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Giovedì, 18 Aprile 2024
Attualità Gazzola

«Bene i gruppi di vicinato, ma i sindaci non li usino come spot di propaganda personale»

La minoranza di Gazzola: attenzione all'uso improprio dei contatti dei cittadini con diffusione tecnologica rapida. Più rispetto delle normative fondanti del servizio

Il recente report dei carabinieri di Piacenza sulla sicurezza, il controllo, mezzi e strumenti idonei posti sul territorio comunale provinciale per prevenire e dissuadere reati sembra abbia dato grandi frutti. Dicono che Piacenza è migliorata negli anni, ci sono meno reati anche grazie al lavoro di gruppi di vicinato. Strumento utile, ma coadiuvante, non sostitutivo. Chiarissime le parole del comandante dell’Arma sostenute e suffragate dalle parole, dai numeri e dalle prove espresse anche dal prefetto, dal questore e anche dal comandante dei vigili. 

In particolare la norma che istituisce il controllo di vicinato e di conseguenza i volontari nei vari gruppi territoriali è precisissima: un occhio vigile e diffuso per condividere informazioni e scambi di segnalazioni da trasmettere alle forze dell’ordine in merito a fatti o cose sospette potenzialmente recanti danni o pericoli per i cittadini. Veloce fra più cittadini utilizzando il cellulare o smartphone oggi una dotazione globale utilizzando anche la connessione whatsapp, giustamente gratis. Un compito “di rete” privata per interessi privati ma esclusivamente destinata a “segnalare pericoli potenziali, probabili persone sospette, auto o mezzi non noti in zona. Non sostituzione dei vigili, dei poliziotti, dei carabinieri, del sindaco che è anche il capo dei vigili quindi l’autorità massima della “vigilanza territoriale”. 

Ma quanto è ampia o stretta questa vigilanza territoriale? Quanto è discrezionale? Quali limiti di legge e soprattutto di buonsenso, correttezza e trasparenza esiste per garantire massima efficienza e risultati senza invadere altri campi come la privacy, l’estensione di una comunicazione, l’inserimento di note o info che con la sicurezza non hanno nella a che vedere? Può un sindaco o un assessore o un consigliere comunale usare la “rete di vicinato” per avvisare che il mercatino degli obe-obei è aperto dalla tal ora alla tal altra? O che il pozzo è stato prontamente pulito? O che il mercato si svolge regolarmente anche se piove? O che domani c’è lo spargimento del sale nelle tali vie del paese? O che è stato ripristinato il servizio pullman per i bambini della scuola? O che l’acqua del sindaco è nuovamente fruibile dopo la gelata? E’ evidente che abbiamo fatto un elenco a casaccio, citato fatti o cose volutamente camuffate, ma il contenuto, il contesto, il tema di tanti sms fra gruppi di vicinato non ha nulla, proprio nulla, a che vedere con un servizio di segnalazione e di condivisione di un pericolo imminente di sicurezza pubblica e del cittadini. Appaiono come messaggi di propaganda personale o elettorale, di autoincensamento, di autocompiacimento, di collante con gli elettori, di sfruttamento improprio di un mezzo e di un sistema per legge ben codificato a favore diretto quando certi temi, giustamente di interesse della società civile e solidali, possono essere trasmessi tramite strumenti deputati come una lettera del sindaco, una email dell’assessore, una pubblicazione sull’albo pretorio del Comune o con lo stesso strumento del cellulare ma rivolto a tutti, non solo a qualcuno, dopo consenso singolo e dopo che ci sia una regolamento d’uso visto che non esistono albi o elenchi cartacei in vendita con i numeri di cellulare o le email. 

Almeno fin ora. Chiediamo quindi a tutte le autorità pubbliche se tale uso sia consentito, se certe sentenze giudiziarie già passate e certe circolari di organi giudiziari facciano testo e siano da considerare legge a tutti gli effetti in modo che vi sia un uso del “canale di vicinato” altamente utile e da incentivare più opportuno, più dedicato, più in sintonia con la legge istitutiva e anche le giuste sollecitazioni pervenute sempre e puntualmente dalle forze dell’ordine. Un uso inopportuno e indiscriminato di centinaia e migliaia di cellulari con un solo “click” può anche essere una specie di impropria ingerenza nella vita privata anche se non rigettata e rifiutata volontariamente dall’interessato, ma in ogni caso rappresenta uno “spot” improprio, autoreferenziale. Più che messaggini e icone di compiacimento, sarebbe meglio fare dei fatti, rispettare promesse, essere concreti e reali, rispettando la legge e tutti i cittadini in modo uguale. Forse è meglio investire in telecamere, in video, in sorveglianza fisica, in passaggi in auto con lampeggianti, più illuminazione, una mappatura satellitare del territorio, una connessione rapida e “provante” in modo che anche la denuncia del singolo cittadino abbia sostanza giuridica e non sia archiviata come “ prova non cogente” o non utilizzabile. 


Giampietro Comolli
Gruppo consiliare di minoranza del comune di Gazzola

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