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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Argellati: «Ecco perché abbiamo preferito chiudere la vicenda della pista ciclabile»

Il sindaco di Vigolzone replica alla minoranza sui risarcimenti ai privati espropriati per realizzare la pista ciclopedonale tra il capoluogo e Villò: «Non regalo i soldi del Comune»

«In relazione a quanto è apparso sui quotidiani nelle scorse settimane – mi riferisco all'affermazione secondo cui “Argellati regala i soldi del Comune” - voglio fare presente pubblicamente innanzitutto che tale affermazione non sembra espressiva di una critica che fa parte della dialettica politica democratica, ma costituisce un attacco diretto e senza mezzi termini nei confronti della mia persona. E non ne comprendo le ragioni in quanto se in primo luogo, pur nella inevitabile diversità di vedute tra maggioranza ed opposizione, il rispetto per la persona dell'avversario non deve mai mancare, in secondo luogo è altrettanto evidente che questa Amministrazione sta semplicemente portando avanti un progetto già avviato dalla Giunta che mi ha preceduto. Vengo dunque rapidamente al punto». Così il sindaco di Vigolzone Gianluca Argellati, ha replicato in Consiglio comunale all’intervento del gruppo di minoranza “Vigolzone Insieme”.

«La decisione di definire le questioni in essere sia con le Cantine Romagnoli che con Oltrona Visconti costituisce l'esito di una riflessione in termini di opportunità e di efficienza amministrativa, preso doverosamente atto che:

1.         il procedimento espropriativo è in essere quantomeno da cinque anni;

2.         la quantificazione provvisoria delle indennità di esproprio effettuata dal Comune non era stata accettata dai proprietari evidentemente in quanto del tutto inadeguata;

3.         il ricorso ai procedimenti di Terna di cui all'art. 21 del Testo Unico in materia di esproprio, avendo condotto a quantificazioni di gran lunga più elevate rispetto a quanto precedentemente individuato prima dal Comune e poi (ma su tale ultimo aspetto mi soffermerò tra poco) dalla Commissione Provinciale per la determinazione dei valori agricoli medi, si è rivelato una fonte di costi a carico dell'Amministrazione sotto l'aspetto del pagamento delle spese per la costituzione ed il funzionamento di entrambe le Terne;

4.         la conseguente necessità di impugnare le determinazioni di entrambe le Terne è scaturita dalla considerazione che un esborso Gianluca Argellati-5finanziario così elevato a carico del Comune avrebbe inevitabilmente inciso in modo pesante sulla disponibilità di risorse per le altre necessità amministrative».

«Quanto sopra senza dimenticare che la Commissione Provinciale per la determinazione dei valori agricoli medi è stata di fatto “svuotata” dalle sue funzioni per effetto di una pronunzia della Corte Costituzionale – la n. 181 del 7 giugno 2011 – che ha dichiarato l'illegittimità dell'art. 40, commi 2 e 3, del Testo Unico in materia di esproprio, in quanto il valore agricolo “medio” è una entità astratta e del tutto priva di attinenza alle singole realtà poderali di volta in volta interessate dall'intervento della mano pubblica espropriativa. Per effetto dell'intervento della Corte Costituzionale il momento istituzionalmente deputato per la determinazione delle indennità di esproprio è divenuto la Terna dei tecnici ex art. 21 del Testo Unico che ha come guida i soli principi dell'estimo per individuare il corretto valore di mercato dei beni attraverso un contraddittorio tra le parti – pubblica e privata – interessate, che tiene conto dell'inquadramento delle aree nel loro contesto urbanistico, territoriale e logistico, oltre che della ricaduta economica dell'ablazione forzosa del bene sul reddito di impresa. In tale contesto non si comprende la ragione per cui si era fatto ricorso alla Commissione Provinciale per la determinazione dei valori agricoli medi in quanto Organo che ha perduto di fatto la sua funzione in favore della Determinazione della Terna dei tecnici, unico Organo ora istituzionalmente deputato a pronunziarsi, oltretutto con crisma di Collegio Arbitrale e con decisione dall'efficacia equipollente a quella di un lodo arbitrale. Mi limito soltanto, sotto tale ultimo profilo, ad evidenziare che la Terna – a differenza della Commissione Provinciale – non è un Organo con efficacia meramente interna bensì un Organo costituito con caratteri di terzietà, collegialità ed indipendenza e svolge una funzione non meramente consultiva bensì di natura giurisdizionale ed emette una decisione che in quanto equivalente ad una pronunzia di primo grado si impugna davanti ad un Giudice di Appello. «I procedimenti di opposizione presentati dal Comune nei confronti delle determinazioni di entrambe le Terne hanno condotto alla formulazione di due proposte conciliative da parte della stessa Corte di Appello che hanno permesso di abbattere sensibilmente l'ammontare delle indennità a carico del Comune e con dilazioni dei termini di pagamento che consentono di mantenere liquidità disponibili per le altre necessità di gestione. E' infatti il caso di precisare che, in assenza di impugnazione, gli importi a suo tempo individuati dalle due Terne avrebbero dovuto essere pagati senza alcuna dilazione, a pena di atti esecutivi nei confronti dell'Ente locale. Entrambe le proposte sono state giudicate, sotto il profilo tecnico, giuridico e dell'opportunità, meritevoli di accoglimento in quanto hanno portato alla definizione di una vicenda consentendo all'Ente sensibili risparmi in termini di spesa. E mi preme sottolineare quest'ultimo aspetto atteso che in caso di mancato accordo l'espletamento anche in Appello di due ulteriori e distinte perizie avrebbe rischiato di far porre anche questi costi a carico del Comune se i valori già individuati dalle Terne fossero stati riconfermati».

