello di romanziere, tessendo una trama di vita reale in un susseguirsi di eventi non veri ma profondamente verosimili. Una storia nazionale che narra del popolo con le sue fatiche quotidiane, delle vicende legate al delitto Murri, dello scandalo della Banca romana, dei complicati rapporti tra Stato e Chiesa, dei moti per il pane del 1898 (con morti anche a Piacenza), del terremoto di Messina, di personaggi politici ma anche di poeti quali Carducci e Pascoli, adeguando il linguaggio all’epoca e alle classi sociali, calibrandone gli effetti studiando i passaggi interni e preparando sapientemente i colpi di scena diversi dei quali ambientati nella nostra città.

Ma le pagine crescevano... Non so bene quando ho deciso che il romanzo poteva essere finito - ha confidato Romagnoli - so però di aver preso la decisione a malincuore perché avrei scritto altre mille pagine. “Ho avuto apprezzamenti, qualche critica (poche date, troppo lungo, escavazione psicologica non sempre puntuale, ma volevo che parlassero da loro i personaggi con il loro modo d'essere) ma la soddisfazione è stata enorme. Trovare l’editore è stato difficile. Per fortuna il successo editoriale del mio precedente libro “Vino al vino - proverbi - tradizioni – enologia” ha convito l’editore Ghilardi che ringrazio per la fiducia. Ma prima ancora devo ringraziare mia moglie per la pazienza che ha avuto: quando scrivi vivi in un'altra dimensione, sei scostante, vivi come in un limbo; inoltre mi ha pazientemente corretto i refusi (quando scrivi non riesci a fissare attentamente le frasi), assistendomi  fino al lungo, lunghissimo lavoro di rilettura.

Ora spero che il cammino continui perché quando hai cose dentro da trasmettere è difficile acquietarle!  Il fiume Po già presente all'inizio chiude il romanzo, senza scomodare i fiumi di Ungaretti, qui ne abbiamo uno solo ma grande e potente e l'acqua scorre verso il mare; così i pensieri che non si arrestano mai e la vita che scorre a volte impetuosa, più spesso quieta verso la fine.

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