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L'opinione

«Attendiamo risposte oggi, non possiamo aspettare il nuovo ospedale tra 10 anni»

Il “Coordinamento provinciale su salute e medicina territoriale” critico: «I medici che prendono posizione dovrebbero sapere quali sono adesso le urgenze della sanità locale»

«Ci hanno stupito gli interventi di alcuni medici che in occasione dell'incontro tra Comune e comitato “no ospedale” e sulla stampa in questi giorni. Tutti a chiedere che sul nuovo ospedale si faccia presto, anzi prestissimo. Sanno bene che questo loro far presto vuol dire aspettare (se va bene) almeno 8/10 anni e con costi sicuramente soggetti a continue lievitazioni. Eppure pare, secondo loro, che sia questo che risolverà tutti i problemi della sanità piacentina. Da medici dovrebbero sapere in realtà quali sono oggi le urgenze da affrontare nella nostra provincia per garantire ora (e non fra 10 anni) una adeguata presa in cura delle persone: carenza di personale e di posti letto; lunghe liste di attesa per visite, esami e ricoveri; un sempre maggiore ricorso alla sanità privata convenzionata e non».

«Tutto ciò è spiegato bene nell'ultimo rapporto Istat presentato recentemente in commissione alla camera. Un quadro in via di peggioramento anche a fronte dei tagli previsti sulla sanità (gli ennesimi da almeno 15 anni ad oggi) da quest'ultima legge di bilancio. Ma queste non sono priorità anche per i medici? Non sarebbero queste le urgenze da sottoporre all'attenzione delle autorità sanitarie e amministrative? Parliamoci chiaro. Chi non vorrebbe un ospedale nuovo, magari anche due. Ma bisogna fare i conti con le risorse che abbiamo e con le urgenze che dobbiamo soddisfare.

Una narrazione che esalta concetti come “specializzazione” e “attrattività” è fuorviante, e non basta. Bisogna aggiungere anche capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini, al loro diritto alla presa in cura, in tempi e condizioni costituzionalmente esigibili. E questo va garantito quotidianamente e da subito, non fra 10 anni. È risaputo come oggi si stiano scaricando sul personale ospedaliero (carichi di lavoro) e sugli utenti (liste di attesa, lunghi spostamenti) disagi sempre più pesanti. Quindi, oggi, la preoccupazione principale dovrebbe essere quella di utilizzare le risorse disponibili per incrementare l'organico, per riportare l'intera rete provinciale (Fiorenzuola, Castel San Giovanni, Bobbio) oggi compromessa dalle scelte del piano sociosanitario, ad una funzione ospedaliera (pronto soccorso compresi) in grado di evitare un sovraccarico di compiti solo sull'ospedale del capoluogo. Solo così si potranno almeno recuperare in maniera adeguata i Lea (tempi di attesa) e, soprattutto mantenere a favore della spesa sanitaria pubblica risorse che invece, sempre più, sono oggi dirottate a remunerare la sanità privata convenzionata».

«Si dice che se non si farà il nuovo ospedale si perderanno i soldi già stanziati (soldi che tutti sanno ormai comunque insufficienti per completare l'opera). Si dimentica di dire che i soldi del nuovo ospedale non vengono dal Pnrr (quindi vincolati all'opera) ma da un diretto impegno assunto a bilancio dalla Regione. L'uso di queste risorse è quindi una scelta politica che regione ed amministrazioni possono fare in completa libertà destinandole (se c'è la volontà politica) a recuperare tutte quelle criticità che pesano oggi sulla risposta sanitaria provinciale piacentina. Poi, per carità, parliamo anche un domani di un nuovo ospedale, ma solo dopo aver adeguatamente salvaguardato, con i dovuti investimenti e con le dovute scelte organizzative e logistiche, il sistema provinciale di risposta sanitaria dal quale i cittadini si aspettano risposte oggi e non fra 10 anni».

“Coordinamento provinciale su salute e medicina territoriale”

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