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«Chiedere il green pass agli studenti della mensa non è una forzatura»

Il sindaco di Podenzano Piva replica alla minoranza in Consiglio: «Rischiavamo assembramenti e contatti». “Uniti per Podenzano”: «I ragazzi non sono untori». Ora un nuovo bando per il completamento della mensa di San Polo dopo che il primo è andato deserto

«A volte le decisioni che prendiamo per la sicurezza dei cittadini non possono essere condivise da tutti, come capitato per la chiusura dei parchi e delle aree gioco durante l’emergenza pandemica, ma sono sempre assunte per il bene collettivo». Così Alessandro Piva, sindaco di Podenzano, ha difeso la decisione di chiedere il green pass agli studenti con più di 12 anni delle scuole medie del paese che usufruiscono del servizio mensa nella giornata di venerdì, quando il servizio di refezione è “extrascolastico” con personale Auser (il rientro a scuola non è obbligatorio). La minoranza di “Uniti per Podenzano” haAlessandro Piva 2-2 incalzato sulla questione (aveva presentato una interrogazione al riguardo) durante l’ultimo Consiglio comunale.

«Sono state prese come riferimento – ha aggiunto Piva - le direttive del Ministero della Salute e del Consiglio dei Ministri, contestualizzate alla nostra situazione. Tutte le persone, con più di 12 anni, che accedeno ai locali scolastici dedicati alla refezione, devono avere il Green Pass». Una scelta eccessiva? «Ai genitori ho spiegato che bisogna analizzare bene la realtà. Per consumare il pasto occorreva togliere la mascherina e si rischiavano assembramenti tra studenti di classe diverse, nello spostarsi per prendere il cibo all’interno della mensa». «Abbiamo riorganizzato il servizio, con più personale e maggiori spese rispetto alla refezione scolastica pre-pandemia. Ma non abbiamo ritoccato le tariffe. Così abbiamo ridotto il numero di classi in quarantena. Le famiglie sono state informate tra la fine di agosto e il 9 settembre e nessuno ha chiesto spiegazioni».

«Non siamo soddisfatti della risposta - ha replicato Elena Murelli dai banchi della minoranza -. È vero che si tratta di un servizio extrascolastico, ma le lettere che il Comune ha inviato alle famiglie con figli vicini a compiere i 12 anni, sono parse quasi minatorie. I genitori si sono trovati spiazzati, c’è chi ha preso una babysitter per cucinare al figlio. I ragazzi non sono untori, si ritrovano all’uscita tutti insieme. Erano solo 19 gli studenti da “coprire”, si poteva farli mangiare su singoli banchi diversi. Secondo noi è stata una forzatura». «Non è stata una forzatura – ha chiuso il discorso il sindaco Piva - ma una scelta di buon senso che garantisce la salute dei ragazzi e il proseguimento dell’attività delle classi».

I RITARDI DEI LAVORI ALLA SCUOLA DI SAN POLO

Un’altra questione ha tenuto banco. Il ritardo dei lavori alla mensa della scuola di San Polo. «I lavori sono fermi – ha ricordato Riccardo Sparzagni (Uniti per Podenzano) - si chiede il perché dei ritardi e i tempi per il termine dei lavori, visto che i bambini sono costretti a mangiare seduti al proprio banco». «La gara per il secondo stralcio dei lavori – è la risposta del sindaco Piva - è andata deserta, il termine era il 21 agosto. Nessuna ditta si è candidata, nei prossimi giorni sarà ripubblicato il secondo bando. Sono lavori che possono durare dai due ai tre mesi». Il primo cittadino ha però voluto precisare un aspetto. «Gli studenti in questo caso mangiano rimanendo seduti al proprio banco non a causa del mancato completamento della mensa. Semplicemente applichiamo questo comportamento in tutte le scuole elementari del territorio. La scuola di San Polo avrebbe comunque i vecchi locali dedicati dalla mensa. Avete fatto credere che i bambini consumano il pasto al banco perché la mensa non è completata, ma sono due discorsi diversi, la minoranza vuole dare una visione distorta della realtà». «I ritardi nei lavori pubblici – è il commento finale di Sparzagni - sono generalizzati, riguardano anche la caserma dei carabinieri. Il Comune ha potenziato i propri uffici tecnici, ma non si è visto un cambio di passo».  

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