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Il rifugio di Prato Grande riapre il 2 luglio con il “Collettivo 14”

L’associazione fiorenzuolana ha preso in gestione la baita ferrierese a 1400 metri: «Per colpa della pandemia stavamo pensando di scioglierci, poi è venuta l’idea di occuparci del rifugio»

«Siamo di Fiorenzuola, ma è da un po’ di tempo che meditavamo di fare qualcosa in Valnure, perché nel nostro gruppo alcuni, compreso me, sono originari di questo territorio». Giacomo Bandini, referente del “Collettivo 14”, associazione molto nota in Valdarda per aver organizzato negli ultimi anni eventi come il “Kill beer Festival” e il “Why not Festival”, spiega così la volontà di approdare in Alta Valnure, a Prato Grande, territorio di Ferriere, per gestire il noto rifugio a millequattrocento metri d'altitudine.

«Con il lockdown - precisa Bandini - abbiamo dovuto interrompere le nostre iniziative più importanti. Dopo quattordici grandi eventi in sette anni, la ristrutturazione della scuola di Baselica (dove organizzavamo altri eventi), siamo rimasti fermi troppo a lungo. La pandemia “ci ha fatto cadere un po’ la catena”, stavamo pensando di scogliere l’associazione».

Poi, l’idea. «Mi sono fatto avanti con il Comune di Ferriere - prosegue - per rivitalizzare la baita di Prato Grande, presentando un progetto al sindaco Carlotta Oppizzi e al presidente della Proloco, Stefano Scaramuzza: ci hanno premiato concedendoci la baita». Il Collettivo 14 aprirà il rifugio il 2 luglio: solo da pochi giorni i giovani fiorenzuolani sono arrivati a Prato Grande per la sistemazione della struttura. 

La baita rimarrà aperta a luglio sabato e domenica. Ad agosto quasi tutti i giorni, poi riprenderà con i soli weekend nei mesi di settembre e ottobre. «Al sabato come eventi - racconta Bandini, che è originario di Cassimoreno di Ferriere - ci vogliamo rivolgere a un pubblico più giovanile, alla domenica organizzeremo iniziative per tutti. Ad esempio domenica 3 luglio avremo ospite Nicolò Oppicelli, noto per la grande conoscenza del mondo dei funghi». 

In quanti lavorerete in baita? «Siamo un gruppo di 8-10 persone che si alternano. Vorremmo cercare di potenziare la baita, puntando sul noleggio di E-Bike. Poi il desiderio è quello di riconvertire energeticamente il rifugio, renderlo sostenibile». Perché trasferirsi così lontano da Fiorenzuola? «Il legame con Ferriere c’è da sempre. A Rompeggio vengono da anni tantissimi giovani fiorenzuolani, inoltre è sempre vivo il ricordo della Festinquota. Questa valle ci è entrata dentro per non uscire mai più. Conosciamo a memoria i suoi boschi, i suoi posti, i suoi sentieri. Anche perché la sua storia è quella dei nostri nonni. Fatta di castagne, polenta e funghi, di sangue e sudore, di orgoglio e onestà».

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