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Emergenza siccità

Carenza d'acqua, verso un’estate da incubo per l'agricoltura: «Va usata bene e conservata»

In Cattolica il convegno "Il valore dell’acqua, coltiviamo insieme il nostro futuro"

Non era mai successo. Siamo alla fine di marzo e già manca l’acqua prima ancora di dare avvio alle coltivazioni in campagna. Pozzi quasi asciutti, fiume Po in profonda sofferenza: si prospetta un’estate da incubo per le nostre coltivazioni di pregio (in particolare il pomodoro da industria e mais), ma anche per tutte le coltivazioni indispensabili per la zootecnia da latte.

Eppure il mondo agricolo ha già fatto tanto attraverso una sempre più sofisticata tecnologia per ridurre al minimo gli impatti ambientali. Così se è sacrosanto promuovere un uso consapevole dell’acqua da parte di tutti, a cominciare dalle nostre case, è altresì indispensabile realizzare le  infrastrutture necessarie per raccoglierla e distribuirla: siano esse dighe, laghetti, invasi aziendali o l’utilizzo dei canali anche nella stagione invernale. Questi i temi dibattuti al convegno (coordinato dal giornalista Andrea Gavazzoli), organizzato dal Consorzio di Bonifica di Piacenza (Il valore dell’acqua, coltiviamo insieme il nostro futuro), svoltosi nell’Auditorium “G. Mazzocchi” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore insieme ad Anbi (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue).

Chiude il Centenario delle Bonifiche ma coincide con il 70esimo anniversario della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica, da sempre in prima linea per studi e ricerche anche in questo settore «che, com’è stato ribadito, è strategico per tutta la società». Insomma, bene le soluzioni emergenziali ma bisogna andare oltre con strategie a medio termine, con scelte laiche e non ideologiche (come ha evidenziato con forza Alberto Squeri di Steriltom) per tutelare un sistema di valori come quello del pomodoro che non può essere sostituito da altre colture.

Sicuramente è emerso con forza da parte di tutti gli intervenuti che, oltre all’attuale crisi idrica, va promosso un uso consapevole dell’acqua, concertando soluzioni volte al risparmio della risorsa. E’ fondamentale lo stoccaggio attraverso dighe (o invasi che dir si voglia) collocate in modo sicuro, una migliore e moderna infrastrutturazione idraulica (laghetti e invasi di varia natura), l’equilibrio tra canali a cielo aperto e intubati e infine la ricarica delle falde favorita dalla circolazione dell’acqua nel reticolo idraulico secondario (ad esempio nel distretto del Trebbia) anche a vantaggio dell’ecosistema. Ma proprio per questo diventa fondamentale una sburocratizzazione e uno snellimento delle pratiche, eliminando i troppi vincoli normativi e il protagonismo di troppi attori che vi operano, perché non c’è più tempo per una crisi che è divenuta non emergenziale, ma strutturale. Dopo il saluto del sindaco Katia Tarasconi («maggior sensibilità, tanta ricerca ed un uso consapevole da parte di tutti noi») e del presidente della Provincia Monica Patelli («potenziare la mobilità sostenibile e ridurre le dispersioni d’acqua«), ha preso la parola l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi: «La Regione sta investendo 700 milioni di euro insieme ai consorzi di Bonifica (infrastrutture strategiche che salvaguardiamo, biodiversità, ambiente e territorio) e ad Anbi, per un utilizzo più puntuale dell’acqua, per efficienza delle reti e soprattutto per l’aumento della capacità di invaso e di stoccaggio, per affrontare lunghi periodi di siccità ai quali siamo, purtroppo, sempre più abituati».

«Per Piacenza - ha detto - sono stati investiti 80 milioni per il Bacino Arda, per pulire e riqualificare gli invasi e per la traversa di Mirafiori. Basta demonizzare l’agricoltura che utilizza l’acqua per produrre cibo. Puntiamo sulla tecnologia (Irenet), sulla collaborazione con gli israeliani, sulla depurazione delle acque reflue, sulla ricerca varietale e genomiche e, soprattutto, su invasi territoriali e per le aziende agricole». «Ma soprattutto - ha ribadito - dobbiamo semplificare le procedure, velocizzare i cantieri, sburocratizzare, avere il coraggio di fare spiegandolo ai cittadini, facendo capire che le infrastrutture sono indispensabili e lavorando sull’efficienza delle reti».

