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Carmelo Sciascia, la scrittura come speranza

Tenere un incontro per parlare di uno scrittore come Leonardo Sciascia è impresa non da poco, la vastità delle pubblicazioni e dell’operato, con tutte le implicazioni, annesse e connesse, lascia perplessi, bisognerebbe fare non un incontro di un pomeriggio di metà settimana, come oggi, ma programmare una serie di incontri, con temi diversi che possano in qualche maniera fare emergere i diversi risvolti dell’opera sciasciana

Tenere un incontro per parlare di uno scrittore come Leonardo Sciascia è impresa non da poco, la vastità delle pubblicazioni e dell’operato, con tutte le implicazioni, annesse e connesse, lascia perplessi, bisognerebbe fare non un incontro di un pomeriggio di metà settimana, come oggi, ma programmare una serie di incontri, con temi diversi che possano in qualche maniera fare emergere i diversi risvolti dell’opera sciasciana. Pensate che solo l’Associazione Amici di Leonardo Sciascia pubblica ogni anno una rivista internazionale di studi, un volume di circa 500 pagine, Todomodo (Leo Olschki editore), siamo già al IX volume quest’anno, oltre tanti libri della stessa Associazione come di altri Editori. Si aggiungano articoli e saggi su varie riviste specializzate e giornali, cataloghi a mostre, monografie che riguardano aspetti particolari dell’opera dello scrittore con altre culture ed altri autori a livello internazionale. La stessa Associazione nel trascorso mese di Novembre ha tenuto due importanti convegni: uno sul rapporto intercorso tra due intellettuali, disorganici e soli, come Sciascia e Pasolini, tenutosi a Casarsa della Delizia, l’altro a Parigi (all’Istituto italiano di cultura ed alla Sorbona, dove ho partecipato) che aveva come tema principale “Sciascia e la cultura francese”.

L’anno appena conclusosi è stato pieno di iniziative, per ricordare il trentennale della morte dello scrittore avvenuta a Palermo il 20 novembre del 1989.  Quest’anno, con questa iniziativa, si può dire che noi ci ritagliamo uno spazio particolare: concludiamo qui a Piacenza le iniziative dell’anniversario della sua scomparsa ed anticipiamo le iniziative che si svolgeranno il prossimo anno per il centenario della nascita dello scrittore avvenuta a Racalmuto l’8 gennaio del 1921.

Ho pensato sarebbe stato meglio parlare di Sciascia, considerando la quotidianità del rapporto dello scrittore con alcune vicende del suo paese, discuterne come passeggiando con le persone ed i luoghi a lui cari, ed è per ciò che mi sono ricordato di un filmato che proietteremo a corollario di questo incontro e, che ha per titolo “Il sogno della ragione”, appunti per un viaggio intorno a Sciascia, un programma della giornalista Maria Pia Farinella, per la regia di Franco Matteucci. Il filmato è stato trasmesso da Rai2, inizia con il funerale dello scrittore avvenuto il 22 novembre 1989 a Racalmuto, continua con l’intervista ad alcune personalità presenti al corteo funebre: Francesco Rosi (nel 1976 aveva diretto il film Cadaveri eccellenti tratto dal libro Il Contesto), Gesualdo Bufalino (un amico fraterno, era stato Sciascia a spingerlo alla pubblicazione di Diceria dell’untore), Giulio Einaudi (a ricordo del lungo connubio con la casa editrice Funerale di Sciascia-2durato dal 1958 al 1984).

La scelta di iniziare il servizio su una vettura delle ferrovie dello Stato, non è casuale, visto l’amore di Sciascia per i viaggi in treno e perché nulla vieta pensare che l’affermazione che “l’uomo è cittadino del mondo” probabilmente Elio Vittorini l’ebbe a pensare, se non a scrivere, proprio alla stazione ferroviaria di Racalmuto dove suo padre prestava servizio.

Nell’intervista, una delle prime battute dello scrittore richiama Borges: la mia nascita è posteriore alla mia residenza. Ed infatti così come per Borges la letteratura non è altro che un giuoco: con l’eternità, coi miti e gli specchi; per Sciascia è un altro giuoco: con la tradizione, con il potere. Quindi il nostro risiedeva a Racalmuto ancor prima di nascervi! Ed allora da lì bisogna partire, girare per il mondo ed inevitabilmente ritornarci.

Sciascia-Racalmuto binomio inscindibile, già dall’origine del termine, arabo l’uno e l’altro: il cognome, dovrebbe significare una particolare bardatura di cavallo (o velo da sposa – secondo il Messana – storico racalmutese); il paese, villaggio abbandonato o paese morto. 

In realtà, gli Arabi trovarono un villaggio che era stato abbandonato, non sappiamo di preciso se in seguito a una qualsiasi pestilenza oppure proprio per paura della loro venuta, fatto sta che il nucleo abitativo venne ricostruito, dopo la loro venuta, un po’ più a valle.

Il paese è presente in quasi tutti i libri di Sciascia. Si appartengono reciprocamente, ed i racalmutesi, primi attori o comparse ci si ritrovano, qualcuno non a caso ha detto e continua a dire: “nel libro ci sono io, preciso preciso, come mi fossi guardato allo specchio”.

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