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"Andar per almanacchi e calendari", il gioco della palla

Viaggio nel tempo con gli almanacchi di una volta e i calendari 2022

Tema del nostro terzo andar per almanacchi è Il gioco della palla nel 1818, descritto da un almanacco del XIX secolo e raccontato da Mauro Barchielli di Cremona.

Tempo fa avevo avuto occasione di esaminare un interessante opuscolo dei primi anni dell’Ottocento (La Sferistica ossia il giuoco della palla e del pallone. Almanacco codognese per l'anno 1818, Codogno 1817) in cui si tracciava la storia dei vari giochi con la palla che nei secoli avevano divertito intere generazioni e si prestava, nel contempo, maggior attenzione al gioco del pallone.

Se nella sua esposizione l'autore faceva specifico riferimento alla città di Codogno, ugualmente mi era sembrato indicativo di una realtà più vasta comprendente anche territori vicini come potevano essere quelli dell’attuale provincia di Cremona o di Piacenza e che per questo merita di essere qui segnalato.

Va innanzitutto ricordato che per gioco del pallone in quell'epoca non era da intendersi il nostro football, ma piuttosto qualcosa di simile ai tradizionali giochi del pallone elastico e del pallone a bracciale. Così la gara si svolgeva su di un campo lungo e stretto tra squadre di quattro elementi ciascuna (quadriglie). Il giocatore che in esse ricopriva il ruolo più importante era il battitore. Questi fasciato “il braccio un panno di lino o di lana legato semplicemente con una corda” o talvolta anche protetto da “una piastra di piombo o di ferro”, doveva battere il pallone “a tutto suo potere cacciando lo da sé lontano, e più che può mandandolo verso la parte dei ribattitori, i quali stando con arte apparecchiati” cercavano di gettarlo “in luogo dove non possa se non con somma difficoltà esseri respinto”. La partita si manteneva “molto lungamente con ammirazione e diletto grande degli spettatori e dei giocatori dal lungo andare e ritornare che fa il pallone or da un canto or dall'altro”.

I punti si realizzavano se il pallone veniva gettato oltre il limite del campo avversario, se sorpassava la metà campo senza essere poi ribattuto dagli avversari, se questi mantenevano fuori il pallone dai lati maggiori del campo.

Alle diverse serie di campionati odierni e al diverso impegno richiesto agli atleti, corrispondeva, nel XVIII-XIX secolo, l'esistenza di “giocatori più provetti”, “dilettanti che appena da qualche anno eransi dedicati a questo ginnastico esercizio”, “giovinetti –desiderosi- d’intraprendere questa onorata carriera”.

Molte erano le gare disputate, anche se non inquadrate in un regolare torneo. “Tali sfide ebbero luogo la maggior parte coi giocatori delle vicine città di Lodi, Crema, Cremona e Piacenza”. Certamente numeroso era il pubblico tanto che il luogo dell'incontro era sempre circondato “da folta corona di spettatori, i quali sono talmente intenti a veder l’esito del giuoco, che perdendo il senso d’ogni altra cosa, non sanno né possono levar gli occhi da sì generoso e dilettevole spettacolo sino al fine”.

Tra i “giocatori più provetti” anche allora non dovevano mancare forme di autentico professionismo con veri “professori di cartello regolarmente stipendiati”. I più anziani ed esperti di questi spesso ricoprivano il ruolo di giocatore-allenatore. Se non è certa la presenza di un vero e proprio calcio-mercato, si dovevano ugualmente operare trasferimenti di giocatori da una quadriglia ad un’altra. Così Ferdinando IV re di Napoli, come un buon presidente di società dei nostri tempi, aveva assicurato alla propria squadra i “più celebri professori del pallone che si trovassero in Italia”.

In qualche modo già aveva fatto la sua comparsa il fenomeno dello “straniero” come tal “Goldaniga il quale non potendo a sua voglia divertirsi in patria a questo giuoco, portossi alla vicina Piacenza, ove già da 12 anni era stato tralasciato e dimenticato tale divertimento e col suo dire seppe in un sol giorno talmente infiammare alcuni di quei cittadini e fomentare l'estinto fervore, che già lor covava in seno per il giuoco stesso, che vergognatisi tutto ad un tratto dell'inerzia, in cui sì da gran tempo giacevano, si posero nuovamente nell'onorata carriera, che già da prima avevano percorsa, e procurando di riacquistare la primiera fama, si esercitarono quasi ogni giorno, ritenendo presso di sè a tal uopo qualche professore forestiero giunti a caso in quella città, e colà portandosi per lo stesso oggetto più volte anche il Goldaniga. Alcuni nobili cavaglieri fecero spalla ai generosi sforzi di questi signori, e secondando le lor premure e generosamente riconoscendo i professori per la necessaria istruzione ai medesimi, fecero di tutto per suscitare il sopito entusiasmo e felicemente vi riuscirono. Per destare ne loro giuocatori un più ardente gareggiamento invitarono più e più volte a recarsi colà i nostri dilettanti, e per attirarvi maggior affluenza di forestieri, prima ai codognesi, indi a tutte le persone estere che si portassero in quella città nei giorni di partita, fu liberalmente diminuita per metà la grave spesa del pedaggio del ponte sul Po, nè a coloro che gli accompagnavano si cercavano punto i passaporti come rigorosamente dimandavansi a tutti i forestieri. Se da un canto è commendabile e degno di lode il Goldaniga coll'aver fatto rivivere in Piacenza il giuoco del pallone, per cui meritatamente colà può chiamarsene il ristauratore, dall'altro però si son giustamente lagnati di lui que’ codognesi, che animati da spirito patrio bramerebbero bensì che risorgesse di nuovo l’emulazione per questo giuoco ne borghi e nelle città vicine, ma amerebbero in pari tempo che non si trascurasse di coltivarlo anche in patria”.

Da ultimo trascrivo il brano con cui l'autore dell'opuscolo descriveva in modo estremamente efficace alcune fasi di una gara e la tecnica di gioco di un atleta: “Egli aveva nel giuocare la particolarità di trovarsi in tutti i luoghi, poiché sapeva muoversi a tempo e cacciarsi sempre ovunque lo richiedesse il bisogno, più volte giungeva a respingere il pallone a tutta forza contro i nemici per toglierli all'improvviso, e ciò replicando in diverse fogge e facendo un colpo fingendone prima un altro, si vede più volte ingannarli, e conseguire sopra di essi la desiderata vittoria”.

Come si può notare il pezzo costituisce senza dubbio un valido esempio di giornalismo sportivo, che nel complesso ha ben poco da invidiare al giornalismo moderno.

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La serie “andar per almanacchi e calendari continua; per segnalazioni: renatopasserini@libero.it

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