L’ultimo Natale da arrotino del Corso, dopo 56 anni: «Qui abbiamo servito tre generazioni di piacentini»
Il 31 dicembre chiude la storica attività rilevata nel 1965 da Pietro Lorenzi e portata avanti con la moglie Alberta Cravedi: «Il ringraziamento dei clienti la nostra soddisfazione più grande, c’è rimasta ancora qualche lacrima per l’ultimo giorno di lavoro»
L’ultimo Natale da arrotino in Corso Vittorio Emanuele a Piacenza, lì al civico 91, «dove è sempre esistito». Pietro Lorenzi, 77 anni, non sa esattamente a quando risalga la prima attività di affilatura e molatura lame nel piccolo spazio in cui ancora oggi riceve i clienti, ma non ha dubbi sul tempo trascorso in prima persona tra laboratorio e bancone: 56 anni, o per meglio dire «praticamente una vita». «Nel 1965 ho ritirato questa attività da uno zio, che a sua volta l’aveva ritirata dal precedente arrotino - ricorda - era un mestiere di famiglia, la nostra una mentalità da arrotini. L’idea era quella di iniziare e andare avanti, senza fermarsi mai». Il tempo è stato lunghissimo, ma il momento di fermarsi alla fine è arrivato; a lato della vetrina di “Lorenzi Pietro Arrotino” è apparso un cartello: «Svendita totale per cessazione attività il 31/12».
Nel dare l’addio al 2021, Lorenzi e la moglie Alberta Cravedi, insieme nella vita e nel lavoro dal 1969, abbasseranno anche per l’ultima volta la saracinesca del negozio. «Sì, questo è l’ultimo Natale che trascorriamo così – raccontano marito e moglie – in tanti quando hanno saputo della chiusura ci hanno fatto sapere di averne un dispiacere enorme, tutti i clienti ci hanno ringraziato per il tempo in cui li abbiamo serviti e questa per noi è la soddisfazione più grande. Vuol dire che abbiamo lavorato bene, che siamo stati bravi e loro con noi».
Una decisione «molto difficile e sofferta» quella di interrompere la professione, fatta non per difficoltà insorte con la pandemia Covid-19, né per assenza di prospettiva. «Ha inciso l’età - spiegano - abbiamo entrambi superato da un pezzo i settant’anni e proseguire sta diventando molto impegnativo. È giusto quindi così, speriamo di mantenere la salute e goderci ancora qualche anno». Sì, perché nonostante il mestiere sia a rischio estinzione, il lavoro è tanto: «Tuttora c’è richiesta, vengono qui vari professionisti, come cuochi, parrucchieri ed estetiste, oltre ovviamente ai privati. Quando abbiamo iniziato a Piacenza gli arrotini erano cinque, ora che noi lasciamo resterà solo la coltelleria di via Dante, portata avanti da un nostro cugino».
La tradizione presente in centro storico dal secolo scorso e raccolta da Pietro e Alberta, per ora è difatti destinata a spezzarsi. «Qualcuno si era detto interessato, ma per potere rilevare un’attività come questa bisogna prima imparare, serve tempo e sostenere un apprendista ha dei costi. Purtroppo, lo Stato non agevola la possibilità di insegnare e trasmettere i mestieri artigianali e quindi sono sempre più destinati a scomparire».
Le conferme ricevute e mantenute in decenni di lavoro compongono il ricordo più bello: «Ci siamo sentiti molto fortunati - commenta Alberta - i clienti sono cresciuti insieme a noi e ci siamo resi conti di aver fatto bene, anche da come loro già dicono di rimpiangerci». «Abbiamo servito tre generazioni di piacentini, dalla nonna, alla mamma fino alla figlia – conclude l’arrotino – ci resta ancora qualche lacrima da versare per il giorno in cui chiuderemo il negozio, d’altronde qui ci abbiamo passato la vita».