«E se i costi delle due terne sono ammontati, da soli, a circa trentamila euro, mi sembra evidente che anche in appello – usando la calcolatrice del buon senso – non si sarebbe speso molto meno, a ciò dovendo aggiungersi i costi relativi alle spese legali delle parti. Sto parlando, tra costi di CTU e parcelle, di cinquantamila euro “male ed in fretta contati” che in caso di soccombenza sarebbero stati messi a carico del Comune. Questo, si, sarebbe stato un “regalare” soldi del Comune.

Con evidente distacco e differenza rispetto al contegno che da parte Vostra è stato tenuto nei confronti della mia persona, non mi permetto di indirizzare critiche né censure all'operato della precedente Amministrativa, che ha avuto piena autonomia di indirizzo politico ed altrettanto piena responsabilità per le varie scelte procedimentali intraprese (e non mi riferisco solo alla problematica che in questi minuti ci sta intrattenendo). Dette scelte hanno inevitabilmente condizionato l'operato dell'attuale Amministrazione la quale, al suo insediamento, si è trovata a dover affrontare una vicenda risalente, da lei certamente non creata né causata ed un correlativo contenzioso già ex ante avviato e dagli esiti che – in assenza di conciliazione tra le parti – avrebbero seriamente rischiato di provocare un drenaggio di risorse finanziarie a carico dell'Ente dalla portata facilmente intuibile.

Ed è proprio in considerazione di tale rischio ben concreto che – non solo in altrettale piena autonomia di indirizzo politico ma anche in aderenza al canone di una giusta ed efficiente attività amministrativa – le proposte conciliative avanzate e formalizzate alle parti dalla Corte di Appello in entrambi i procedimenti di impugnazione delle determinazioni delle Terne sono state accettate».

«Vorrei concludere richiamando, a tutti ed a ciascuno di noi presenti in questa Sala, il valore del rispetto per la persona. La diversità, anche se soltanto di governo, evidentemente fa ancora paura anche in alcuni di coloro che pubblicamente si proclamano paladini dell'apertura alle diversità. Il rispetto per chi è diverso – in questo caso oggi all'Amministrazione e prima in minoranza – non deve mai venire meno, pur nella necessità del dialogo, del confronto anche se acceso sui temi della cura della cosa pubblica, cura che è dovere di ciascuno di noi, tanto di chi governa quanto di chi è stato chiamato a sedere nei banchi dell'opposizione. Ma è un dovere da svolgere nell'ambito del rispetto delle persone, delle regole e delle Istituzioni della nostra Repubblica. Le Istituzioni – anche questa in cui stasera ci troviamo tutti a collaborare, ognuno nel proprio ruolo – sono la casa di tutti: queste Istituzioni sono il frutto del sangue versato da molti, da tanti, non l'esclusivo patrimonio di pochi».

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