Concetti pienamente condivisi da Agostino Maggiali, presidente Parchi del Ducato che ha chiesto «coesione sociale senza ingessare l’economia del territorio, tenendo un equilibrio tra parco ed esigenze economiche, per un’agricoltura di qualità che necessita di un ambiente di qualità e di cui non possiamo fare a meno, serve un nuovo modello di economia, con strategie basate sull’innovazione tecnologica per la quale le imprese vanno sostenute. Bisogna sburocratizzare e velocizzare le pratiche, con un fronte straordinario per dare risposte adeguate, rilanciando il ruolo delle Province sul territorio con iniziative educative. Bene la traversa di Mirafiori, c’è bisogno di un’opera fissa per il rio Villano ed è necessario maggior rilascio dal Brugneto». Andrea Fiorini, ricercatore della Cattolica ricordando i futuri 9,7 miliardi di abitanti previsti nel 2050, ha ribadito che «un utilizzo ottimizzato in agricoltura è fondamentale, per garantire tutti i servizi». E ha illustrato tutte le necessarie soluzioni (genetiche, gestione dei terreni, agricoltura di precisione) tecnologiche che devono essere attivate in modo sinergico, accanto alla necessità conservazione delle acque, un fine su cui ha insistito anche il preside della facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali, Marco Trevisan: «Il problema che noi abbiamo nel periodo siccitoso è conservare l’acqua, qualunque provvedimento in questo senso va bene. Gli invasi sono soluzioni di medio lungo-periodo ma intanto si può invece già utilizzare il reticolo idrico secondario e terziario per trattenere il più possibile l’acqua sul terreno e ricaricare le falde. Ma anche il DMV va rivisto, salvaguardando ecosistema e mondo produttivo».

«Noi come industria - ha detto Alberto Squeri di Steriltom - facciamo già la nostra parte da anni con il riciclo delle acque usate in stabilimento ma è ora di fare scelte coraggiose, non ideologiche perché siamo un sistema con tante interdipendenze e tutte devono funzionare. Un sistema di valori che non possono essere sostituiti, quello che fa parte di quel made in Italy che esprime qualità, cultura ed affidabilità. Abbiamo bisogno di abbattere tutti quei vincoli normativi che vanno razionalizzati». «Non possiamo più perdere tempo: insieme e subito - ha detto Luigi Bisi, presidente del Consorzio di Bonifica - dobbiamo trovare soluzioni che servano non solo nell’immediato ma anche a medio termine. La situazione contingente è di una gravità assoluta, chi fa il nostro mestiere, che è quello di distribuire l’acqua, è consapevole che devono essere trovate delle soluzioni immediate. Al tempo stesso, convegni come questo servono per programmare (il primo è stato promosso da Fausto Zermani), per pianificare proposte da qui a 10 anni.

Dobbiamo pensare di realizzare degli invasi, laghi, anche impianti di dissalazione dal mare, per avere più acqua dal Trebbia, usando Genova. Non sono di immediata realizzazione, ma dobbiamo usare questo tempo per riflettere e mettere dei punti fissi non ce la faremo mai. Tra gli agricoltori c’è una preoccupazione straordinaria rispetto alla possibilità di non riuscire ad erogare acqua, soprattutto in Valtidone. Questo significa che stanno cambiando coltivazioni, con una ricaduta economico e sociale importante, e questa è una sconfitta. Senza pomodoro e senza mais, da impiegare nelle stalle, non c’è lavoro e prodotti da distribuire nel mondo, come le salse di pomodoro e il Grana padano. Sarebbe una sconfitta per tutto il Made in Italy».

Francesco Vincenzi, presidente Anbi: «L’emergenza idrica colpisce il nostro paese, in particolare il Nord Italia per il secondo anno consecutivo. Non è altro che lo strutturarsi del cambiamento climatico. Dobbiamo fare tanto, dobbiamo fare altro, anche se in passato qualcosa si è realizzato. E chiaro come oggi la sfida più importante sia quella di continuare a utilizzare l’acqua in modo corretto e in modo coerente vincendo la sfida della sostenibilità ambientale. Su questo fronte ci dobbiamo scontrare con l’autonomia alimentare: in questi anni è stato toccato con mano cosa vuol dire non avere cibo sugli scaffali. Come mondo agricolo dovremo essere sempre più impegnati su questo fronte. Come Consorzi di Bonifica stiamo lavorando fianco a fianco con il mondo produttivo per dare una risposta a questi tre temi: cambiamento climatico, sostenibilità ambientale, e sovranità alimentare».

Infine l’assessore regionale all’Ambiente Irene Priolo: «La Regione ha messo in campo investimenti sia per le emergenze (2017/2022 e 2023) che per il risparmio di risorse ma servono strategie di medio e lungo termine, un approccio strutturale, non emergenziale che devo essere supportati dal Governo. Servono seminativi appropriati per le stagioni, colture di precisione, va migliorato il piano di tutela delle acque che risale al 2005, intervenire sulle emissioni delle PM10 sempre peggiori. Va riservato un plauso ai Consorzi di Bonifica per gestire al meglio le risorse idriche, vanno fatti investimenti per tutto il bacino padano, il peggiore per la qualità dell’aria e lavorare con progetti come per quello dell’utilizzo delle acque reflue».

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