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«Andrea dal cielo farà il tifo per tutti i suoi compagni e amici»

A Podenzano l’addio al trentenne vittima di un incidente stradale. Le offerte destinate al reparto di rianimazione di Parma. La famiglia: «Grazie a chi lo ha soccorso e ai sanitari che non si sono arresi»

C’erano i suoi tanti amici sparsi in tutta la provincia. C’erano i compagni di squadra di oggi e di ieri. Le comunità di Podenzano e di Farini. I tanti conoscenti dei familiari. Ai funerali di Andrea Cavanna, scomparso a soli 30 anni a causa di un tragico incidente stradale, nella chiesa di Podenzano, c’erano soprattutto tanti giovani come lui che hanno condiviso un pezzo di vita insieme.

«Abbiamo deciso che la morte non avrà l’ultima parola», ha esordito alla cerimonia funebre don Fausto Arrisi, parroco di Podenzano, rifacendosi ad un messaggio espresso da Paola, sorella di Andrea che, insieme al fratello Stefano e ai genitori Luigi e Giovanna, lo ha salutato, ringraziando tutti per l’affetto ricevuto in questi giorni. Le offerte raccolte, per volere della famiglia, verranno devolute al reparto di rianimazione dell’ospedale maggiore di Parma, dove Andrea era stato trasportato dopo il grave incidente di domenica notte. «Grazie a chi lo ha soccorso – è il loro messaggio– e ai sanitari che non si sono arresi e grazie a chi ha pregato per tutti noi. I ricordi di Andrea saranno il nostro ossigeno».

«Si fa fatica a dirlo dopo questa settimana di dolore – ha detto durante l’omelia funebre don Arrisi - nessuno di noi avrebbe immaginato di essere questa mattina qui, però ci siamo per stare vicino ad Andrea e alla sua famiglia. La morte non è la ragione per la quale siamo presenti, ma perché c’è un legame di sangue, di affetto e di amicizia con Andrea. Se non ci fossero questi legami, allora saremmo davvero sconfitti di fronte alla morte. Stiamo vivendo momenti di dolore lancinante, ma nessuno è disposto a barattare i bei momenti vissuti insieme ad Andrea con altro. Una partita di calcio o una serata con lui».

Un’esistenza, quella del giovane, vissuta sempre in relazione con gli altri. Una vita piena, dove il calcio e lo sport sono stati lo strumento per costruire legami duraturi e solidi. «La vita dei giovani – ha proseguito il sacerdote - è un’immensa speranza. Oggi questa ci sembra stroncata, ci appare così amara. È forse una fregatura la natura umana? È una fregatura coltivare l’amicizia se poi si soffre così? Ma la speranza si rinnova ogni mattina. E la morte non è l’ultima parola pronunciata sulla vita». Don Arrisi ha ricordato le parole del vescovo, monsignor Adriano Cevolotto, chiamato a celebrare i funerali dei quattro amici annegati nel fiume Trebbia a Calendasco. «La vita è preziosa e ricca, ma anche molto fragile. Non bisogna pensare che sia infinita, non è un videogioco da ripetere: la vita è una sola e va vissuta intensamente, ma va custodita».

Nella fotografia che lo ricorda, la famiglia ha scelto un’istantanea scattata nello stadio di San Siro, la casa del "suo" Milan, per una partitella giocata da Andrea. «La partita della vita – ha detto don Arrisi rivolgendosi alla marea di giovani presenti alla cerimonia - è un gioco di squadra, dove bisogna rimanere uniti perché siamo tutti sulla stessa barca. Questa deve essere la vostra forza nella strada della vita». Sul feretro sono state lasciate alcune magliette delle compagini nelle quali ha militato. La sua società, il San Giuseppe, ha inoltre l'intenzione di dedicargli il centro sportivo. «Andrea - è il messaggio della famiglia per tutti quelli che gli volevano bene - farà il tifo per i suoi compagni di squadra e per tutti gli amici dal cielo».

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