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Andar per calendari: gli almanacchi piacentini dal Settecento al Novecento

Almanacchi e calendari nella storia. Viaggio nel tempo con gli almanacchi di una volta e i calendari 2021

La Biblioteca Comunale Passerini Landi di Piacenza, alla voce “Almanacchi Piacentini”, conserva alcune decine di “testate” pubblicate per più anni dal 1731. La più lontana è L’effemeride Piacentina edita dal 1731 al 1791 da Pier Filippo Giacopazzi e in seguito da Niccolò Orcesi. Seguirono: Il Nuovo Calendario Piacentino, editore Andrea Bellici Salvoni dal 1773 e dal1792 da Niccolò Orcesi – L’almanacco Piacentino, editore Giuseppe Tedeschi, anno 1770 – L’orbo che ci vede, anno 1778- 1881, stampato presso Gio Battista Baggiani e Il Gran Newtoniano per lʼanno bisestile 1784, presso Giuseppe Tedeschi. Il 1795 fu l’anno de Il Solitario Piacentino, pubblicazione che quest’anno è giunto al 226esimo anno di pubblicazione.

Questi almanacchi la cui dimensione non superava i cm 11x16, ebbero nella nostra Provincia ampia diffusione favorita in città e nelle campagne da venditori ambulanti che, a fine anno, ne propiziavano la vendita con invitanti letture nelle vie e nelle piazze. Le pagine contenevano informazioni aggiuntive al calendario quali indicazioni astronomiche, le ore della levata e del tramonto del Sole e della Luna, alcune notizie geografiche e statistiche.

Al tempo costituirono un fenomeno culturale importante perché furono tra i primi stampati ad avere ampia lettura popolare, … in ragione – si leggeva – della stessa loro piccolezza e dal tenue loro costo, sanno penetrare in ogni luogo e con quella loro semiseria apparenza riescono a farsi leggere da tutti, perfino da coloro cui la lettura è una noia od una apatia, creature dell’arte di scrivere, che possono valere alla diffusione di utili e savi ammaestramenti assai più d’ogni trattato. Nei primi anni dell’ottocento gli stampatori piacentini approfittarono delle migliorate tecnologie tipografiche che consentivano una migliore leggibilità, per pubblicare, oltre a quelle a buon mercato, edizioni dalla veste esteriore e dai contenuti più ricercati, per assecondare le attese di un pubblico che non si accontentava del semplice calendario, ma che dall'almanacco si aspettava informazioni e notizie. Nacquero così pubblicazioni che conservavano il tradizionale calendario con le tavole del levare e tramontare del sole, le lunazioni, le indicazioni sulle funzioni religiose, ma con pagine aperte a saggi storici, memorie, biografie, brevi romanzi, previsioni del tempo, accadimenti futuri, nascite, morti, notizie sui prezzi dei raccolti e del bestiame, date e luoghi dove si tenevano le fiere ecc... Gli almanacchi erano così una sorta di mini dispense che trattavano di astronomia, di meteorologia, di agronomia, di medicina, di geografia, di storia e altro. Nel 1834, ad esempio, “La guida di Piacenza-Amanacco” pubblicò i nomi degli impiegati delle diverse amministrazioni della Città, lʼelenco dè Signori Avvocati, Causidici ecc. come pure dè principali Negozianti, Fabbricatori ed Artisti.

La maggior parte di questi libretti aveva un formato di circa cm 8 x 10, ma se ne stamparono anche di più ridotti; la Biblioteca Passerini Landi conserva “Il giornale per l’anno comune 1830 ” e “Il giornaletto per l’anno 1847”:  pubblicazioni dalla dimensione poco superiore in larghezza e in altezza di alcune monete da due euro appaiate

“Notizia dal quotidiano 'Il Piccolo': novembre 1897

Dalla rinomata ditta Libreria F. Solari di Gregorio Tononi riceviamo copia dell'Indicatore piacentino per l'anno 1898. Costa solo 40 centesimi".

Nel XX secolo prende piede lʼuso dei calendari murali da appendere alle pareti e si riduce il numero degli almanacchi e delle strenne. Tra le testate più lette vi è il “Il Doppio pescatore di Chiara valle”– pubblicato nella seconda metà dellʼ800 dalla tipografia Gio. Foroni di Fiorenzuola dʼArda, poi dalla C. Pennaroli (la ditta conserverà il nome anche dopo la cessione nel 1920 ad Angelo Malvezzi) – diffuso oltreché a Piacenza, in Italia, Africa, Asia, Americhe e in molti stati europei. Nel 1870 aveva stampato 200.000 copie, tiratura ancora oltre le 50.000 unità un secolo dopo. Nei primi anni Settanta del Novecento i crescenti costi di distribuzione, non compensati dalle vendite, ne decretarono però la chiusura. Stessa sorte anche per “Il Planetario” ideato nel 1935 da Angelo Malvezzi e dalla moglie Giuseppina Giacobbi. Dopo la cessazione della pubblicazione dell’almanacco, alla tipografia, per diversi anni, pervennero numerose richieste delle stesse.

Segnalazioni di calendari 2021 mail renatopasserini@libero.it

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