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Giovedì, 25 Aprile 2024
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«Allargare la cava significa più inquinamento per la zona»

Contro il progetto di allargamento della cava di Albarola prendono posizione Legambiente e un gruppo di aziende vitivinicole della Valnure

Cosa comporta allargare la cava di Albarola? Se lo sono chiesti Legambiente, il comitato Salvaguardia ambientale Nure e un gruppo di aziende vitivinicole della zona riunite sotto il marchio “Valore Valnure” (Barattieri, I Perinelli, La Tosa, Uccellaia, Marengoni, Il Ghizzo, Il Maiolo, Cascinotta di Rizzolo, Conte Guarinona, Baraccone), che ritengono dannosa l’operazione. La scorsa estate la “Buzzi Unicem”, dopo 30 anni di attività nella cava, situata tra il comune di Vigolzone e quello di Rivergaro, ha chiesto il rinnovo della concessione per altri trent’anni. Da qua estrae la marna cementizia, poi lavorata presso il cementificio di Vernasca. I camion trasportano la marna da Albarola passando per Pontedellolio, prima di fare rotta verso la Valdarda. Dove si è già scavato in questi anni le associazioni chiedono di ripristinare il verde, con un numero sufficiente di alberature. Ma, soprattutto, si scagliano contro l’ipotesi di far aumentare gli scavi nel resto della cava.

«Un cantiere per spianare il monte Bagnolo - rilevano - produrrà un livello d’inquinamento da polveri sottili Pm10 e Co2 che renderanno la zona una delle più inquinate della provincia di Piacenza. Devastare una collina snaturando il paesaggio e ignorando l’inquinamento che toccherà paesi, coltivazioni e aziende vitivinicole confinanti, molte delle quali di rilevanza nazionale e convertite a produzioni biologiche, è un danno incalcolabile».

Per questo le aziende vitivinicole e le associazioni insorgono. «Scavare a una profondità di 40 metri e trasportare il materiale per 50 chilometri, quando la Buzzi Unicem ha una miniera sul monte Vidalto a pochi chilometri di distanza dalla sede di Vernasca, è un’assurdità». Nel mirino anche «l’aumento sostenibile del traffico per trasportare i materiali» dalla cava allo stabilimento della Buzzi Unicem in Valdarda.

«Chiediamo che venga valutata l’alternativa del monte Vidalto – è la richiesta - o che venga ridotta l’area di espansione di Albarola dove si scava da cento anni. Chiediamo che sia installata una centralina per l’analisi della qualità dell’aria e previsto il potenziamento della piantumazione degli alberi per il risanamento della cava tale da assorbire le tonnellate di Co2 che verranno prodotte. Che sia verificato e salvaguardato il ponte sul Nure».

Le aziende vitivinicole di “Valore Val Nure” non ci stanno. «Siamo impegnate nella tutela della terra e nella promozione turistica della nostra Valle. Stiamo lavorando per creare in Valnure un Distretto del Biologico per rafforzare la via intrapresa verso un’agricoltura e una viticultura sostenibili dove qualità e ambiente trovino la loro migliore espressione. In linea con questo impegno ci facciamo anche noi promotori di soluzioni alternative rispetto all’ipotesi di ampliamento della cava di marna di Albarola. La tutela delle bellezze naturalistiche, la salubrità delle nostre terre e dell’aria sono fondamentali per gli abitanti e per l’ambiente che ci circonda. Siamo quindi determinati e uniti nel Chiedere alla Conferenza dei servizi e alla Regione di valutare altre soluzioni meno invasive e lesive del paesaggio e dell’ambiente che ci circonda».

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